Il disegno di legge che punta a stravolgere la legge che tutela la fauna selvatica e per il prelievo venatorio (157/92), a sorpresa, non è stato presentato al Consiglio dei ministri di lunedì 19 maggio. IlFattoQuotidiano.it ha letto le bozze e, in esclusiva, ha messo in fila i punti problematici della riforma sulla caccia. Eppure è dal convegno pubblico, organizzato alla Camera dei deputati e dal titolo “Contrasto ai crimini contro la fauna selvatica in Italia tramite il recepimento della Direttiva Ue sulla tutela penale ambientale”, che è emerso il retroscena. Come si può ascoltare nel video, è Eugenio Dupré della Direzione generale Tutela della biodiversità del ministero dell’Ambiente a parlarne: “Esco da un mese di trattative per cercare di smussare alcuni passaggi del testo” ha detto, “ed è per questo che la presentazione della riforma è stata rimandata”. Ma c’è dell’altro. Dupré ha aggiunto che “vanno smussate quelle ipotesi di articoli che, ad avviso di questa direzione, sono in contrasto con la direttiva Uccelli“. Insomma, lo scontro tra i due ministeri è certificato. Dupré ha aggiunto che “spero che possa andare a buon fine un raccordo informale con la Commissione europea prima che sia presentata la legge. Non è un obbligo, ma un tentativo di cercare di lavorare in sintonia col diritto comunitario”.
Riceviamo e pubblichiamo:
Gentile Direttore,
in primis ritengo doveroso specificare che il Dott. Eugenio Dupré non ricopre un ruolo dirigenziale all’interno del Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, trattandosi di un funzionario della Divisione che si occupa di tutela della biodiversità, incardinata nella Direzione
generale che mi onoro di rappresentare. In tale veste è stato delegato a partecipare, per conto della Amministrazione, al convegno tenutosi ieri sul tema “Il caso Ibis Eremita” presso la sala Giacomo Matteotti della Camera dei Deputati, con mandato di rappresentare le iniziative del Ministero in materia di contrasto ai crimini contro la fauna selvatica in Italia e nello specifico di quelli nei confronti dell’avifauna. Il funzionario in parola, evidentemente debordando dal mandato ricevuto, nel suo intervento al convegno, si è avventurato nel breve commento, riportato in forma video dal Suo giornale, su una ipotesi di revisione della legge 11 febbraio 1992, n° 157 (rubricata “norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”) di cui i Ministeri dell’Ambiente e dell’Agricoltura hanno recentemente principiato una costruttiva, sinergica e proficua interlocuzione, come usualmente è prassi laddove si tratti di materie di comune interesse. L’intervento in questione, oltre che esuberante, è nel merito impreciso e fuorviante, atteso che l’inquadramento del citato funzionario, non gli consentiva né gli consente una compiuta conoscenza dello stato di avanzamento delle interlocuzioni in corso, dei documenti e della istruttoria legislativa. Mi consenta, in particolare, di rilevare come la discussa ipotesi di intervento normativo volto a modernizzare la citata legge, al pari di ogni altro atto amministrativo e normativo, non possa che conformarsi alle pertinenti disposizioni eurounionali: le competenti Amministrazioni non potranno che presentare al Consiglio dei Ministri e al Parlamento un testo coerente con l’ordinamento nazionale e unionale.
Francesco Tomas
La risposta dell’autore:
Prendiamo atto che si trattava di un funzionario e non di un dirigente, ci scusiamo con l’interessato e coi lettori e le lettrici per l’errore. Prendiamo atto altresì che la direzione e i suoi funzionari la pensano in maniera molto diversa in merito al disegno di legge sulla caccia (157/92).
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