Diretta – Tank d’Israele nel sud di Gaza City. Hamas: “Non rilasciamo stranieri se bombardate le ambulanze”. Erdogan: “Netanyahu non è più un interlocutore”

Gli Usa chiedono a Tel Aviv spiegazioni sull'attacco al campo profughi di Jabaliya. Secondo i media arabi un attacco israeliano ha centrato la casa del leader politico islamista Ismail Haniyeh. Colpita dai carri armati anche una scuola per rifugiati gestita dalle Nazioni Unite. Manifestanti di fronte a casa di Netanyahu: "Dimettiti"

Aggiornato: 10:21

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    21:07

    Rottura tra Erdogan e Natanyahu

    Un duro botta e risposta a distanza è andato in scena tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il premier israeliano Benjamin Netanyhu sullo sfondo della guerra in corso a Gaza, mentre il segretario di Stato americano Anthony Blinken si prepara essere ricevuto proprio dal leader turco, ad Ankara, dopo aver incontrato ad Amman e in Oman quasi tutti i leader dei paesi arabi alleati degli Stati Uniti.
    Per chiare esigenze di consenso interno in uno dei più influenti paesi musulmani del Mediterraneo, Erdogan ha annunciato di aver richiamato per consultazioni l’ambasciatore in Israele, affermando che Netanyahu, a capo di un governo che non intende per il momento fermare l’offensiva sulla Striscia di Gaza, “non è più una persona con cui parlare: ha perso il sostegno dei suoi cittadini, quello che deve fare è fare un passo indietro e porre fine a questa situazione”, ha tuonato il leader turco annunciando che Ankara farà di tutto per portare “le violazioni dei diritti umani e i crimini di guerra di Israele davanti alla Corte penale internazionale”.

    La replica del governo israeliano non si è fatta aspettare: la decisione del governo turco di richiamare l’ambasciatore a Tel Aviv in patria “è un altro passo del presidente Erdogan per schierarsi con Hamas“, ha detto il ministero degli esteri israeliano. Eppure, per stessa ammissione di Erdogan, Ankara continua ad avere rapporti con Israele: il capo dei servizi di sicurezza turchi, Ibrahim Kalin – ha detto il presidente turco – rimane in contatto con gli israeliani.

    Ad Ankara è in arrivo Blinken. Il segretario di Stato Usa, dopo aver ricevuto il rifiuto da Netanyahu alla proposta americana di tregue umanitarie a Gaza, si è consultato con i ministri degli esteri dell’Egitto, della Giordania e di quasi tutti i Paesi arabi del Golfo alleati di Washington: Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Oman e Qatar. All’appello sono mancati il Kuwait e il Bahrein. Quest’ultimo, con una popolazione largamente sciita e considerata potenzialmente filo-iraniana, nei giorni scorsi aveva preso una posizione più dura nei confronti di Israele.

    Durante la sua visita lampo in Oman, Blinken ha avuto il tempo di incontrare brevemente il premier uscente libanese, Najib Miqati, a capo di un governo di cui fanno parte ministri del partito armato filo-iraniano Hezbolllah che dall’8 ottobre ha aperto un fronte di guerra con Israele. Ad Amman, oltre ai consueti quanto vuoti appelli dei vari leader arabi per un “cessate il fuoco immediato” su Gaza per permettere “l’urgente consegna di aiuti umanitari“, Blinken ha ricevuto dal Qatar, che svolge da settimane un ruolo di mediazione, la conferma che se si vuole procedere con i negoziati per la liberazione di alcuni ostaggi è necessario che cessino i bombardamenti israeliani sulla Striscia. Ma il segretario di Stato americano non si è sbilanciato, non ha parlato di cessate il fuoco ma ha ribadito la necessità di tregue umanitarie.

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  • 21:07

    Rottura tra Erdogan e Natanyahu

    Un duro botta e risposta a distanza è andato in scena tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il premier israeliano Benjamin Netanyhu sullo sfondo della guerra in corso a Gaza, mentre il segretario di Stato americano Anthony Blinken si prepara essere ricevuto proprio dal leader turco, ad Ankara, dopo aver incontrato ad Amman e in Oman quasi tutti i leader dei paesi arabi alleati degli Stati Uniti.
    Per chiare esigenze di consenso interno in uno dei più influenti paesi musulmani del Mediterraneo, Erdogan ha annunciato di aver richiamato per consultazioni l’ambasciatore in Israele, affermando che Netanyahu, a capo di un governo che non intende per il momento fermare l’offensiva sulla Striscia di Gaza, “non è più una persona con cui parlare: ha perso il sostegno dei suoi cittadini, quello che deve fare è fare un passo indietro e porre fine a questa situazione”, ha tuonato il leader turco annunciando che Ankara farà di tutto per portare “le violazioni dei diritti umani e i crimini di guerra di Israele davanti alla Corte penale internazionale”.

    La replica del governo israeliano non si è fatta aspettare: la decisione del governo turco di richiamare l’ambasciatore a Tel Aviv in patria “è un altro passo del presidente Erdogan per schierarsi con Hamas“, ha detto il ministero degli esteri israeliano. Eppure, per stessa ammissione di Erdogan, Ankara continua ad avere rapporti con Israele: il capo dei servizi di sicurezza turchi, Ibrahim Kalin – ha detto il presidente turco – rimane in contatto con gli israeliani.

