Un fulmine si è abbattuto sul maestoso complesso di templi di Angkor Wat, patrimonio dell’Unesco e simbolo della Cambogia, causando la morte di tre cittadini cambogiani e il ferimento di diverse altre persone. La tragedia è avvenuta nel tardo pomeriggio di venerdì scorso, 16 maggio, mentre un gruppo di persone cercava riparo da un temporale nei pressi del tempio principale. Mentre le autorità cambogiane non hanno rilasciato alcuna comunicazione ufficiale sull’incidente, limitandosi a un controverso appello a non diffondere notizie “negative”, l’incidente è stato riferito all’agenzia di stampa Associated Press da un funzionario locale coperto dall’anonimato. Non solo: in Rete ha iniziato a circolare anche un video pubblicato sui social poco dopo l’accaduto, che mostrava l’arrivo di due ambulanze sul sito e alcune persone, tra curiosi e funzionari del parco archeologico, intente a trasportare i feriti e ad aiutare altri ad allontanarsi dalla zona colpita.
Il giorno successivo all’incidente, sabato 17 maggio, il ministro del Turismo cambogiano, Hout Hak, ha rilasciato una dichiarazione che ha suscitato perplessità, invitando la popolazione a rimuovere i post online relativi all’accaduto. Nel frattempo, la Croce Rossa cambogiana ha pubblicato un aggiornamento in cui conferma di aver consegnato pacchi di generi di prima necessità alle famiglie di due delle vittime, identificandole come un uomo di 34 anni e una donna di 52 anni.
Angkor Wat è l’attrazione turistica più famosa della Cambogia, visitata da circa 2,5 milioni di persone ogni anno, e la sua immagine è raffigurata sulla bandiera nazionale. L’Unesco definisce il sito – un’area di circa 400 chilometri quadrati che contiene le rovine delle capitali dell’Impero Khmer dal IX al XV secolo – uno dei più importanti del sud-est asiatico. Negli ultimi anni, la Cambogia ha puntato molto sullo sviluppo dell’area per attrarre un numero ancora maggiore di visitatori, come dimostra l’apertura di un nuovo aeroporto da 1,1 miliardi di dollari finanziato dalla Cina nella vicina città di Siem Reap. Tuttavia, questo sviluppo non è stato esente da controversie: la decisione di trasferire circa 10.000 famiglie, accusate di occupare abusivamente l’area di Angkor Wat, in un nuovo insediamento ha suscitato forti critiche da parte di gruppi per i diritti umani come Amnesty International e la stessa Unesco ha espresso preoccupazione. Le autorità cambogiane sostengono che i ricollocamenti siano avvenuti su base volontaria, una versione contestata dalle organizzazioni internazionali.