Terzo mandato trentino, Salvini: “Il governo impugna? Speriamo di no”. Verso lo scontro con la Lega in Cdm

Lunedì 19 maggio il governo di Giorgia Meloni è intenzionato a impugnare di fronte alla Corte Costituzionale la legge che consente il terzo mandato al presidente della provincia di Trento, ma prima deve affrontare un problema al suo interno: la contrarietà della Lega. Rispondendo ai cronisti a margine di un evento al Senato, il segretario del Carroccio e vicepremier Matteo Salvini ha risposto in modo lapidario a chi gli ha chiesto conferma dell’indiscrezione: “Non ne ho la più pallida idea, mi auguro di no“, ha tagliato corto. Posizione condivisa di fatto da un altro peso massimo della Lega di governo, il ministro degli Affari Regionali, Roberto Calderoli: mercoledì, rispondendo in Senato a un’interrogazione del Pd Dario Parrini, ha spiegato i motivi per cui la legge trentina è legittima e ha fatto capire di essere contrario alla sua impugnazione da parte del governo centrale, seppur premettendo che lo stabilirà il Consiglio dei ministri.
Quello di Calderoli non è un parere negativo di poco conto visto che, formalmente, in quanto ministro per gli Affari Regionali, lunedì dovrà essere proprio Calderoli a proporre al Consiglio dei ministri di impugnare la norma. Ma Meloni ha già deciso: come fatto per la Campania di Vincenzo De Luca anche la norma sul terzo mandato trentina va impugnata per stoppare non solo la ricandidatura di Maurizio Fugatti ma soprattutto quella del leghista Massimiliano Fedriga in Friuli Venezia Giulia.
Il senatore dem Parrini aveva presentato un’interrogazione in commissione Affari Costituzionali al ministro Calderoli per chiedere se il governo fosse intenzionato, dopo la legge della Campania che riguardava le Regioni a statuto ordinario, a impugnare anche la norma della provincia di Trento che è a Statuto speciale. Nello specifico, Parrini faceva riferimento alla sentenza del 2023 con cui la Corte Costituzionale aveva dichiarato illegittima la legge regionale sarda – altra a statuto speciale – che prevedeva deroghe al limite dei mandati per i sindaci.
Calderoli ha risposto premettendo di voler fare “alcune considerazioni” che riferirà anche in Consiglio dei ministri, aggiungendo che la decisione spetta al governo in maniera collegiale. Poi ha spiegato perché, secondo lui, la legge trentina sia legittima e non vada impugnata: in primo luogo, ha detto il ministro degli Affari Regionali, la provincia di Trento “non può essere considerata un ente locale, in quanto soggetto dotato di potestà legislativa” ricordando che la legge sul tetto ai due mandati per i sindaci del 2014 non si applica alle province autonome.
Ad aprile la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la legge della Campania ma per Calderoli “resta l’interrogativo sulla applicabilità alle Regioni a statuto speciale delle norme previste per quelle a statuto ordinario e, in caso affermativo, se queste possono essere estese anche al livello delle province autonome”. Ad ogni modo, ha aggiunto, nel caso del Trentino-Alto Adige “bisogna anche tenere presente la particolarità dell’alternanza dei due presidenti delle Province autonome alla carica di presidente della Regione, per metà consiliatura ciascuno”.
Infine ha concluso spiegando che la materia è già stata stabilita con la riforma costituzionale del 2001 e poi le Regioni a statuto speciale hanno modificato “nel dettaglio gli statuti” e solo la Sicilia ha introdotto il vincolo del secondo mandato.
Considerazioni che, ha spiegato Calderoli, farà anche in Consiglio dei ministri lunedì, ultima data utile per impugnare la legge trentina. Ed è probabile che, viste le premesse, in quella sede si verificherà uno scontro tra i ministri di Fratelli d’Italia e della Lega.