Attacco all’ospedale, per Biden “non è stata Tel Aviv”. L’Onu condurrà un’indagine sul massacro. Media arabi: “Raid sulla Striscia: 4 morti e 50 feriti vicino a una scuola”

Biden incontra Netanyahu, parla di aiuti umanitari con Abu Mazen e annuncia che l'Egitto è d'accordo ad parire il valico di Rafah per far passare 20 camion di aiuti umanitari. L'Onu: "Rischio espansione del conflitto". Parolin: "Santa Sede cerca contatti da entrambe le parti". Evacuate le ambasciate israeliane in Egitto e Marocco, scontri a Beirut. L'Arabia Saudita ai suoi cittadini: "Lasciate il Libano"

Aggiornato: 09:31

I fatti più importanti

  • 21:47

    Il Regno Unito ha sconsigliato tutti i viaggi in Libano

    Il Foreign Office del Regno Unito ha sconsigliato tutti i viaggi in Libano a causa dei rischi associati al conflitto tra Israele e Gaza. Lo riporta Sky News, aggiungendo che i cittadini britannici attualmente nel Paese vengono invitati a partire finché sono disponibili voli commerciali. La decisione fa seguito alle violente manifestazioni avvenute oggi a Beirut dopo l’esplosione mortale all’ospedale Al Ahli di Gaza. Da quando è scoppiato il conflitto si è verificata anche un’escalation delle ostilità lungo il confine libanese-israeliano. 

  • 21:38

    Netanyahu sta incontrando il suo Gabinetto di guerra

    Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, sta incontrando il suo Gabinetto di guerra presso il quartiere generale dell’esercito a Tel Aviv. Lo riporta il Times of Israel, evidenziando come la riunione segua la visita del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden.

  • 21:32

    Al Arabiya: “Bombardata la scuola Abdulaziz a Khan Younis”

    Ha provocato vittime un bombardamento che ha preso di mira la scuola ‘Abdulaziz’ a Khan Younis, nella Striscia di Gaza. Lo ha riferito Al Arabiya, attribuendo a Israele la responsabilità del raid. Secondo l’emittente, le ambulanze stanno trasportando le vittime all’ospedale Al-Nasir

  • 21:29

    L’Autorità nazionale palestinese ha chiesto un’indagine da parte della Corte penale internazionale

    L’Autorità nazionale palestinese (Anp) ha chiesto un’indagine da parte della Corte penale internazionale (Cpi) sulla strage dell’ospedale a Gaza, per la cui responsabilità israeliani e palestinesi si accusano a vicenda. Lo ha annunciato la rappresentante dell’Anp in Francia, Hala Abou Hassira, durante una conferenza stampa. “Lo Stato palestinese ha presentato oggi un dossier davanti alla Corte penale internazionale per avviare un’indagine su questo crimine. È necessaria un’indagine internazionale”, ha dichiarato Hassira. “Israele è l’unico responsabile. Non è la prima volta che prende di mira le infrastrutture civili e in particolare gli ospedali”, ha aggiunto. Tel Aviv non solo ha negato la responsabilità ma ha diffuso video e intercettazioni che dimostrerebbero la responsabilità della Jihad islamica. 

  • 21:13

    Attacco all’ospedale, Biden: “Non è stata Tel Aviv”. L’Onu: “Rischio di un’espansione del conflitto”. Parolin: “Santa Sede cerca contatti”

    L’attacco all’ospedale di Gaza per il presidente Usa Joe Biden, volato a Tel Aviv per dimostrare l’appoggio Usa, non è attribuibile a Israele. Mentre cortei, manifestazioni si registrano in diversi paesi, compresi scontri a Beirut, l’Onu avverte sul  “rischio reale di un’espansione del conflitto”. La Santa Sede, attraverso il Segretario di Stato Pietro Parolin, fa sapere che “cerca contatti da entrambe le parti” e che non si deve perdere la speranza. “Ribadisco la nostra forte condanna per gli attacchi terribili e la presa degli ostaggi da parte di Hamas” ha detto l’alto prelato.

    L’inquilino della Casa Bianca, che ha promesso stando a Netanyahu aiuti “giganteschi”, ha anche esortato gli alleati a non ripetere gli errori commessi dagli Usa dopo l’11 settembre e  a non farsi divorare dalla rabbia per i massacri di civili inermi portati a termine dai terroristi di Hamas il 7 ottobre. 

    Quella di Biden è stata una missione lampo per manifestare solidarietà al migliore alleato dell’America in Medio Oriente. Ma anche, e soprattutto, per esortare il governo Netanyahu ad agire con cautela davanti al dramma umanitario che sta affrontando la popolazione di Gaza, a ponderare bene le azioni militari che Israele si accinge a continuare – invasione via terra inclusa – e le decisioni sul futuro dell’enclave palestinese. Pena il rischio di un’escalation della guerra in tutta la regione.

