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Procreazione assistita, la Consulta mantiene il divieto per le single. Ma apre all’intervento del Parlamento

La Corte si è espressa sul caso di Evita che chiedeva di poter accedere alla Pma. L'Associazione Coscioni: "Si tratta di un’occasione mancata per superare la discriminazione delle single ma è positivo che la Consulta abbia ribadito che non sussistono 'impedimenti costituzionali' a una eventuale estensione"
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Il divieto di accesso alla Procreazione medicalmente assistita per le donne single “non è irragionevole”. Nel giorno in cui la Corte costituzionale ha stabilito che vanno riconosciute entrambe le madri di un figlio nato da Pma, i togati hanno anche emesso la sentenza che frena sulla possibilità delle donne senza partner di portare avanti la gravidanza. “Non è irragionevole né sproporzionata la legge” che non lo permette, scrivono nella sentenza sul caso di Evita, 40enne torinese. La Consulta ha quindi ritenuto non fondate le questioni di legittimità costituzionale che erano state sollevate sulla legge che non consente alla donna singola di accedere alla Pma. Per la Corte è anche nell’interesse dei futuri nati che il legislatore ha ritenuto “di non avallare un progetto genitoriale che conduce al concepimento di un figlio in un contesto che, almeno a priori, esclude la figura del padre”. Al tempo stesso però, la Corte ha lasciato uno spiraglio rivolgendosi però al legislatore. “Non sussistono”, si legge sempre nella sentenza, “ostacoli costituzionali a una eventuale estensione, da parte del legislatore, dell’accesso alla procreazione medicalmente assistita anche a nuclei familiari diversi da quelli attualmente indicati, e nello specifico alla famiglia monoparentale”.

Per Evita, protagonista del ricorso, è “un’occasione mancata”: “Sono dispiaciuta“, ha detto all’agenzia Ansa, perché era il momento “per affermare con chiarezza che il desiderio di genitorialità non può essere filtrato da pregiudizi, né condizionato da schemi ormai superati. Spetta al Parlamento dimostrare se è in grado di ascoltare la realtà di donne che scelgono con consapevolezza di diventare madri anche fuori dal perimetro della famiglia tradizionale”. Delusa anche Filomena Gallo dell’Associazione Coscioni, tra i principali sostenitori della battaglia: “Si tratta di un’occasione mancata per superare la discriminazione delle single ma è positivo che la Consulta abbia ribadito che non sussistono ‘impedimenti costituzionali’ a una eventuale estensione dell’accesso alla Pma”.

In Europa alcuni Paesi riconoscono il diritto alle donne single di accedere alla Procreazione medicalmente assistita (Pma). In Francia dal 2021 è accessibile a tutte le donne, sia single che coppie lesbiche. La modalità del trattamento può avvenire attraverso inseminazione artificiale con donatore anonimo. Il limite di età è fissato a 43 anni. In Spagna è consentito l’accesso a donne single e coppie lesbiche. Avviene attraverso l’inseminazione artificiale e fecondazione in vitro, anche con donazione di ovociti. Il limite di età è variabile a seconda delle regioni, in alcuni zone è fino a 40 anni. In Danimarca è possibile accesso alla Pma per donne single e coppie lesbiche con inseminazione artificiale e fecondazione in vitro. In Belgio è autorizzato l’accesso alla Pma per donne single. È fissato un limite massimo di età per la donna: il prelievo di ovociti, l’inseminazione e il trasferimento di embrioni omologhi non possono essere effettuati su donne con più di 45 anni, mentre il limite di età per accedere all’ovodonazione è di 47 anni. In Grecia le donne single possono accedere alla Pma con inseminazione artificiale e fecondazione in vitro, anche con donazione di gameti. In Gran Bretagna è consentito a donne single e coppie lesbiche. Le modalità del trattamento avvengono attraverso l’inseminazione artificiale e fecondazione in vitro. In Finlandia l’accesso alla Pma è consentito sia alle coppie eterosessuali coniugate o conviventi, sia a coppie lesbiche e a donne single. Il limite d’età è di 45 anni nei centri privati e di 40 nei pubblici.

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