Obama infuriato per i buchi della sicurezza

di Leo Sisti

Che cosa è andato storto? È questa la domanda che più ricorre nelle analisi degli esperti americani di terrorismo sei giorni dopo il fallito attacco di Natale sul volo 253 della Northwest da Amsterdam a Detroit? Il presidente Barack Obama è furioso.

Dalle Hawaii, dove si trova in vacanza, ha promesso il repulisti, la caccia a chi ha sbagliato e, quindi, alla sua testa, come ha fatto capire in una sua dichiarazione del 31 dicembre. Appuntamento, quindi, per martedì 5 gennaio quando sarà di ritorno alla Casa Bianca. Sotto tiro la segretaria della Homeland Security, Janet Napolitano, che dopo aver dichiarato imprudentemente "Il sistema ha funzionato", ha dovuto fare marcia indietro, con tanto di autocritica: "Le nostre difese non avrebbero dovuto consentire a quell’individuo di salire a bordo".

"Quell’individuo" non è altro che Umar Farouk Abdulmutallab, nigeriano di 23 anni, fresca recluta, aspirante kamikaze di Al Qaeda, pronto a farsi saltare in aria sull’Airbus A330 in fase di atterraggio nella città del Michigan con il micidiale esplosivo Petn nelle mutande.

Ma gli errori che stavano per provocare la seconda strage di vittime più numerosa dopo l’attacco dell’11 settembre 2001 a New York e Washington targato Al Qaeda, hanno nomi ben precisi. Sono le agenzie di spionaggio che hanno fallito, perdendosi nei meandri di un sistema elefantiaco, nell’elaborare il delicato flusso di informazioni alla base del loro lavoro. In prima linea il nuovissimo National Counter Terrorism Center (Nctc), la nuova gigantesca struttura con sede in Virginia, nata con la funzione di coordinare dal centro gli altri organismi di intelligence, dalla Cia in giù, per raccogliere i dati provenienti da fonti di spionaggio, militari e polizia.

Come è stato possibile che la segnalazione sulla pericolosità del giovane Umar, partita proprio da suo padre, Alhaji Umaru Abdulmutallab, facoltoso banchiere di Lagos e diretta alle autorità americane in Nigeria, non sia arrivata in tempo per impedire un massacro di 278 passeggeri che ci sarebbe stato se l’innesco del Petn fosse riuscito?

Tyler Drumheller, ex capo delle operazioni Cia in Europa, ha un’idea precisa di ciò che "è andato storto", e di che è necessario correggere per impedire futuri sbagli, e l’ha esternata in un’intervista alla radio pubblica Pbs l’ultimo giorno del 2009: "Una delle chiavi è lo scambio delle informazioni, il collegamento tra chi le analizza e gli agenti operativi che invece le raccolgono sul campo. La mia impressione è che con il Nctc si sia creata una nuova burocrazia, a metà strada tra la vecchia comunità d’intelligence e chi deve trovare le notizie da ‘trattare’. È molto meglio allora essere ‘più piccoli e più agili’".

Un chiaro esempio di disfunzione viene da quanto è accaduto alla "National Security Agency" (Nsa) la più misteriosa delle agenzie americane di spionaggio, vero "grande fratello" che ha licenza di intercettare tutto e tutti. Infatti, lo scorso autunno ha intercettato conversazioni di alcuni leader di Al Qaeda nello Yemen, il paese che sta diventando la nuova roccaforte di Osama Bin Laden nel Medio Oriente e che ha avuto Umar come studente nella capitale Sana’a preso un istituto di lingue arabe. Parlavano di un attentato che avrebbe dovuto essere compiuto da un nigeriano.

Una chicca clamorosa, subito girata agli agenti dell’Nctc che però non sono stati in grado di “combinarla” con l’altra, fornita dallo stesso Abdulmutallab senior, sul livello di radicalizzazione del figlio. Una svista incredibile. E che ha dato la stura a una singolare teoria del complotto, ordito dalla Cia attraverso l’ignaro Umar.

Con l’obiettivo di puntare il cannone verso le zone dello Yemen dovi si nascondono i militanti di Bin Laden. Ovviamente con l’autorizzazione del governo di Sana’a. Teoria considerata bizzarra e senza senso, secondo opinionisti di Washington consultati da Il Fatto Quotidiano.

Che lo Yemen rappresenti il nuovo Afghanistan sono in molti a pensarlo. Perché è da qui che possono agire i nuovi kamikaze, opportunamente istruiti, proprio come Umar. Del resto dalla regione yemenita dell’Hadramaut proviene la famiglia di Bin Laden. Da lì esce anche uno dei principali seguaci dello "sceicco del terrore", Ramzi Bimalshib, ora detenuto a Guantanamo, in attesa di essere processato a New York, come organizzatore, tra gli altri, dell’attacco dell’11 settembre.

Da Il Fatto Quotidiano del 2 gennaio

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