Riccardo Sanna, dell’ufficio economia Cgil, ha risposto alle domande sulla proposta di patrimoniale. Credo che la risposta non sia soddisfacente. Visto che l’articolo originale conteneva tre domande abbastanza precise, manterrò in questo mio intervento lo stesso formato, discutendo una per una le domande originarie e le risposte della Cgil.

La prima domanda era: dato che la nuova tassa è simile alla imposta sulle grandi fortune francese, perché la Cgil prevede un gettito quadruplo? La risposta di Sanna è che “il gettito in Italia sarebbe decisamente più alto” a causa della “maggiore concentrazione della ricchezza rispetto alla Francia”. In sostanza la Cgil rivendica la bontà delle sue stime sul gettito e imputa alla maggiore concentrazione della ricchezza italiana il fatto che il gettito sarebbe quadruplo che in Francia. È vero che in Italia la ricchezza è notevolmente più concentrata che in Francia? Dico “notevomente” perché, per giustificare un gettito quadruplo sulla base della concentrazione della ricchezza, è necessario che la differenza sia molto forte.

I dati sulla distribuzione della ricchezza non sono molto buoni, soprattutto quando si cercano di fare comparazioni internazionali. Però, per i dati che io ho a disposizione, risulta che non esiste assolutamente alcuna evidenza che in Italia la ricchezza sia maggiormente concentrata che in Francia; sembra casomai vero il contrario. In attesa di conoscere quali dati ha usato Sanna, produco l’evidenza di cui sono a conoscenza (ho pubblicato una versione più estesa di questo articolo sul blog di Noisefromamerika, e chi lo desidera può trovare lì indicazioni più precise).

Lo studio più recente sulla distribuzione internazionale della ricchezza è il Global Wealth Report del Credit Suisse. Lo studio riporta dati sulla distribuzione mondiale della ricchezza espressa in dollari Usa. L’Italia ha una ricchezza media di 226.423 dollari, mentre per la Francia il valore è di 255.156. Invece il valore della ricchezza mediana in Italia è di 115.182 dollari, mentre in Francia è solo 66.521. Quindi la mediana in Italia è molto più alta che in Francia, mentre la media è più bassa. Questo indica una ricchezza più ugualmente distribuita in Italia che in Francia (i due paesi sono comparabili per popolazione e livello della ricchezza).

Un altro studio recente è stato effettuato da Davies, Sandström, Shorrocks e Wolff. Questo studio riporta che la quota di ricchezza in mano al top 10% è pari al 48,5% in Italia, mentre è pari al 61% in Francia. Inoltre lo studio riporta anche una stima dei coefficienti di Gini per la concentrazione della ricchezza. Per la Francia il valore è 0,730 mentre per l’Italia è di 0,609. Ricordiamo che valori più alti corrispondono a maggiore concentrazione.

Tutti i dati a disposizione vanno quindi in direzione abbastanza univoca: in Italia la ricchezza è meno concentrata che in Francia. Può darsi che i dati, che non sono di qualità eccelsa, non siano sufficienti a trarre conclusioni molto precise. Ma si può affermare senza timori di smentita che è semplicemente assurdo attendersi un gettito quadruplo dell’imposta in base alla differente concentrazione della ricchezza. Al contrario, l’evidenza disponibile ci dice che, a parità di altri fattori, la minore concentrazione della ricchezza in Italia dovrebbe condurre a un gettito inferiore a quello dell’imposta francese.

Esclusa quindi tale spiegazione, mi pare che ne restino solo altre due. La prima è che la stima della Cgil è sbagliata e l’alto valore del gettito è in buona misura immaginario. La seconda è che l’imposta come immaginata dalla Cgil è in realtà assai più gravosa di quella francese. Per esempio, in Francia le famiglie possono abbattere del 30% il valore dell’abitazione di proprietà, una possibilità che non pare far parte della proposta Cgil.

La seconda domanda era: come pensa la Cgil di riuscire a tassare gli immobili al valore di mercato? Sanna risponde che “sarebbe indispensabile pensare ad una revisione degli estimi catastali”. In sostanza, la Cgil sta chiedendo un drastico aumento dei valori catastali. Non sono esperto in diritto tributario e quindi faccio fatica a valutare quanto sia facile portare rapidamente i valori catastali ai valori di mercato, per poi aggiornarli continuamente e mantenere la coincidenza tra i due valori. Ma ignoriamo i dubbi.  Quello che voglio segnalare in questa sede è che la Cgil sta proponendo un drastico aumento di tutte le tasse che prendono come base imponibile il valore catastale, per esempio l’imposta municipale sugli immobili che entrerà in vigore nel 2013. Difficile al momento dire quanto e su chi inciderà questo ulteriore aumento di imposte.

La terza domanda era: il gettito della tassa va usato per aumentare la spesa pubblica, pagare il debito o diminuire altre tasse? Qui sono abbastanza confuso. Sanna elenca una serie di nuove tasse che la Cgilvorrebbe introdurre, afferma che ci dovrebbe essere “un fisco più leggero” per i redditi fissi e conclude dicendo che tutto ciò va fatto “senza aumentare la pressione fiscale complessiva che, al contrario, diminuirebbe in rapporto alla maggiore progressività, all’emersione fiscale e soprattutto con l’aumento del Pil”.

Ora, la “maggiore progressività”, di per sé, può far aumentare o diminuire la pressione fiscale. La fa diminuire se è ottenuta riducendo le tasse per i redditi bassi, la fa aumentare se è ottenuta aumentando le tasse sui redditi alti. L’emersione fiscale invece fa aumentare senza ambiguità la pressione fiscale. Ricordiamo che la pressione fiscale si calcola già includendo una stima dell’economa sommersa come parte del Pil. Questo significa che l’emersione fa aumentare il numeratore della frazione (le tasse pagate), mentre lascia intatto il denominatore (il Pil). Quindi, la pressione non può che aumentare. L’ultima frase (“soprattutto con l’aumento del Pil) è incomprensibile. Se il Pil aumenta, aumentano anche le tasse pagate, quindi non è chiaro cosa succede al rapporto tasse/Pil. Se la struttura della tassazione diventa più progressiva, un aumento del Pil è più probabile che aumenti la pressione fiscale. Ma lasciamo stare, che tanto di aumenti sostenuti del Pil è un pezzo che non ne vediamo e probabilmente continueremo o non vederli.

Quindi riformulo la domanda, invitando alla maggiore chiarezza e concisione possibile nella risposta: quali tasse si vogliono diminuire, e di quanto, in corrispondenza dell’introduzione della patrimoniale? E visto che ho la vostra attenzione ne aggiungo altro due.

Primo, quando si parla di “pressione fiscale costante”, a che livello state pensando? Il 43%, il 42%, il 40% o altro ancora? Siate per favore il più specifici e precisi possibile.

Secondo, visto che la pressione fiscale va tenuta costante e visto che per il 2010 il deficit pubblico è stato del 4,6% del Pil, questo deve significare che la Cgil è a favore di una riduzione del rapporto spesa pubblica/Pil (l’alternativa è mettere l’Italia su un sentiero esplosivo di indebitamento, e sono certo che la Cgil considera questo inaccettabile). Quali spese propone la Cgil di tagliare per riportare il bilancio pubblico verso il pareggio? Di nuovo, per favore, siate specifici e precisi sulle tipologie di spesa e sulle stime quantitative dei vari tagli.

di Sandro Brusco

Articolo Precedente

Decrescita e finanza etica: idee per uscire dalla crisi

next
Articolo Successivo

“Farmaci sul mercato con controlli truccati”
Bocciata l’Agenzia europea dei medicinali

next