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Economia “al servizio dell’amore”: i consigli di un ex monaco per ritrovare la connessione con la Terra e con gli altri

Satish Kumar: utilitarismo e capitalismo pongono la vita umana “al di sopra delle altre forme di vita, riconoscendo il diritto di sfruttare vegetali, animali e oceani, un antropocentrismo in contrasto con la filosofia gandhiana della non violenza”
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Decostruire la convinzione che gli esseri umani siano altro dalla Natura e che per risolvere la crisi climatica occorra trovare soluzioni tecnologiche per “assoggettare” la Natura stessa: una concezione dualistica dannosa dalla quale dipende la nostra “incapacità di far fronte a molti odierni sconvolgimenti naturali, come gli incendi forestali, le alluvioni, il riscaldamento globale e le pandemie”. È quanto sostiene Satish Kumar – ex-monaco giainista, da oltre cinquant’anni un attivista per l’ambiente e la pace fondatore dello Schumacher College (centro internazionale per gli studi ecologici) – nel libro Radical Love. Come ritrovare la connessione profonda con la Terra con gli altri e con sé stessi (Aboca). Filosofie come utilitarismo e capitalismo pongono la vita umana “al di sopra delle altre forme di vita, riconoscendo il diritto di sfruttare vegetali, animali e oceani, un antropocentrismo in contrasto con la filosofia gandhiana della non violenza”. Ma la natura non è “là fuori” e non è al servizio dei nostri bisogni e non è inanimata.

I danni della politica della separazione

Per contrastare la crisi climatica serve dunque riconoscere che gli esseri umani sono parte della Natura esattamente come qualsiasi altra forma di vita. Nel riconoscere che siamo tutti interconnessi, passiamo da un paradigma della separazione a uno basato sulla relazione.

D’altronde, la concezione per cui gli esseri umani sono separati dalla Natura “è la stessa che suddivide gli esseri umani in gruppi distinti, secondo casta, classe, nazionalità, idee politica, genere, razza, religione, stile di vita”. Le politiche basate sulla separazione, il paradigma del nostro tempo, la divisione e il conflitto sono controproducenti e dispendiose. Producono guerra, cambiamento climatico e povertà. Ma anche l’inquinamento di mari e fiumi con prodotti chimici e plastiche, l’aumento delle emissioni, la distruzione delle foreste e la crudeltà degli allevamenti intensivi, l’avvelenamento del suolo, la diminuzione della biodiversità sono tutte mancanze d’amore e oblio del fatto che non nasciamo individui isolati e scollegati.

Dall’agricoltura all’energia, come trasformare il mondo

E allora, cosa fare? L’autore ha ricette etiche da un lato, pratiche dall’altro. Concretamente, serve tornare a una agricoltura ecologicamente rigenerativa e adottare metodi di coltivazione a misura d’uomo, locali, a basse emissioni e biologici, difendere attivamente la biodiversità contro le monocolture agricole. Serve trasformare le nostre città – che dovrebbero secondo Kumar avere massimo due milioni di abitanti – in luoghi dove poter vivere in modo sostenibile, con pannelli installati su tetti e giardini e raccolta di acqua quando piove.

Occorre anche un nuovo localismo che permetta alle persone di riprendere il controllo delle loro vite ed economie, delle loro comunità. Dobbiamo, afferma anche l’ex monaco e attivista, costruire economie locali non centralizzate, piccole imprese sostenibili e progetti agricoli rigenerativi, basati sui principi dell’agroecologia e della permacoltura. Ed evitare di usare sementi geneticamente modificate prodotte da multinazionali, che privano i contadini dell’autonomia. Infine, serve costruire sistemi energetici di proprietà comunitaria basati sullo sfruttamento del vento, dell’acqua e del sole.

Protestare, proteggere, costruire

Dal punto di vista etico, invece, ci sono tre atteggiamenti negativi da contrastare e tre positivi da mettere in atto. Il primo dei tre negativi è critica: ovviamente il pensiero critico e la metodologia del dubbio sono utili, ma quando si tratta di amore e legami interpersonali, la critica deve essere sostituita dall’apprezzamento e il dubbio dalla fiducia. Altro atteggiamento sbagliato è il lamento, che è una forma di aggressività che deriva dall’assenza di accettazione e dalla mancanza di fiducia. Terzo elemento negativo è il desiderio di controllo. L’unico uso costruttivo del controllo è il controllo di sé. In una economia “al servizio dell’amore” trovano invece spazio tre azioni: protestare, proteggere, costruire. Certamente serve invece dire no alle politiche e alle pratiche che nuocciono alla Terra e provocano il riscaldamento globale, anche eventualmente boicottando le aziende danneggiano. Oltre la protesta c’è poi la protezione “delle culture e le pratiche virtuose, non centralizzate, rigenerative e sostenibili e l’impegno perché siano protette”. A questa trasformazione esterna si affianca una trasformazione a livello spirituale. Al contrario di quanto si possa pensare, non bisogna contrapporre spiritualità e scienza, amore e ragione. Una scienza priva di spiritualità può diventare una scienza priva di etica, perché non è neutrale rispetto ai valori. Ma la spiritualità ha bisogno della scienza, altrimenti può trasformarsi in dogmatismo e settarismo. La scienza ha una visione parcellizzata del mondo e “aiutandoci a mantenere una mente aperta, ci aiuta a ricercare la verità e ad agire per il bene dell’intera umanità e di tutti gli esseri viventi, umani e non umani. La spiritualità, dal canto suo, vede il mondo come una totalità”.

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