Stefano Bontade

Silvio Berlusconi aveva rapporti con il boss dei boss, Stefano Bontate. E’ quanto ricostruito nelle carte del tribunale di Palermo nella sentenza emessa nel 2004 che condannò in primo grado Marcello Dell’Utri a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. A raccontare agli inquirenti gli incontri milanesi tra l’attuale presidente del Consiglio e l’allora capo dei capi siciliano è Francesco Di Carlo, ex boss di Altofonte. Riportiamo fedelmente alcuni stralci dei verbali.

“A Tanino Cinà l’ho conosciuto, tantissimi anni, anche perché io frequentavo la zona di Cruillas (Palermo, ndr), e dopo anche perché conoscevo a Benedetto Citarda, che era suo cognato. Andavo sempre, anche perché a volte mi è capitato molte volte nei primi anni 70 di andare in via Lazio, dove questo Citarda aveva dei negozi, che lì dietro c’era una specie di ufficio, e mi incontravo con Peppino Citarda, il capo mandamento. Poi se c’erano riunioni a volte glielo facevo sapere, incaricato io di qualcuno o di Bernardo Brusca, ma di Michele Greco di più. E così ho conosciuto Totò Cinà. Ma con Gaetano ci vedevamo perché frequentavamo amici comuni a Palermo”.

Proprio per il tramite di Gaetano Cinà, Di Carlo aveva avuto modo di conoscere l’imputato Marcello Dell’Utri, presentatogli amichevolmente nei primi anni ’70 in un bar di via Libertà a Palermo, gestito dallo stesso Cinà.

“Ho conosciuto Dell’Utri, ho avuto modo di conoscerlo sia la prima volta e sia molte volte che l’ho incontrato, nei primi anni ’70. Dell’Utri l’ho incontrato quella volta, qualche altre due volte nel negozio di sportivi, pero’, c’erano altra gente di uomini d’onore. Poi l’ho incontrato a Londra, e prima di Londra mi sembra era stato, prima con Stefano Bontate una sera. Pero’ non abbiamo fatto mai amicizia, così conoscente cosi, anche perché, non lo so, non siamo… anche che io ho un carattere aperto, e lui era un carattere chiuso, non siamo diventati mai amici”.

A breve distanza temporale dalla sua presentazione a Marcello Dell’Utri, Di Carlo incontra a Palermo Cinà, mentre questi era in compagnia di Stefano Bontate e di Mimmo Teresi. Dovendo tutti recarsi a Milano nei giorni successivi, proposero di vedersi nella città lombarda. L’appuntamento era fissato negli uffici che Ugo Martello (boss di stanza a Milano, ndr), aveva in via Larga, nei pressi del Duomo di Milano, dove già in precedenza Di Carlo si era recato diverse volte per incontrare altre persone di “cosa nostra”. Di Carlo venne proposto di accompagnarli ad un incontro che avrebbero avuto di lì a poco con un industriale, Silvio Berlusconi, il cui nome allora non gli diceva nulla di particolare, e con lo stesso Dell’Utri, che aveva conosciuto a Palermo qualche tempo prima.

“Mi hanno detto con chi si dovevano incontrare, ma a me a quel tempo il nome non mi diceva niente, mi hanno detto che si dovevano incontrare con un industriale un certo Berlusconi e Dell’Utri me lo ricordavo di quella volta che avevo preso il caffe’ con Tanino, però non mi dicevano niente né l’uno e né l’altro, perché conoscevo industriali per motivi di lavoro, o si sentivano, però proprio quelli non è che mi faceva impressione, poi forse perché ero abituato a trattare con vari industriali o con altre persone di una certa…, perciò non mi ero impressionato. Allora c’era Teresi che era un grosso costruttore a Palermo, c’era Stefano Bontate che veniva di una famiglia agiata, di una famiglia che hanno trattato sempre con politici e tutti e allora non penso che erano anche…, pero’ a me non mi diceva niente il nome, comunque siamo arrivati la’. Capisco che Tanino aveva portato questa amicizia di Dell’Utri e Berlusconi a Bontate e a Teresi, perciò Tanino doveva essere pure presente, a parte tutto visto che c’è anche Dell’Utri che non è cosa nostra e Berlusconi. Era una cosa normale a quei tempi, che ognuno, un industriale o qualcuno che aveva bisogno si rivolgeva a cosa nostra o per mettere un’azienda o per garantirsi o per quello che c’era la situazione”.

“Comunque, siamo arrivati, c’era una sala, c’erano persone che a volte si vedevano altre stanze, che andavano e venivano, siamo entrati in una grande stanza e c’era scrivania, c’era mi sembra qualche divano per sedersi, sedie, ci siamo seduti là. Dopo non so un quarto d’ora, non mi ricordo piu’ bene, insomma dopo un po’ di tempo, è spuntato questo signore sui 30 anni, 30 e rotti anni, e hanno presentato il dottore Berlusconi. Era Dell’Utri a presentare. Ma tanino già si conosceva con Berlusconi. Sono certo che sia lui, perché dopo qualche anno poi l’ho visto… a parte che l’ho visto poi, e’ capitata un’occasione di vederlo subito dopo, ma a parte che poi, dopo qualche anno, leggendo il giornale a volte e’ cominciato a uscire in qualche giornale o il nome, che comprava societa’ o qualcosa e allora veniva piu’…poi ne ho sentito parlare tanto in seguito e allora, a Tanino e a tutta la situazione e allora non ho avuto dubbi che era quello che ho incontrato ed era quello, anche là, perché ho sentito parlare là di Milano 2. Dell’Utri era con un vestito blu scuro, giacca e cravatta. Mentre mi ricordo questo dottore che è venuto, Berlusconi, per come me l’hanno presentato, certo non era quello di adesso senza capelli, aveva i capelli, era un castano chiaro, era un maglioncino a girocollo, una camicia sotto e un maglioncino a girocollo e un jeans, no jeans proprio, un pantalone jeans, sportivo era comunque”.

“Quando arriva il Berlusconi, cominciano a parlare di cose più serie. Mimmo Teresi stava facendo due palazzi in quel periodo a Palermo, e Teresi non mi ricordo se ha detto: ‘Lei dottore ne sta facendo una città intera. E lui rispondeva: ma guardi, amministrativamente non c’è molta differenza, amministrare due, se uno si deve organizzare. Ha fatto 10 minuti, 20 minuti di parlare e ci ha dato una lezione economica e amministrativa, per quello che era la situazione di costruzione, perché forse aveva finito, o aveva finito o aveva in costruzione una citta’ 2, come chiamavano Milano 2, per quello che ho capito, perché ancora non sapevo niente, e hanno cominciato a parlare in questo modo”.

Articolo Precedente

L’Espresso: Schifani l’avvocato della mafia

next
Articolo Successivo

Processo per la morte di Mauro De Mauro:
Massimo Ciancimino sarà testimone

next