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Gaza, dieci giuristi diffidano il governo: “Non rinnovi l’accordo militare con Israele, rischia di contribuire a crimini”

I firmatari evidenziano due profili di possibile incostituzionalità del patto: le violazioni dei diritti umani compiute da Tel Aviv e il mancato rispetto del diritto all'informazione dei cittadini
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Una diffida formale al governo per bloccare il rinnovo automatico del memorandum d’intesa per la collaborazione militare tra Italia e Israele, previsto per l’8 giugno 2025. A presentarla il 21 maggio sono stati dieci giuristi – Michele Carducci, Veronica Dini, Domenico Gallo, Ugo Giannangeli, Fausto Giannelli, Fabio Marcelli, Ugo Mattei, Luigi Paccione, Luca Saltalamacchia e Gianluca Vitale – rappresentati dallo studio legale Paccione di Bari. I firmatari evidenziano due profili di possibile incostituzionalità dell’accordo: le violazioni dei diritti umani compiute da Israele nel conflitto a Gaza e il mancato rispetto del diritto all’informazione dei cittadini italiani, anche relativamente agli oneri finanziari che il memorandum comporta, in parte coperti da segreto militare.

I contenuti del memorandum – L’accordo, siglato a Parigi il 16 giugno 2005 e rinnovato a ogni quinquennio, prevede cooperazione in diversi settori, tra i quali “importazione, esportazione e transito di materiali d’armamento; operazioni umanitarie; addestramento del personale militare; informatica; ricerca e sviluppo in campo militare”. Tra le forme della collaborazione sono previsti “scambi di visite ufficiali tra i rappresentanti delle due Parti (ministri della difesa, comandanti in capo, vice-comandanti in capo, ufficiali autorizzati dalle Parti); attività di addestramento ed esercitazioni; partecipazione di osservatori alle esercitazioni militari; contatti fra le istituzioni militari e di difesa; partecipazione a corsi, conferenze, consultazioni e riunioni; visite a unità navali, aeree e impianti militari; scambio di dati tecnici, informazioni e hardware; ricerca, sviluppo e produzione in campo militare; ricerca industriale, sviluppo e produzione di progetti e di materiali”. “Le Parti”, si legge in un dossier sul sito della Camera, “si adopereranno per contribuire a negoziare licenze, royalties e informazioni tecniche scambiate con le rispettive industrie; faciliteranno la concessione delle licenze di esportazione connesse all’esecuzione del memorandum in esame”. Sono previste “riunioni fra i rappresentanti degli enti governativi o privati, delle forze armate, delle unità e dei reparti di entrambi i Paesi”.

Le ragioni della diffida – Il memorandum, sottolineano i giuristi, è rimasto in vigore in tutti questi anni senza consentire ai cittadini italiani di conoscere la sua effettiva applicazione negli scenari reali di impiego, “per esempio se riferiti al territorio italiano, a quello israeliano o addirittura nel territorio palestinese occupato, su cui pende una pluridecennale strutturale violazione, da parte dello Stato di Israele, del diritto internazionale e umanitario”. Inoltre, affermano, i cittadini non sono stati informati “sul suo utilizzo (e sui costi del suo utilizzo)” in conformità con l’articolo 1 della legge 85/1990, con conseguente “violazione del diritto all’informazione” previsto dall’articolo 21 della Costituzione.

La seconda incostituzionalità denunciata è che il quarto rinnovo del memorandum “rischierebbe di coincidere con una palese, deliberata, sistematica violazione del diritto internazionale generale, del diritto internazionale pattizio e del diritto umanitario”. A supporto di tale affermazione si citano numerose risoluzioni della Nazioni unite e sentenze degli organi di giustizia internazionale, oltre al mandato di arresto verso il premier Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della difesa Yoav Gallant, emesso dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità. Si fa riferimento, inoltre, all’ipotesi di genocidio nei confronti della popolazione di Gaza, su cui indaga la Corte internazionale di Giustizia dell’Aja: ”La prosecuzione della cooperazione con lo Stato di Israele, in costanza di un possibile genocidio sotto accertamento e in pendenza di specifici mandati di arresto, potrebbe configurare ipotesi di concorso o comunque appoggio ai crimini internazionali di uno Stato straniero, appoggio difficilmente giustificabile in nome dei cittadini italiani, cui appartiene per Costituzione la sovranità popolare”.

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