Crime

Chi l’ha visto, sul pc di Chiara Poggi articoli di giornale su abusi avvenuti a Garlasco, sui preti pedofili in Usa e sul legame tra cocaina e violenza. Cosa ha suscitato l’interesse della vittima verso queste tematiche?

Il programma di Federica Sciarelli continua a interessarsi al delitto di Garlasco, tra l'ipotesi che la vittima fosse divenuta testimone scomoda di un “giro” che non avrebbe dovuto scoprire e reperti da rianalizzare, come il cucchiaino al centro del “giallo del Fruttolo”

di Emanuele Corbo
Chi l’ha visto, sul pc di Chiara Poggi articoli di giornale su abusi avvenuti a Garlasco, sui preti pedofili in Usa e sul legame tra cocaina e violenza. Cosa ha suscitato l’interesse della vittima verso queste tematiche?

Perché Chiara Poggi cercava su Internet articoli su argomenti come la pedofilia? È forse in questa domanda che si annida il movente dietro il suo omicidio? La puntata di “Chi l’ha visto?” in onda il 28 maggio torna a dedicare ampio spazio al delitto di Garlasco fornendo nuovi elementi da incastrare nel complicato puzzle di un caso che da 18 anni fa arrovellare chi di dovere ma anche l’opinione pubblica.

Le ricerche di Chiara Poggi – L’inviato Vittorio Romano ha avuto modo di leggere gli articoli che si trovavano nel pc della vittima e che avevano a che fare con abusi. “Nella sentenza definitiva” ricorda il giornalista “i giudici ipotizzano che Chiara, la notte prima dell’omicidio, avesse visto una parte delle 7mila foto catalogate in modo ossessivo sul pc del fidanzato Alberto Stasi. Immagini raccapriccianti a sfondo sessuale: orge, rapporti indotti con la forza anche di natura omosessuale. Ma che cosa dice, invece, il suo pc?”. Su una chiavetta USB la ragazza aveva salvato diversi articoli: uno dell’8 giugno 2007 incentrato sulle storie di vittime dei preti pedofili in America, così come un’inchiesta sulla pedofilia. Il 12 giugno 2007 aveva salvato “Coca cattiva”, analisi di uno psichiatra di Milano sul legame tra cocaina e violenza. Sorge spontanea una domanda: cosa ha suscitato l’interesse di Chiara Poggi verso queste tematiche?

Gli scandali di pedofilia legati a Garlasco – “Negli archivi dei tribunali” prosegue Romano “abbiamo trovato le tracce di due scandali legati alla pedofilia avvenuti proprio a Garlasco. Il 5 settembre del 2006 i Carabinieri perquisiscono casa di Oscar U. in cerca di droga, ma trovano 20 foto di minori a sfondo sessuale, tre videocassette con immagini intime di adolescenti, cataloghi di abbigliamento per bambini e un articolo sulle sorelline di 7 e 10 anni uccise dopo essere state seviziate a Liegi, in Belgio. Nelle immagini registrate dal pedofilo si vedono bimbi di 7 e 8 anni in piscina a Garlasco, in oratorio e nei pressi di un canale. Formalmente disoccupato, Oscar U. possiede computer e telecamera ad alta definizione. ‘Come può permettersi questa attrezzatura?’ si chiedono gli investigatori e il soggetto, si legge nelle carte dell’inchiesta, potrebbe realizzare video non per sé, ma per cederli a terzi. ‘C’è un giro di produzione di materiale pedopornografico a Garlasco?’”.

C’è poi un altro evento che potrebbe sembrare scollegato anche se ugualmente inquietante. Nel 2012 un tredicenne si reca al Pronto Soccorso di Vigevano per un forte dolore allo stomaco. Ad accompagnarlo è un uomo egiziano di nome Amin, che però non è il padre, e davanti alle domande dei medici fugge. Quando le forze dell’ordine entrano in casa sua trovano 15 minori soli. Il programma di Rai3 intercetta l’avvocato che difese Amin, condannato – quest’ultimo – a 3 anni per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. “Questi ragazzi erano scappati da Lampedusa” spiega il legale, “e per ragioni ignote arrivarono a Garlasco”. Costoro pagavano 15 euro a testa per restare in casa di Amin, ma come ottenevano il denaro? Difficile non immaginare un traffico di minori: “Il fatto che non se ne accorgesse nessuno denotava che ci fossero quantomeno delle coperture, dei canali protetti entro i quali far scorrere questa merce umana” sono le parole dell’avvocato.

