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Carabiniere ucciso nel Brindisino: fermati i due rapinatori dopo un altro conflitto a fuoco, uno è morto

La vittima è Carlo Legrottaglie: l'inseguimento a Francavilla Fontana, poi la sparatoria. I responsabili - Michele Mastropietro e Camillo Giannattasio - catturati dai Falchi. Il cordoglio delle istituzioni
Carabiniere ucciso nel Brindisino: fermati i due rapinatori dopo un altro conflitto a fuoco, uno è morto
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Sarebbe stata l’ultima volta, poi le ferie e la pensione da luglio, dopo una vita appresso ai turni e a bordo delle gazzelle. Mancavano poche ore alla fine del lavoro, invece è finito tutto quando Carlo Legrottaglie, brigadiere scelto di 59 anni, ha incrociato insieme al collega di turno una Lancia Y sulla statale che collega Francavilla Fontana a Grottaglie, al confine tra le province di Brindisi e Taranto. Erano passate da poco le 7 e l’auto dei carabinieri – a quanto si apprende, ma le verifiche sono ancora in corso – aveva ricevuto una segnalazione di una rapina a un distributore di carburante. Era l’ultimo inseguimento, l’ultima volta di Legrottaglie atteso dal congedo.

L’inseguimento e il colpo al petto di Legrottaglie

I militari dell’Arma intercettano la Lancia, che poi risulterà rubata a Locorotondo, nel Barese. A bordo ci sono due persone e non si fermano all’alt. Fuggono e scatta l’inseguimento. Le due auto si speronano più volte nelle strade di campagna, fino a fermarsi. I carabinieri scendono e iniziano a inseguirli a piedi. Nasce un conflitto a fuoco, un rapinatore viene ferito ma è Legrottaglie ad avere la peggio. Un colpo di pistola lo raggiunge al petto e crolla a terra. Per lui non ci sarà nulla da fare, la sua vita finisce nell’ultimo turno di lavoro, l’ultima fatica con la divisa addosso.

La caccia all’uomo nelle campagne

Il collega che è con lui è sotto shock, intanto i due banditi scompaiono nelle campagne a cavallo tra i territori di Brindisi e Taranto. Inizia la caccia all’uomo mentre le autorità, a iniziare dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dal ministro della Difesa Guido Crosetto, ricordano con “profondo dolore” la morte di Legrottaglie e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ci mette il carico: “Contro questi criminali non possono esserci sconti, né indulgenze”. Nelle campagne vengono schierati decine di uomini e donne delle forze dell’ordine, in volo si alzano elicotteri e droni.

Il conflitto a fuoco e l’arresto

Le stradine vengono battute palmo a palmo. I due vengono braccati, uno di loro è anche ferito: non possono essere andati lontano. Il cerchio si stringe e la svolta arriva quando è da poco passato mezzogiorno. Due poliziotti della sezione Falchi di Taranto incrociano i due vicino a una masseria vicino a Grottaglie. Il killer e l’uomo che era con lui a bordo della Ypsilon hanno ora un volto: si chiamano Michele Mastropietro e Camillo Giannattasio, 59 e 57 anni, e vivono a Carosino, un paese del Tarantino. Gli agenti li incrociano mentre sono asserragliati in una struttura. Probabilmente hanno provato camuffarsi, perché indossano tute sopra i jeans e le maglie. Non hanno alcuna intenzione di arrendersi e ne nasce un nuovo conflitto a fuoco.

La morte del bandito nella sparatoria

Mastropietro, volto noto alle forze dell’ordine, è ferito gravemente; Giannattasio, invece, viene arrestato e portato in commissariato a Martina Franca, dove è interrogato dagli inquirenti della procura di Taranto. Il suo complice resta invece disteso a terra, le manette ai polsi e una maglietta sportiva insanguinata: muore, viene spiegato, dopo l’intervento dei sanitari. Sarà l’autopsia a chiarire se il suo decesso è stato causato dalle ferite riportate nella prima sparatoria o nel secondo corpo a corpo con i due “Falchi” nel tentativo di riaprirsi una via di fuga. Non è la prima volta che Mastropietro si è trovato coinvolto in una sparatoria: era stato accusato di aver preso parte a un agguato a un portavalori a Monteiasi, nel Tarantino, dodici anni fa.

Il precedente di Mastropietro

Erano stati esplosi numerosi colpi di armi da fuoco ed era finito a processo. Un milieu criminale di tutto rispetto il suo, sempre nel mondo di assalti e rapine. L’ultima condanna gli era stata inflitta nove anni fa: una pena a 9 anni e due mesi con l’accusa di aver fatto parte di una banda specializzata in rapine ai supermercati tra le province del Salento. Era stato in carcere ed era uscito. La sua vita, a giudicare dai fatti di giovedì mattina, era nuovamente deragliata dai binari. L’inchiesta è ancora aperta e dovrà ora ricostruire se i due avevano intenzione di agire da soli oppure se, oggi come nel 2013 nell’assalto al portavalori, c’era una struttura organizzata alle spalle.

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