I ministri di Giustizia e Interno, Francesco Nitto Palma e Roberto Maroni

Maroni propone, Nitto Palma si oppone, Berlusconi si schiera dalla parte del ‘suo’ Guardasigilli. Risultato? Governo nel caos sulla questione delle leggi speciali per arginare il dilagare della violenza. Dopo l’annuncio di ieri del ministro degli Interni (che vuole introdurre una sorta di nuova Legge Reale, come prospettato da Antonio Di Pietro), oggi sono stati direttamente il Guardasigilli e il premier a intervenire sull’ipotesi di inasprimento della normativa vigente. “Non abbiamo ancora affrontato il problema al tavolo del Consiglio dei ministri” ha detto il presidente del Consiglio. Un’affermazione che, dopo l’annuncio pubblico di Maroni, suona come una presa di posizione precisa nonché contraria ad una legge sconveniente sotto vari punti di vista.

Il Cavaliere, del resto, è sembrato schierarsi nettamente dalla parte del ministro della Giustizia Nitto Palma, che ha sconfessato quanto preannunciato dal titolare del Viminale solo 24 ore prima. Una situazione paradossale, che conferma ancora una volta la confusione interna all’esecutivo, capace di dire tutto e il contrario di tutto su ogni tema. Un’evidenza che, come dimostra la vicenda della legge Reale bis, si estende anche alla coalizione e ai partiti interni ad essa, con la Lega spaccata sulla proposta di Maroni. Oggi pomeriggio il quadro sarà certamente più chiaro: il ministro dell’Interno riferirà al Senato su quanto accaduto sabato scorso a Roma e, se quanto annunciato ieri sarà confermato, presenterà un pacchetto di leggi ad hoc.

Su questa eventualità, stamane è arrivata la netta presa di posizione di Nitto Palma.”Un conto sono le ipotesi di arresti in flagranza differita o di ricorso al daspo anche per le manifestazioni – ha detto Francesco Nitto Palma – , altra cosa è ipotizzare leggi speciali: non credo che il ministro Maroni voglia veramente la legge Reale bis”. Rilanciando sull’eventualità di allargare alle manifestazioni di piazza la legge per gli incidenti negli stadi, il Guardasigilli ha approfondito i motivi della sua contrarietà. “Siamo usciti dal terrorismo senza leggi speciali e riusciremo ad arginare il fenomeno che si è creato nell’area di dissenso nello stesso modo” ha detto Nitto Palma, che poi se l’è presa con chi per primo aveva ipotizzato il varo di una Legge Reale bis. “E’ singolare – ha aggiunto – che da parte dell’opposizione, anche in ambienti vicini all’estrema sinistra, vi sia questo richiamo ad una legge che all’epoca l’opposizione evocava come quanto di più fascista e liberticida. Se ci sarà la necessità di operare sia sul piano processuale che penale, per contenere meglio il fenomeno che si è rappresentato in tutta la sua drammaticità nella giornata di sabato, ciò si farà sempre e comunque con grande attenzione ai diritti dei cittadini e alle libertà costituzionalmente garantite”.

Poco dopo, anche Bossi ha bocciato l’introduzione di leggi speciali ad hoc. “Ma quale legge Reale, erano delinquenti”: così, in un sol colpo, il leader della Lega ha bocciato la proposta del ministro degli Interni Roberto Maroni (leggi speciali per prevenire la violenza di piazza) e la tesi secondo cui ci sarebbe un’organizzazione capillare dietro gli incidenti nella manifestazione degli indignati di sabato scorso a Roma. Il senatur, poi, se l’è presa con l’opposizione: “Il Pd e Di Pietro continuano a parlare del morto da mesi e per poco non veniva il morto. Sentiamo che idea ha Maroni e poi ragioniamo ma così non va bene per nessuno”.

La querelle ha avuto inizio ieri, quando il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha annunciato di voler presentare oggi una “legge Reale 2” per prevenire le violenze di piazza. Lo ha detto parlando con i giornalisti dopo che l’idea poche ore prima era stata lanciata – dal fronte dell’opposizione – dal leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro. “Riferirò in Senato – ha detto Maroni ieri al suo arrivo nella sede di Assolombarda a Milano per un incontro a porte chiuse con la giunta – ma devo dire che, per una volta, sono d’accordo con Antonio Di Pietro, che ha detto che servono nuove norme per prevenire, una nuova legge Reale bis. E’ esattamente quello che voglio fare – ha aggiunto – annunciare una proposta per nuove misure legislative che possano consentire alle forze di polizia, alle forze dell’ordine, di prevenire più efficacemente i fatti, le violenze, come quelle di sabato”.