Il quadro fin qui emerso sembra sposarsi bene con quanto rivelato dal latitante cui si era fatto riferimento già nella scorsa puntata. L’uomo, condannato per estorsione, aveva detto di essere in possesso di materiale che, in fin dei conti, non si discosta molto da quello a cui si stava interessando Chiara. La ragazza aveva davvero scoperto qualcosa che stava succedendo a Garlasco e dunque era un testimone scomodo? Secondo il latitante sì. Non solo: il 26 luglio e il 1° agosto 2007 la giovane aveva visualizzato delle immagini sul suo computer che riguardavano proprio il santuario della Bozzola di Garlasco, lo stesso interessato dal presunto scandalo sessuale documentato dal materiale audio e video del bandito.

I reperti – Nel corso della puntata si parla, con l’aiuto della genetista Marina Baldi e della criminalista Raffaella Sorropago, anche di alcuni reperti che meritano di essere esaminati di nuovo. Tra questi un orecchino sinistro privo di chiusura, imbrattato di tracce ematiche, trovato sulla scala accanto al cadavere. C’è anche il destro, che invece ha la chiusura e che “probabilmente è rimasto sul lobo di Chiara” a differenza del sinistro che, maggiormente insanguinato, potrebbe esserle stato strappato. Secondo Baldi questo orecchino merita di essere analizzato e ristudiato, perché se è plausibile pensare che il sangue appartenga alla vittima, potrebbe però esserci anche il DNA di chi gliel’ha strappato.

Il mistero del Fruttolo – Tra i reperti che hanno catturato maggiormente l’attenzione pure dei fan del programma c’è un cucchiaino che sarebbe stato usato per mangiare il Fruttolo (famoso formaggio fresco alla frutta, ndr). È di nuovo Vittorio Romano a spiegare la faccenda: “Ci sono due vasetti di Fruttolo e questo ha fatto molto discutere sin dai primi giorni”. Il motivo? Le cugine di Chiara avevano detto che, una volta saputa della sua morte, pensavano avesse avuto uno shock dovuto all’allergia al lattosio. Ma se Chiara era allergica al lattosio, chi ha mangiato il Fruttolo? I vasetti in questione verranno rianalizzati per capire se c’è un altro DNA. Secondo altre testimonianze, invece, la vittima era comunque solita mangiare anche alimenti con il lattosio, dunque non è chiaro il grado di allergia che la ragazza avesse. Al di là di tutto, però, riecheggia una domanda: “Con chi ha fatto colazione quella mattina?”.

Stefania Cappa e il “giallo” dell’orario – Si torna, infine, al video che mostra Alberto Stasi e Stefania Cappa in caserma 4 giorni dopo l’omicidio. Il documento era stato mostrato già sette giorni fa da Federica Sciarelli, e numerosi telespettatori avevano notato un dettaglio. Mentre i due fanno ipotesi su cosa possa essere successo nella villetta dei Poggi, compresa l’eventualità di una rapina finita male, Stefania fa un riferimento temporale molto preciso – le 9:30 del mattino – che ha spinto molte persone a chiedersi come mai sapesse l’orario dell’omicidio se venne stabilito solo diverse settimane dopo. “L’orario della morte” commenta Romano, “è cambiato durante i processi. All’inizio il medico legale parla di un orario tra le 10:30 e le 12:00, ma concentrandosi prevalentemente intorno alle 11:00 di mattina”. Resta però da capire perché la cugina di Chiara a pochi giorni dalla tragedia dia un orario così preciso. Di nuovo, è l’inviato di “Chi l’ha visto?” a mettere in campo un’ipotesi: “In quei giorni si parlava già della bici nera vista dalla vicina dei Poggi, e quella bici era stata vista effettivamente intorno alle 9:30. Quella è la bici dell’assassino che finora abbiamo attribuito ad Alberto Stasi”.

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