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Terzo mandato in Trentino, il governo impugna: ma i ministri leghisti votano contro. Fugatti: “Attacco all’autonomia”

Spaccatura clamorosa in Cdm: gli esponenti del Carroccio dicono no all'atto che blocca le ambizioni di ricandidatura di Fedriga. Salvini minimizza: "Nessun problema, questioni locali"
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Come ampiamente previsto, il Consiglio dei ministri ha impugnato la legge regionale del Trentino che consente al governatore leghista Maurizio Fugatti di ricandidarsi per la terza volta, nonostante il limite dei due mandati stabilito nel 2004 dalla legge quadro attuativa della Costituzione. Il governo, dunque, conferma la linea adottata nei confronti della legge “salva-De Luca approvata in Campania, poi dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale. Una decisione che – in attesa del nuovo verdetto della Consulta – scrive per ora la parola fine alle ambizioni di ricandidatura di altri due governatori-simbolo del Carroccio a nordest: Luca Zaia in Veneto e soprattutto Massimiliano Fedriga in Friuli-Venezia Giulia, ente a statuto speciale come il Trentino. Così in Cdm va in scena una clamorosa, per quanto attesa, spaccatura: stavolta i ministri leghisti esprimono compattamente voto contrario all’impugnazione, mentre su De Luca il solo Roberto Calderoli, titolare del dicastero delle Autonomie, si era limitato a “rimettersi” al Consiglio.

Da palazzo Chigi si prova a minimizzare la rottura, con una velina in cui l’impugnazione viene definita un “strumento tecnico” e “non un fatto politico, atteso che il mandato di Fugatti scade nel 2028 e quindi la pronuncia della Corte costituzionale arriverà per tempo”. Anche il vicepremier e segretario del Carroccio Matteo Salvini sceglie di non calcare la mano e sfugge ai cronisti: “Nessun problema, questioni locali“. Il commento del governatore trentino, però, è durissimo: “Lo riteniamo un atto istituzionale molto pesante contro le prerogative dell’autonomia trentina, con una chiara valenza politica“, dice a margine del Festival delle Regioni a Venezia. Fugatti, infatti, sostiene che lo statuto speciale della Provincia autonoma di Trento consenta di non rispettare il limite nazionale dei due mandati: “A nostro modo di vedere non era opportuno intervenire. Le autonomie speciali, come la Corte costituzionale ha anche detto fra le righe nella sentenza della Campania, hanno potere legislativo su questa materia”, afferma. E non risponde alla domanda se la spaccatura a Roma potrà avere ripercussioni sulla giunta trentina: “Siamo nella fase della presa d’atto della posizione decisa dal governo”. La legge per la sua ricandidatura, d’altra parte, era stata votata anche da due eletti di Fratelli d’Italia in Consiglio provinciale, mentre altri due – allineandosi alle indicazioni del partito – avevano votato contro.

Ad attaccare la scelta del Cdm anche le parlamentari trentine della Lega Vanessa Cattoi ed Elena Testor, in una nota in cui si definisce l’impugnativa “una scelta politica“: “In linea con il principio autonomista, la Lega sottolinea che tra le competenze primarie figurano anche quelle in materia elettorale. Contestare la legge sul terzo mandato in Trentino equivale a violare i principi statutari della nostra autonomia e a equiparare la nostra regione alle altre, trascurando il valore distintivo delle regioni a statuto speciale. Queste ultime detengono una competenza legislativa esclusiva in tale ambito, come indirettamente riconosciuto dalla Corte costituzionale nella sentenza relativa alla Campania. L’autonomia del Trentino è un valore non negoziabile e fondamentale. Questo sia chiaro anche ai colleghi di maggioranza”.

Dissidi su cui le opposizioni hanno gioco facile a infierire: “Oggi il Cdm ha sancito la crisi di questa maggioranza, un vicepremier che vota contro il proprio governo in un Paese normale si dovrebbe dimettere“, attacca il capogruppo del Pd al Senato Francesco Boccia riferendosi a Salvini. Per la presidente dei senatori di Italia viva Raffaella Paita, “dopo la clamorosa spaccatura in Consiglio dei ministri sul terzo mandato, è lecito chiedersi se esista ancora un governo Meloni”. Mentre il deputato di Avs Filiberto Zaratti commenta: “Dalla politica estera alla materia elettorale lo scontro tra le anime del governo della destra è sempre più feroce”.

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