Cinema

Phoenix, Pitt e Cuaron produttori di The Voice of Hind Rajab. Così Hollywood aiuta la storia della bimba uccisa a Gaza a raggiungere il mondo

di Lucia Milanese
Phoenix, Pitt e Cuaron produttori di The Voice of Hind Rajab. Così Hollywood aiuta la storia della bimba uccisa a Gaza a raggiungere il mondo

Joaquin Phoenix, Brad Pitt, Alfonso Cuaron e il premio Oscar Jonathan Glazer per La zona di interesse non sul red carpet della Mostra del Cinema di Venezia, ma produttori esecutivi di un film in concorso che riporta nella sua atrocità le sofferenze di Gaza racconta una singola deflagrante storia. The Voice of Hind Rajab di Kaouther ben Hania storia della bimba che invano chiese aiuto mentre la sua famiglia moriva – sbarca al Lido sostenuto dalla potenza di Hollywood che attende l’arrivo a Los Angeles come candidato tunisino al miglior film in lingua straniera. E proprio il talentuoso attore – già premio Oscar per Joker – è arrivato a Venezia per il film che racconta quel tragico 29 gennaio 2024 quando i volontari della Mezzaluna Rossa ricevettero una chiamata di emergenza da una bambina di sei anni, intrappolata in un’auto sotto attacco a Gaza, che implorava di essere salvata. Mentre cercavano di tenerla al telefono, faranno tutto il possibile per farle arrivare un’ambulanza. Il film ha ricevuto 24 minuti di applausi e una standing ovation dal pubblico della Mostra.

Insieme a Phoenix, la moglie e collega Rooney Mara con il cast. Defilatissimi, ma presenti. Sul petto appuntata una spilla rossa che chiede il cessate il fuoco. A sostenere il progetto, sempre in qualità di produttori esecutivi, anche di Pitt: “Quando Pitt ha visto il film ha voluto subito far parte del progetto – dice la regista tunisina – Il coinvolgimento di Hollywood mi ha molto sorpreso”. In realtà gli artisti di Hollywood hanno invano firmato appelli: nel 2023 una petizione arrivò sul tavolo dell’allora presidente Biden per chiedere l’impegno a una de-escalation, la cessazione dei bombardamenti e il ritorno a casa degli ostaggi israeliani. L’attrice Cate Blanchett l’anno scorso sfilò sul red carpet del Festival di Cannes con un abito che presentava i colori della bandiera palestinese. Senza dimenticare il contestato discorso di accettazione di Glazer che disse, stringendo in mano la statuetta dell’Academy, “in questo momento siamo qui come uomini che rifiutano la loro ebraicità”.

Vedremo cosa succederà sabato e se il film prenderà qualche premio. Intanto The Voice Of Hind Rajab è stato selezionato come candidato tunisino per la corsa agli Oscar come miglior lungometraggio internazionale. Tra i finanziatori figurano Film4, gli sauditi MBC Studios e Watermelon Pictures. La selezione è stata effettuata dal Centre National de la Cinématographie et de l’Image (CNCI), il centro nazionale tunisino per il cinema. Ben Hania ha ottenuto una nomination all’Oscar come miglior lungometraggio internazionale già per The Man Who Sold His Skin nel 2021, mentre Four Daughters è stato candidato come miglior documentario nel 2021. “In realtà io non accetto che i miei film vengano distribuiti in Israele. Avevo ricevuto un invito per il mio precedente film ma avevo rifiutato, perché la mia posizione di attivista politica è appunto quella di non distribuire i miei lavori lì”. Così la regista tunisina Kaouther ben Hania risponde a chi le chiede se ‘The Voice of Hind Rajab’, in concorso all’82esima Mostra del Cinema di Venezia, sarà distribuito in Israele.

“Quando ho sentito la voce di Hind Rajab, ho capito che non era solo la sua. Era la voce di tutta Gaza che chiedeva aiuto, un grido a cui nessuno poteva rispondere. Per me era fondamentale fare questo film” dice la regista. La storia di Hind era già nota ma, sottolinea la regista, “molto spesso le notizie ci portano all’attenzione fatti che tendiamo a dimenticare. Il cinema, invece, può coltivare quell’empatia di cui abbiamo bisogno per vedere il mondo dal punto di vista di chi è stato privato della parola, come i palestinesi e mostrare gli eroi che ogni giorno cercano di salvare vite e devono affrontare un’infinità di ostacoli”. E aggiunge: “Nella narrazione dei media di tutto il mondo, le vittime di Gaza vengono considerate come danni collaterali e credo che questo sia deumanizzante. Il cinema e tutte le espressioni artistiche sono fondamentali per dare a queste persone un volto e una voce”.

Sulla scelta di utilizzare le registrazioni autentiche delle telefonate tra la bambina e i volontari della Mezzaluna rossa palestinese, ben Hania risponde: “È stato un punto sul quale abbiamo a lungo dibattuto, perché quando si amplifica la voce dei palestinesi generalmente si viene accusati di voler sfruttare la situazione, ma questo è un altro modo che hanno per toglierci voce”. E non solo: “Farla doppiare mi suonava come una specie di tradimento nei suoi confronti. Credo che la giustizia non sarà un giorno solo simbolica. Non ne abbiamo abbastanza di questo genocidio? Anche se tutto si fermasse oggi sarebbe comunque troppo. Vorrei una giustizia per Hind e per tutti i palestinesi ma siamo ancora lontani”. Un applauso lungo e commosso ha accolto il cast durante la conferenza stampa. La regista e il cast sono stati accolti da una standing ovation che ha aperto la presentazione.

“Le persone sono diverse e hanno pensieri diversi. Non si sceglie dove si nasce, ma penso che tutte le persone siano responsabili delle proprie opinioni e delle proprie posizioni. Viviamo in un momento in cui anche gli oppositori del regime in Israele si trovano in una posizione non facile. Credo che sia estremamente coraggioso esprimersi contro il genocidio da cittadini israeliani all’interno del regime”. Qualsiasi sia il destino del suo film non sarà visto in Israele per sua volontà: “In realtà io non accetto che i miei film vengano distribuiti in Israele. Avevo ricevuto un invito per il mio precedente film ma avevo rifiutato, perché la mia posizione di attivista politica è appunto quella di non distribuire i miei lavori lì”.

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