La rivolta libica potrebbe avere conseguenze sul nostro Paese: le forniture di gas dalla Libia all’Italia si starebbero avviando verso una progressiva interruzione. I manifestanti della città libica di Nalut hanno infatti minacciato di fermare l’afflusso di gas verso l’Italia chiudendo il gasdotto che passa proprio per la loro provincia.

I cittadini di Nalut, nella zona dei monti occidentali della Libia, a pochi chilometri dalla Tunisia, in un messaggio pubblicato sul sito Internet del gruppo di opposizione “17 febbraio”, si rivolgono “all’Unione Europea, e in particolare all’Italia”. “La gente di Nalut ribadisce di far parte di un popolo libico libero e, dopo il vostro silenzio riguardo le stragi compiute da Gheddafi, ha deciso che interromperà dalla fonte l’afflusso di gas libico verso i vostri Paesi, chiudendo il giacimento di al-Wafa che attraverso la nostra zona porta il gas verso l’Italia e il nord Europa, passando per il Mediterraneo”. I manifestanti di Nalut sostengono di aver preso questa decisione “perché voi non avete fermato lo spargimento di sangue della nostra gente e del nostro caro paese avvenuto in tutte le città libiche. Per noi il sangue libico è più prezioso del petrolio o del gas”. Il messaggio è firmato “la gente delle zone occidentali dalla regione di Nalut”.

Il ministro degli Esteri Franco Frattini, però, nega che ci siano problemi: “Allo stato – dice il ministro dal Cairo – non ci risultano sospensioni di forniture di gas”. Gli fa eco la Commissione europea, che pur negando i problemi ammette una diminuzione delle forniture. Una portavoce riferisce che Bruxelles è in stretto contatto con l’Italia e aggiunge che non ci sono problemi, anche se è stata registrata la diminuzione dei livelli di forniture di gas dalla Libia.

Intanto la tv panaraba Al Arabiya riferisce che “è stato interrotto oggi il funzionamento dei terminali petroliferi libici sul Mediterraneo in seguito ai disordini in corso nel Paese nordafricano”.

Articolo Precedente

L’Onu annuncia “una inchiesta internazionale indipendente”

next
Articolo Successivo

Libia, la rivolta degli ambasciatori: “Intervenga l’Onu”. Oggi la riunione

next