    La rabbia che consuma Israele dopo l’attacco di Hamas, ha detto chiaramente Biden davanti al premier Benyamin Netanyahu e al suo gabinetto di guerra, a cui ha partecipato, è la “stessa che hanno provato dopo l’11 settembre” gli Stati Uniti, che ora “piangono con Israele”. Ma, ha avvertito, lo shock, il dolore, l’ira di questo momento, non devono far ripetere allo Stato ebraico gli errori “commessi dagli Stati Uniti”. “La maggioranza dei palestinesi non sono Hamas“, ha sottolineato il presidente americano in un discorso che ha cercato di toccare le corde giuste, e anche “la perdita di vite palestinesi conta”. Parole pronunciate non a caso all’indomani della strage dell’ospedale di Gaza la cui responsabilità il mondo arabo in rivolta ha addossato all’esercito israeliano e sulla quale sia l’Onu sia l’Ue mantengono per ora una valutazione prudente. Tel Aviv ha mostrato video e diffuso una intercettazione che invece porterebbero l’attribuzione dei pazienti della struttura a un errore della Jihad islamica, poi utilizzato per addossare la colpa a Israele.  Biden – che ha bollato gli orrori di Hamas come peggiori di quelli dell’Isis – ha precisato che la certezza su come siano andati i fatti gli è stata fornita dai “dati” elaborati “dal Pentagono”.

    Il capo della Casa Bianca è stato chiaro e senza esitazioni anche su un altro punto: pur senza mai nominarli, ha ammonito Hezbollah, che continua a martellare il nord di Israele, e l’Iran, che invoca la distruzione del “nemico sionista”. “Se pensate di attaccare Israele – ha avvertito – rinunciate a quest’idea, non fatelo”. Con il sostegno americano, dalle navi schierate al largo del Paese agli aiuti militari, “oggi Israele è più forte che mai”.

    Israele ha imposto tre condizioni: non permetterà nessun afflusso di aiuti dal suo territorio a Gaza finché non saranno liberati gli ostaggi (che anche per Biden sono “una priorità); che i prigionieri siano visitati dalla Croce Rossa; infine – in base ad una richiesta avanzata dallo stesso presidente Usa – si è impegnato a non impedire forniture umanitarie dall’Egitto: un “minimo” di acqua, cibo e medicinali nella safe zone di al Mawasi, ma senza che queste in alcun modo possano arrivare ad Hamas. “In quel caso – ha avvertito Israele – saranno bloccate”.

    Israele ha continuato a colpire per tutto il giorno e con grande intensità le postazioni di Hamas e della Jihad nella Striscia e i loro dirigenti militari e politici. Tra questi ci sono Muhammad Awdallah, comandante del sistema antimissili tank di Hamas, e Akram Hijazi, della Forza navale. Con più di un milione di sfollati, strutture sanitarie al collasso, rifornimenti scarsi e ancora corpi sotto le macerie, i morti a Gaza sono arrivati a 3.478, con oltre 12.000 feriti. In Israele – su cui continuano ad arrivare i razzi da Gaza (due volte oggi anche su Tel Aviv) – le vittime sono 1.400 e oltre tremila i feriti, di cui 58 in condizioni critiche. 

  • 20:46

    Anp: “Sfollamento forzato degli abitanti di Gaza è una “linea rossa”

    Lo sfollamento forzato degli abitanti di Gaza è una “linea rossa”. Lo ha dichiarato la leadership dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) in una nota diffusa dopo un incontro a Ramallah, in Cisgiordania. Nel comunicato l’Anp considera l’idea dello sfollamento dei palestinesi dalla Striscia “una linea rossa che non permetteremo che venga oltrepassata, proprio come non deve essere consentito lo sfollamento dei palestinesi dalle loro case a Gerusalemme o in Cisgiordania”.

  • 20:45

    Il cardinale Parolin: “Cerchiamo contatti, da una parte e dall’altra”

    “Cerchiamo contatti, da una parte e dall’altra”: lo ha detto il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, parlando dell’azione diplomatica da parte della Santa Sede per il conflitto in Medio Oriente. Il cardinale ha precisato di riferirsi al governo di Israele e all’Autorità palestinese. “Come diceva San Paolo è necessaria ‘spes contra spem’, bisogna sperare quando non c’è più speranza. Quando ci sono ragioni per sperare è facile, non come in questo caso, ma dobbiamo avere speranza che si possa superare questo momento così tragico”, ha detto all’Anbsa a margine dell’inaugurazione della sede del World Jewish Congress in Vaticano.

  • 20:40

    Ad Haifa manifestazione pro Palestina: sei arresti e una persona ferita

    Sei persone sono state arrestate, tra cui tre donne, e una è stata ferita nel corso di una manifestazione pro-palestinese che si è svolta a Haifa, città costiera nel nord di Israele. Lo ha riferito il sito d’informazione ‘Arab48’, precisando che la manifestazione non era stata autorizzata dalle forze di sicurezza. Nelle ore precedenti, la polizia di Haifa aveva messo in guardia i dimostranti, annunciando che non avrebbe permesso lo svolgimento della manifestazione organizzata via social. Alcuni gruppi di estrema destra avevano minacciato di intervenire per fermare il corteo.

  • 20:26

    Per la seconda volta sono risuonate le sirene di allarme per i razzi da Gaza

    Per la seconda volta sono risuonate le sirene di allarme per i razzi da Gaza nel centro di Israele e nella zona grande grande di Tel Aviv. Lo ha constatato l’Ansa sul posto. In aria si è sentito l’eco delle esplosioni causate dall’intercettazione dei razzi da parte dell’Iron Dome

  • 20:19

    Il ministro degli esteri israeliano: “Hamas non sarà più a Gaza, ma anche il territorio diminuirà”

    “Alla fine di questa guerra, non solo Hamas non sarà più a Gaza, ma anche il territorio di Gaza diminuirà”. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen ad Army Radio, secondo quanto riportato dal Times of Israel, mentre aumentano le speculazioni di alcuni analisti secondo cui l’esercito israeliano cercherà di creare una zona cuscinetto all’interno di Gaza per proteggere meglio le città del confine meridionale di Israele.