La proposta ha scatenato reazioni negative da destra a sinistra, oltre a quella del vice presidente del Csm Michele Vietti: ”Sono assolutamente contrario a legiferare sull’onda dell’emotività legata ai fatti di cronaca. Così si ottiene una legislazione contrastante e inefficace”. Maroni non ha ancora fornito dettagli, ma la legge Reale “uno” rappresenta uno dei momenti più controversi della storia della democrazia italiana. Fu presentata nel 1975, nel pieno degli anni di piombo, da Oronzo Reale, ministro della Giustizia del governo Moro. I 36 articoli di quel testo ampliavano di molto il potere delle forze dell’ordine, sia per quanto riguarda l’uso delle armi che per il fermo preventivo. La legge affermava il diritto delle forze di polizia di utilizzare armi da fuoco, se strettamente necessario, anche in ordine pubblico. La custodia preventiva poteva essere applicata anche in assenza di flagranza di reato, sempre che vi fosse il “fondato pericolo di fuga” di persone nei cui confronti vi fossero “sufficienti indizi di delitto concernenti le armi da guerra o tipo guerra”. La legge Reale vietava inoltre l’uso di di caschi o altro per rendersi irriconoscibili durante le manifestazioni. La normativa ha subito negli anni diverse modifiche e ha anche superato indenne un referendum abrogativo nel 1978.

Ad aprire il dibattito è stato Antonio Di Pietro dopo i violenti scontri di sabato a Roma. Nello specifico l’ex pm di Mani pulite (ed ex commissario di polizia) propone l'”introduzione di specifiche previsioni di reato, l’ampliamento dell’associazione a delinquere, la possibilità di fermo e arresto in flagranza o in quasi flagranza per reati che finora non lo prevedono, un inasprimento delle pene previste e processi per direttissima”. Parlando con i cronisti alla Camera, ha chiesto al Parlamento di fare in fretta: “Invece di continuare a perdere tempo con le leggi ad personam, le Camere devono mettere a punto una legislazione penale adeguata a fronteggiare emergenze come quelle degli scontri di sabato scorso. Vanno previste nuove figure di reato legate proprio alle manifestazioni, vanno aumentate le pene per i reati già previsti di danneggiamento e lesioni, vanno allargati per questo tipo di reati, i tempi di fermo e arresto prevedendo un ampliamento della ‘quasi flagranza’, vanno previsti riti per direttissima in costanza di arresto o di fermo in modo da arrivare alla sentenza primo grado con la permanenza in carcere”. Di Pietro, inoltre, ha proposto alcune misure che già vengono adottate la prevenzione degli incidenti negli stadi, con obbligo di firma per i ‘diffidati’ e strumenti simili.

Se Maroni si è affrettato a sottoscrivere le parole di Di Pietro, sia dalla Lega che dal Pdl sono arrivate reazioni pesantemente negative. Per il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, la proposta “va presa con grande beneficio di inventario. La sua è una linea oltranzista da tutti i punti di vista , nel senso dei rapporti con le forze sociali più scatenate da un lato e nel senso repressivo dall’altro”. Ancor più dura la risposta della Lega, con il vicepresidente dei senatori padani, Sandro Mazzatorta, che suggerisce di estendere la legge Reale “anche a chi istiga alla violenza proprio come hanno fatto Di Pietro e altri esponenti dell’Idv. Maggiore rigore anche a carico di chi istiga”. Una certa apertura arriva invece dal ministro della Difesa Ignazio La Russa: “Vedremo, comunque, la natura delle proposte di Maroni” con cui “ci siamo sentiti, mi ha informato di quello che dirà domani alla Camera e concordo pienamente con quello che annuncerà”.

Contro Maroni – e quindi contro la proposta di Di Pietro – si sono schierate Debora Serracchiani e Rosy Bindi del Pd. Per l’europarlamentare, “se il primo pensiero corre alle leggi speciali siamo sulla strada sbagliata” perché “forze dell’ordine e intelligence hanno gli strumenti necessari per far fronte alla minaccia. Ma dall’esecutivo devono venire indicazioni estremamente chiare e devono essere fornite le risorse indispensabili, mentre da certe parti dell’opposizione dovrebbe venire meno demagogia”. Evidente il riferimento a Di Pietro, la cui proposta non ha raccolto il consenso neanche del presidente del Pd Rosy Bindi, secondo cui “invocare leggi che non ci sono più nel nostro paese forse dimostra una debolezza dell’attuale ordinamento. Occorrono certamente misure repressive, ma non occorre tornare al passato”. Sulla stessa, identica linea del presidente Pd anche il capogruppo dei democratici al Senato Anna Finocchiaro, secondo cui vanno “applicate e fatte rispettare le leggi esistenti e promossa quella prevenzione che forse non è stata fatta e invece andava fatta prima e meglio”.

Nettamente contraria Sinistra ecologia e libertà.  “Le leggi speciali sono sempre fallite, non hanno mai aumentato la sicurezza e spesso sono diventate strumenti per restringere le libertà di tutti”, afferma Paolo Cento, una figura da sempre vicina ai movimenti.  “E’ poi particolarmente pericoloso fare questa richiesta con l’attuale governo, che si è caratterizzato nell’affrontare ogni emergenza sociale con leggi speciali. La polizia non ha neanche la benzina per i veicoli, piuttosto si diano mezzi alle forze dell’ordine”. E per i radicali, Marco Pannella si dice pronto a rispolverare la battaglia di trent’anni fa contro la “versione originale” del provvedimento.

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