Sopravvivere da 250 milioni di anni e rischiare l’estinzione per il cambiamento climatico: storia delle tartarughe

Per anni sono stati sminuite, giudicate poco intelligenti visto il loro cervello decisamente piccolo rispetto ai corpi colossali (il record è di una tartaruga liuto lunga 2,75 metri e pesante più di una tonnellata), ritenuto “poco più sofisticato di quello di un sasso da compagnia”. Un altro stereotipo vuole invece le tartarughe silenziose, quando invece sono loquaci, tanto che “alcune specie gracchiano, squittiscono, ruttano, uggiolano e fischiano” e addirittura alcune specie di tartarughe comunicano oralmente tra loro e con le madri quando sono ancora dentro l’uovo.
Non solo: questi animali hanno personalità distinte e vivono emozioni forti, ma “siccome non possono contare sulle espressioni facciali dei mammiferi, gli esseri umani spesso la cosa sfugge”. Ebbene, nel saggio romanzo, best-seller negli Stati Uniti, Il tempo delle tartarughe. Come l’animale più longevo ci insegna a prenderci cura di noi e del mondo (Aboca), la naturalista e scrittrice Sy Montgomery ci conduce per mano nel mondo di questi animali, con i quali l’autrice ha vissuto per lunghi mesi, all’interno di un centro di recupero e assistenza per tartarughe ferite o malate, il Turtle Survival Center.
Investimenti, siccità, caldo clandestino: tutte le minacce
Le tartarughe sono il gruppo principale di animali più a rischio sulla terra. “Investite dalle auto, travolte da tosaerba elettrici e falciatrici, morse dai cani, procioni, puzzole o lontre, divorate dai corvi e dagli scoiattoli, o afflitte da malattie dovute all’incuria o all’incompetenza delle persone che le avevano comprate come animali domestici”, ricorda l’autrice. Le uova sono minacciate dalle formiche che invadono i nidi, dalle larve di mosca. Non solo: soffrono per l’inquinamento, il cambiamento climatico – pochi gradi di calore determinano il sesso delle tartarughe, gli esperti spiegano che se la temperatura aumenterà ci saranno solo femmine e si estingueranno – e le specie invasive. In tempi di siccità, le radici assetate degli alberi penetrano nelle uova per risucchiarne l’umidità. “Un’alluvione può annegarle, il caldo eccessive le arrostisce”. Ed esiste inoltre un “commercio mostruoso e omicida che tratta la loro carne, le loro uova e i loro gusci”.
Il traffico di tartarughe è molto clandestino, ramificato e redditizio: una sola tartaruga scatola dello Yunnan può valere duecentomila dollari sul mercato nero. In molte parti dell’Asia, dove i loro gusci diventano penne o braccialetti, più di tre quarti delle specie native sono a rischio estinzione. “Tartarughe marine, tartarughe scatola, tartarughe punteggiate, tartarughe azzannatrici: nessuna specie è al sicuro”, afferma Sy Montgomery.
Vivere senza respirare né mangiare
Eppure le tartarughe sono animali antichi quanto i primi dinosauri, esistono da oltre 250 milioni di anni. Hanno caratteristiche straordinarie, tra cui la longevità: una tartaruga, racconta l’autrice, è morta poco tempo fa a 288 anni, quindi nacque “quando le case erano illuminate dalle candele e la medicina consisteva in gran parte di enteroclismi e salassi, e la malattia mentale veniva curata con la polvere ricavata dagli zoccoli di alce”. Un’altra tartaruga ha partorito a 140 anni. Alcune percepiscono la presenza di un lago a un chilometro e mezzo di distanza, altre migrano attraversando gli oceani per trovare la spiaggia in cui erano uscite dall’uovo. Alcune rimangono attive sotto acque coperte dai ghiacci. I colori sono vari, così come i gusci. “Sembra quasi”, scrive l’autrice, “che le tartarughe abbiano il potere di fermare il tempo. Il letargo permette loro di ingannare la morte emulandola. Non mangiano. Non respirano. I loro cuori infatti possono smettere di battere per molti minuti senza danno. Il metabolismo può ridursi del novantanove per cento”. Tra le specie che vanno in letargo, le tartarughe possono sopravvivere per mesi sepolte nel fango senza fare un respiro, alcune si paralizzano del tutto. Infatti, non hanno bisogno dei polmoni, ma assorbono l’ossigeno dai vasi sanguigni vicino alla superficie della pelle. Quando si ammalano, hanno guarigioni molto lente, ma spesso miracolose. Le tartarughe non possono uscire dal loro guscio, ed anche per questo hanno una vita così lunga.
Il dono dell’eternità e di tempo non lineare
Ma centinaia di milioni di anni di evoluzione non hanno preparato le tartarughe alla frenesia di cambiamento che gli esseri umani hanno portato in pochissimo tempo. E infatti il momento più doloroso per chi si occupa di loro, volontari ed esperti, è il momento del rilascio dopo che sono state curate. “Cose orribili”, nota la naturalista, “possono succedere alle bestiole rilasciate in natura, perché sono animali che arrancano a cinque chilometri allora e i cui cervelli non riescono nemmeno a individuare il movimento di una macchina in arrivo”. Ecco perché, “il momento del rilascio ha in sé l’eco di una perdita”.
Ma stare con le tartarughe ha valore terapeutico, perché modifica la nostra percezione del tempo. Da loro si intuisce che il tempo potrebbe non essere lineare, “non una freccia e un’arma mortale, ma un uovo, dove ogni fine porta un nuovo inizio. Le tartarughe”, conclude Montgomery, “sembrano accumulare il tempo, stagione dopo stagione di mistero sapienza e meraviglia. Con ogni trillo, cinguettio e ronzio, queste voci misurano il tempo delle tartarughe, rinnovando le alleanze che tengono il mondo in vita e offrendoci il dono dell’eternità”.