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“Quello nella bara non è mio zio, hanno messo il suo abito ad un altro defunto”: lo choc della nipote alla veglia funebre

Dopo aver mostrato foto del defunto per convincere gli addetti, la veglia è saltata. L'agenzia nega, ma è accusata di negligenza e di aver causato "immensa sofferenza mentale" alla famiglia

di F. Q.
“Quello nella bara non è mio zio, hanno messo il suo abito ad un altro defunto”: lo choc della nipote alla veglia funebre

Arrivare per dare l’ultimo saluto allo zio defunto e trovarsi di fronte il corpo di un perfetto sconosciuto, vestito con gli abiti scelti con cura dalla famiglia per l’amato parente. È l’esperienza agghiacciante vissuta da Amentha Hunt, una donna californiana durante la veglia funebre per suo zio, Otis Adkinson. E, come se non bastasse, il personale dell’agenzia funebre Harrison-Ross Mortuary (sede di Crenshaw Blvd.) ha pure negato l’evidente errore. “Era un tizio disteso lì con l’abito di mio zio, ma non era mio zio“, ha raccontato Amentha Hunt all’emittente locale KCAL News, affiliata CBS. “Continuavo a guardarlo… Ero tipo, ‘Aspetta un minuto, non poteva essere diventato così scuro'”.

I fatti risalgono allo scorso 7 aprile ma la notizia sta facendo il giro del mondo in queste ore dopo che sono stati diffusi i documenti della causa legale intentata il 15 maggio da Hunt e dalla vedova di Otis, Willie Mae Adkinson. Secondo quanto riferisce People, la nipote del defunto avrebbe “immediatamente” tentato di far notare l’errore. Ma un dipendente dell’impresa funebre avrebbe insistito con fermezza “che si trattava di fatto del corpo corretto“. Solo dopo che Amentha ha mostrato delle “foto del defunto da vivo” per dimostrare inequivocabilmente lo scambio, il personale avrebbe “realizzato l’errore”.

A quel punto, sono state necessarie “diverse ore” per rimediare allo scambio: trasportare il corpo errato in un’altra struttura, vestire la salma corretta di Otis Adkinson con il suo abito e riposizionarla nella bara. Tempo prezioso che, si legge nella denuncia, ha lasciato “poco o nessun tempo per una vera e propria veglia” da parte dei familiari presenti, già “estremamente sconvolti” e in preda a “confusione e stress emotivo”, con discussioni accese scaturite dal madornale errore. “Non sarebbe dovuto succedere”, ha dichiarato Amentha Hunt a KCAL News. “Non ho preso accordi lì per vedere il corpo sbagliato“.

La famiglia Adkinson ha quindi citato in giudizio l’Harrison-Ross Mortuary per negligenza, violazione del contratto e per aver inflitto intenzionalmente e negligentemente stress emotivo. La denuncia sostiene che la “condotta vergognosa” del personale ha causato ai familiari “immensa sofferenza mentale, perdita del godimento della vita, disagio, lutto, ansia, umiliazione e stress emotivo”. L’impatto psicologico su Amentha è profondo: “Fa male. Ci penso ancora”, ha confessato. “È qualcosa che non se ne andrà mai, vedere il cadavere sbagliato. Se chiudo gli occhi posso ancora vedere quel tizio“.

L’avvocato della famiglia, Elvis Tran, ha commentato duramente la vicenda: “Per loro entrare e vedere il cadavere sbagliato, e per l’impresa funebre negare che fosse il cadavere sbagliato… pensiamo che sia davvero uno standard di cura elementare su cui hanno sbagliato”, ha detto a KCAL News. A People, Tran ha aggiunto: “Questo errore evitabile ha violato la fiducia della famiglia durante un periodo di lutto, causando un danno emotivo significativo. Questa causa cerca di garantire che le imprese funebri rispettino il loro sacro dovere verso le famiglie e di prevenire che altre famiglie sopportino traumi simili”. Concludendo che “le famiglie […] meritano un servizio affidabile e rispettabile”. Dal canto suo, l’Harrison-Ross Mortuary ha negato le accuse tramite KCAL News e starebbe preparando una lettera di diffida nei confronti di Amentha Hunt. La stessa agenzia, però, non ha risposto immediatamente a una richiesta di commento inviata da People domenica 18 maggio. La battaglia legale è appena iniziata.

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