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Militare morì per esposizione all’amianto. Il Tar condanna il ministero della Difesa a risarcire

Tommaso Caserta prestò servizio in Marina esposto all'amianto, "senza misure di sicurezza né prevenzione sanitaria". L'avvocato Bonanni, "Sentenza storica"
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Il ministero della Difesa dovrà risarcire 600mila euro alla vedova e ai due figli di un primo maresciallo, luogotenente della Marina militare, che morì a 63 anni per mesotelioma pleurico, un tumore provocatogli dalla costante esposizione ad amianto durante i suoi 36 anni di servizio in basi militari e su unità navali. È quanto è stato deciso dal Tribunale amministrativo regionale del Friuli-Venezia Giulia come rende noto l’Osservatorio Nazionale Amianto (Ona) specificando come la sentenza abbia riconosciuto “la responsabilità da parte dello Stato per le gravi omissioni in materia di sicurezza, prevenzione e sorveglianza sanitaria”.

A quanto riporta il quotidiano Il Piccolo, il verdetto infatti riconosce come non siano state prese tutte “le misure necessarie a proteggere il militare dai rischi correlati all’esposizione ad amianto durante il servizio svolto sulle unità navali, contribuendo a determinare l’insorgenza del mesotelioma pleurico che ne ha causato la morte”. Un risarcimento per i danni subiti, “ma anche un riconoscimento di verità e giustizia”.

La vittima si chiamava Tommaso Caserta, nato a Taranto ma vissuto a Trieste: prestò servizio in Marina tra il 1966 e il 2004 come infermiere e assistente sanitario. A quanto si apprende, era anche stato insignito prima della Croce d’Argento per i primi 16 anni di servizio, poi della Croce d’Oro per i 25 anni d’anzianità di servizio. A lui venne diagnosticato il mesotelioma nel 2008, cinque anni dopo il congedo e dopo decenni di servizio in ambienti contaminati da amianto e da altre sostanze cancerogene senza adeguate misure di formazione, protezione e prevenzione in materia di salute. E all’epoca, ricorda sempre Il Piccolo, l’amianto serviva a rivestire le navi militari.

Morì nel 2009, 14 mesi dopo la diagnosi, a soli 63 anni. La causa di servizio e lo status di vittima del dovere gli sono stati riconosciuti nel 2013, insieme ai benefici previdenziali a favore della vedova. Poi l’appello al Tar voluto dalla famiglia del sottufficiale, e rappresentata dal legale Ezio Bonanni, Presidente dell’Ona, per chiedere giustizia piena. Il Tar “dopo un’accurata verifica medico-legale, ha stabilito – si legge – la responsabilità del ministero della Difesa per l’omessa protezione del militare, condannando l’amministrazione a risarcire il danno iure hereditario, ovvero trasmesso agli eredi”.

“Questo verdetto – ha commentato l’avvocato Bonanni definendolo “storico” – riconosce non solo la sofferenza del maresciallo, ma anche la responsabilità di chi avrebbe dovuto proteggerlo e non lo ha fatto. Una sentenza che è un atto di giustizia e di memoria per chi ha servito il Paese con onore, ma è stato tradito da chi avrebbe dovuto garantirne la sicurezza”. “È inaccettabile – prosegue il legale – che ancora oggi si debba morire per aver servito lo Stato in ambienti contaminati e privi di tutele. La sentenza del Tar sancisce un principio fondamentale: chi espone i militari all’amianto deve rispondere delle conseguenze”.

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