    Ad Ankara è in arrivo Blinken. Il segretario di Stato Usa, dopo aver ricevuto il rifiuto da Netanyahu alla proposta americana di tregue umanitarie a Gaza, si è consultato con i ministri degli esteri dell’Egitto, della Giordania e di quasi tutti i Paesi arabi del Golfo alleati di Washington: Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Oman e Qatar. All’appello sono mancati il Kuwait e il Bahrein. Quest’ultimo, con una popolazione largamente sciita e considerata potenzialmente filo-iraniana, nei giorni scorsi aveva preso una posizione più dura nei confronti di Israele.

    Durante la sua visita lampo in Oman, Blinken ha avuto il tempo di incontrare brevemente il premier uscente libanese, Najib Miqati, a capo di un governo di cui fanno parte ministri del partito armato filo-iraniano Hezbolllah che dall’8 ottobre ha aperto un fronte di guerra con Israele. Ad Amman, oltre ai consueti quanto vuoti appelli dei vari leader arabi per un “cessate il fuoco immediato” su Gaza per permettere “l’urgente consegna di aiuti umanitari“, Blinken ha ricevuto dal Qatar, che svolge da settimane un ruolo di mediazione, la conferma che se si vuole procedere con i negoziati per la liberazione di alcuni ostaggi è necessario che cessino i bombardamenti israeliani sulla Striscia. Ma il segretario di Stato americano non si è sbilanciato, non ha parlato di cessate il fuoco ma ha ribadito la necessità di tregue umanitarie.

  • 21:05
  • 19:04

    Manifestazione davanti casa di Netanyahu: “Dimettiti”

    Manifestanti stanno protestando davanti la residenza ufficiale a Gerusalemme del premier Benyamin Netanyahu chiedendo le sue dimissioni per quanto accaduto con l’attacco di Hamas del 7 ottobre scorso. Lo riferiscono i media israeliani.

  • 19:04

    Ministro della difesa Israele: “Elimineremo il capo di Hamas a Gaza”

    “Arriveremo ai vertici di Hamas, arriveremo ed elimineremo Yihia Sinwar. E dico agli abitanti di Gaza: ‘Se voi arriverete a lui prima di noi, la guerra si accorcierà'”. Lo ha detto il ministro israeliano della difesa Yoav Gallant in una conferenza stampa tenuta al ministero della difesa israeliano riferendosi al leader di Hamas a Gaza.

  • 18:09

    Capo di Stato maggiore israeliano entrato a Gaza

    Il capo di stato maggiore israeliano Herzi Halevi è entrato nella Striscia di Gaza dove ha svolto una riunione di valutazione con le forze presenti sul posto. Lo ha fatto sapere l’esercito secondo cui l’incontro è avvenuto con il comandante della 162/a divisione generale Itzik Cohen e altri ufficiali.

  • 17:58

    Razzo a lungo raggio di Hamas verso Eilat

    L’esercito israeliano ha reso noto che un razzo a lungo raggio lanciato da Hamas da Gaza verso la città meridionale di Eilat è stato intercettato dal sistema di difesa aerea Arrow. Hamas ha rivendicato l’azione dichiarando di aver lanciato verso Eilat un razzo Eyash 250. Si tratta della seconda intercettazione da parte del sistema di difesa aerea a lungo raggio dall’inizio della guerra, dopo che un missile balistico lanciato dallo Yemen verso Eilat é stato abbattuto la settimana scorsa.

  • 17:57

    Israele: “Richiamando l’ambasciatore Erdogan si schiera con Hamas”

    La decisione del governo turco di richiamare l’ambasciatore a Tel Aviv in patria “è un altro passo del presidente turco Erdogan per schierarsi con l’organizzazione terroristica Hamas”. Lo ha detto il ministero degli Esteri israeliano ricordando che “i terroristi di Hamas hanno ucciso, massacrato e giustiziato oltre 1400 persone e ne hanno rapite 240”. “I terroristi di Hamas usano la popolazione a Gaza come scudi umani, impedendo loro di entrare in aree sicure e rubando loro carburante, cibo e acqua potabile. Hamas – ha concluso – è il vero nemico del popolo palestinese e commette crimini di guerra e crimini contro l’umanità”.

  • 17:56

    Erdogan: “Porteremo i crimini di guerra israeliani alla Corte Penale Internazionale”

    La Turchia farà di tutto per portare le violazioni dei diritti umani e i crimini di guerra da parte di Israele davanti alla Corte penale internazionale (Cpi). Lo ha detto il presidente Recep Tayyip Erdogan sull’aereo presidenziale di ritorno dal Kazakistan. “Ho detto qualcosa nel mio discorso alla manifestazione per la Palestina. Ho annunciato che avremmo sostenuto iniziative che avrebbero portato le violazioni dei diritti umani e i crimini di guerra di Israele davanti alla Corte penale internazionale. Le nostre autorità competenti, in particolare il Ministero degli Esteri, svolgeranno questo lavoro”, ha detto citato da Anadolu.

  • 17:56

    Israele: “Hamas spara sulla strada aperta per gli sfollati”

    Hamas ha sparato con mortai e missili anticarro sulla strada Salah al-Din che l’esercito israeliano aveva lasciato libera per consentire – tra le 13 e le 16 di oggi – lo spostamento della popolazione dal nord al sud di Gaza. Lo ha dichiarato l’esercito israeliano aggiungendo: “Questo dimostra ulteriormente che Hamas sfrutta la popolazione di Gaza e le impedisce di agire nell’interesse della propria sicurezza”, ha detto il portavoce.