Riarmo, il dossier: “Nel 2026 la spesa militare aumenterà di 1 miliardo. Senza considerare i 23 già previsti per i prossimi tre anni”
Oltre un miliardo in più rispetto al 2025, +3,52% in termini percentuali: anche per l’anno venturo l’Italia continua ad alzare l’asticella della spesa militare. Il totale, secondo i calcoli di Mil€x – Osservatorio sulle spese militari italiane sui dati contenuti nella legge di Bilancio, sfiora i 35 miliardi di euro. Così come in Europa la maggioranza Ursula ha come bussola principale della propria azione gli investimenti a favore dell’industria della difesa, il governo Meloni conferma il trend di crescita costante dei fondi destinati al comparto continuando a ignorare opposizione, sindacati e società civile che chiedono di destinare le risorse a welfare, scuola e sanità.
Il punto di partenza è la cifra messa a disposizione del ministero di Guido Crosetto: 32.398 milioni di euro, con un aumento di oltre 1,1 miliardi rispetto al 2025, anno in cui il totale aveva superato per la prima volta quota 30 miliardi. La curva è cresciuta costantemente: se nel 2017 il budget di via XX Settembre era di 19.776 milioni, oggi il dicastero dispone di 12,5 miliardi in più, un incremento del 63,8% in dieci anni. Notevole anche il trend registrato dal 2022, primo anno di questo governo e dell’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, quando i miliardi stanziati per la Difesa erano stati 25,9: oggi sono 6,4 in più.
Per arrivare a una stima reale della spesa, spiega Mil€x, occorre però “sottrarre alcuni fondi interni al bilancio del ministero della Difesa ma con scopi non militari” e aggiungere risorse esterne “che però riguardano attività militari”. In particolare, vanno esclusi circa 600 milioni per la parte non militare dell’impiego operativo dei Carabinieri all’interno della Missione 1 (Difesa e sicurezza del territorio – 005) e 503 milioni destinati ai Carabinieri forestali. Tolte queste cifre, la parte principale del bilancio della Difesa destinato alle spese militari è composta dai costi diretti, in gran parte legati al personale: 6,3 miliardi per l’Esercito, 2,44 per la Marina e 2,98 per l’Aeronautica. Aggiungendo anche la quota per i Carabinieri impiegati nelle missioni all’estero, si arriva a un totale di 12,3 miliardi per il personale operativo effettivo. Ci sono poi le voci di bilancio più “politiche”, che ammontano a 2,75 miliardi: 1,36 per lo Stato Maggiore della Difesa, poco meno di 50 milioni per il Gabinetto di Crosetto, oltre agli 800 milioni per gli uffici amministrativi e di bilancio della Difesa, di cui 300 milioni dovuti agli obblighi Nato.
Un capitolo a parte riguarda gli investimenti per i nuovi armamenti, che rappresentano la componente considerata più strategica in chiave di deterrenza. I finanziamenti a disposizione diretta di via XX Settembre per i programmi di acquisto ammontano a quasi 9,9 miliardi, in leggera crescita rispetto all’anno scorso. A questi vanno aggiunti i fondi del ministero delle Imprese e del Made in Italy – in particolare il Programma 1.9 per “Interventi in materia di difesa nazionale”, che nel 2026 supererà i 3 miliardi – e un capitolo per “Interventi nei settori industriali ad alta tecnologia” da 215 milioni. Il totale porta a un record storico di oltre 13,1 miliardi, in aumento dell’1,42% rispetto al 2025. Nel 2022 si toccava appena quota 8,27: in cinque anni la crescita è stata di circa il 60%. Restano da includere 1,18 miliardi per le missioni all’estero e la stima di 4,5 miliardi di spesa pensionistica militare. Con queste ultime due voci si arriva a 33.948 milioni, ulteriore record storico e un aumento del 2,8% rispetto al 2024 e di oltre il 45% sul decennio (rispetto ai 23.377 milioni del 2017). Sommando anche i costi e gli investimenti per le basi militari e le quote di compartecipazione per le spese di natura militare in ambito Ue, si sfiorano i 35 miliardi complessivi.
Le voci elencate, specifica Mil€x, potranno subire modifiche o aggiustamenti finché la legge non verrà votata dal Parlamento, ma una certezza già c’è: gli stanziamenti vanno considerati al netto dei 23 miliardi di aumenti previsti per il prossimo triennio dal Documento di programmazione finanziaria pluriennale varato dal governo a inizio ottobre, ma che diventeranno effettivi solo dopo che Bruxelles, a seguito dei risparmi operati nella manovra, certificherà l’uscita dall’Italia dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo, consentendo l’attivazione della clausola di salvaguardia proprio per le spese destinate alla difesa.