Governo, Berlusconi riapre i giochi: “Casellati alla Giustizia, c’è l’accordo”. Ma La Russa smentisce: “Meloni vuole Nordio” – la giornata

Aggiornato: 10:17

I fatti più importanti

  • 08:52

    Lollobrigida: “Altri incontri tra i partiti? Dopo le consultazioni”

    “Ci sono state incomprensioni, è chiaro. Ma sono appunto superabili”. Lo dice Francesco Lollobrigida, al Corriere della Sera, parlando dell’incontro Meloni-Berlusconi. “Ci saranno altri incontri immagino, non credo fra i leader almeno non prima che il capo dello Stato aprirà le consultazioni, dove andranno tutti insieme. Ma sì, siamo in dirittura finale”, spiega l’esponente di FdI. Del governo, Lollobrigida dice: “Io credo che ci sia il 99,99% di possibilità che nasca, entro l’inizio della prossima settimana. Se mai non ci fosse, ci sembrerebbe giusto tornare davanti ai cittadini e chiedere loro conferma del proprio voto. Per noi, o per le altre forze politiche”.

  • 08:04

    IL PUNTO – La squadra di governo prende forma. La partita di capigruppo e vicepresidenze

    Il giorno decisivo nella strada verso la nascita del governo si è chiuso con la tregua tra Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni. Poco più di un’ora di incontro in via della Scrofa, nella “casa di Fdi”, per poi annunciare che il centrodestra andrà unito alle consultazioni al Quirinale. E’ la novità che segna – almeno ufficialmente – il superamento delle incomprensioni tra i due leader, esplose nel giorno del mancato voto di Forza Italia al presidente del Senato. Inizia così a prendere forma anche la squadra di governo: la leader di Fdi concede all’alleato di Forza Italia quella “pari dignità” invocata fin dall’esito delle urne, che si traduce in un numero di ministeri pari a quello della Lega. Ma Berlusconi, salvo colpi scena, non ottiene il bottino più ambito: il ministero della Giustizia, tiene il punto la premier in pectore, andrà a Carlo Nordio.

    Archiviato lo scontro nel centrodestra, oggi a Montecitorio e Palazzo Madama anche le opposizioni cominceranno a giocare la loro partita. Prima i conti si faranno ‘in casa’, con l’elezione dei capigruppo. Poi, mercoledì, si svolgerà l’elezione di vicepresidenti, questori e segretari d’aula ed è qui che lo scontro si accende. Azione e Italia Viva, per voce di Matteo Renzi e Carlo Calenda, denunciano “un accordo tra Pd e 5 stelle” per “spartirsi tutte le vicepresidenze” e fanno sapere che, in questo caso, non solo il gruppo non parteciperà al voto ma interesserà della questione il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Accuse infuocate che il Pd respinge al mittente: “Falsità, i regolamenti garantiscono le rappresentanze di ogni partito – afferma il responsabile Enti locali, Francesco Boccia -. Poi, se con il 4,5% dei senatori il terzo polo pretende una vicepresidenza del Senato…”.

    Se sui capigruppo i partiti sono chiamati a chiudere entro oggi, per la composizione degli uffici di presidenza ci saranno altre 24 ore. Per ora in casa Pd le ultime indiscrezioni danno un bottino tutto al femminile: Anna Ascani e Valeria Valente capogruppo (qualora non venissero confermate Debora Serracchiani e Simona Malpezzi), Serracchiani vicepresidente alla Camera e Anna Rossomando (o Malpezzi) al Senato. A Palazzo Madama per il ruolo di questore circola il nome di Bruno Astorre (o in alternativa Andrea Martella).

    Il M5s potrebbe lasciare alla guida dei gruppi Francesco Silvestri e Maria Domenica Castellone. Per la vicepresidenza della Camera salgono le quotazioni di Alessandra Todde, ma tra i parlamentari circola l’ipotesi che alla fine il Movimento incasserà solo quella del Senato (in pole c’è Stefano Patuanelli). Una circostanza che, se confermata, aprirebbe ad un vicepresidente di Azione-Iv (Maria Elena Boschi). In questo quadro, Todde e Appendino potrebbero entrare in partita successivamente, per la Vigilanza Rai.

    Per ogni Camera in ballo ci sono quattro vicepresidenti (in genere due alla maggioranza e due alla minoranza), tre questori (due alla maggioranza e uno all’opposizione), più otto segretari d’Aula. La prima questione è interna alla coalizione che si appresta a governare il Paese: visto che i presidenti sono in quota FdI (Palazzo Madama) e Lega (Montecitorio), i due vice al Senato dovrebbero andare a Lega e FI, alla Camera a Fi e FdI. Gli azzurri potrebbero puntare su Deborah Bergamini e Alberto Barachini, ma ambirebbero anche al ruolo di questore, richiesta che – se accolta – comporterebbe un passo indietro di uno degli alleati.

    Sui capigruppo sia Fratelli d’Italia, sia la Lega punterebbero sulla continuità confermando gli uscenti: Francesco Lollobrigida (o Giovanni Donzelli se questi entrasse in Cdm) e Luca Ciriani; Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo. Più articolata la partita tra gli azzurri: Licia Ronzulli dovrebbe diventare presidente del gruppo a Palazzo Madama (anche per “risarcire” la sua assenza nella squadra di governo), mentre a Montecitorio a contendersi l’incarico sono l’attuale capogruppo Paolo Barelli e Giorgio Mulè, vicino alla senatrice azzurra.