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Netanyahu: “Prenderemo il controllo di tutta la Striscia di Gaza. Tregua? Solo a certe condizioni”

Il premier apre all'improvviso all'ipotesi di una tregua limitata, dopo le indiscrezioni che parlano di un Trump spazientito e le ritorsioni europee
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Benjamin Netanyahu parla di pace invocando l’occupazione totale di Gaza. Dopo aver respinto qualsiasi proposta di tregua e supporto umanitario a Gaza, il primo ministro israeliano, con Donald Trump sempre più spazientito dalla sua intransigenza e l’Europa che inizia ad applicare le prime ritorsioni dopo due anni e mezzo di massacri nella Striscia, ha annunciato in conferenza stampa a Gerusalemme che Israele “è pronto per un cessate il fuoco temporaneo, se ce ne sarà l’opportunità”. Anzi, è andato oltre. Ha detto di essere disposto a mettere fine alla guerra a certe condizioni “che garantiscano la sicurezza di Israele“: “Tutti gli ostaggi tornano a casa, Hamas depone le armi, la sua leadership viene esiliata dalla Striscia, Gaza viene completamente smilitarizzata e attuiamo il piano Trump“. Condizioni estreme che appaiono impossibili da mettere in atto se si tiene conto della sua prospettiva per Gaza: “Al termine dell’operazione Carri di Gedeone tutte le aree di Gaza saranno sotto il controllo di sicurezza israeliano

Il capo dell’esecutivo esce da alcuni giorni in cui le pressioni sulla sua leadership non sono mancate. Da una parte non può sfuggire al solito ricatto degli estremisti grazie ai quali può godere di una maggioranza all’interno della Knesset, dall’altra gli alleati stanno iniziando a condannare le azioni del suo esercito impegnato nella nuova massiccia campagna militare nella Striscia. Già nei giorni scorsi aveva dichiarato cinicamente in un video che Israele “non può permettersi una carestia a Gaza perché gli alleati non lo accetterebbero”. Adesso apre addirittura alla tregua motivandola di nuovo con la necessità di fornire aiuti alla popolazione dell’enclave palestinese: “Non possiamo accettare una crisi umanitaria a Gaza. Sappiamo che Hamas saccheggia una parte significativa degli aiuti e vende il resto a prezzi gonfiati per finanziare il suo esercito terroristico – ha continuato – Noi li eliminiamo e loro reclutano. Al termine dell’operazione Carri di Gedeone tutte le aree della Striscia di Gaza saranno sotto il controllo di sicurezza israeliano e Hamas sarà sconfitto”.

Nessun moto di solidarietà nei confronti della popolazione palestinese, comunque. Le motivazioni, specifica lui stesso, rimangono puramente opportunistiche: “Per garantire la nostra libertà di azione operativa e consentire ai nostri buoni amici di continuare a sostenerci, dobbiamo consentire gli aiuti umanitari”.

A chi gli ha chiesto se il rapporto col presidente americano sia ancora solido, il capo dell’esecutivo di Tel Aviv ha dato una risposta netta: “Qualche giorno fa ho parlato al telefono con il presidente Trump che mi ha detto ‘Bibi, voglio che tu sappia che ho un impegno totale nei tuoi confronti e un impegno totale nei confronti dello Stato di Israele'”. E lo stesso ha fatto a chi ipotizzava un suo passo indietro dopo il fallimento del 7 ottobre: “Siamo in guerra, volete le elezioni adesso?”.

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