Il Consiglio dei ministri ha deliberato l’impugnazione davanti alla Consulta della legge regionale della Campania che consente al governatore dem Vincenzo De Luca di ricandidarsi per il terzo mandato alla guida della Regione. In un comunicato di palazzo Chigi si legge che le disposizioni, “ponendosi in contrasto con la normativa statale, violano l’articolo 122, primo comma, della Costituzione, nonché i principi di ragionevolezza e di uguaglianza nell’accesso alle cariche elettive fissati dagli articoli 3 e 51”. La Lega, però, ha voluto marcare la propria distanza sul tema dal resto della maggioranza: il leader del partito Matteo Salvini, vicepremier e ministro dei Trasporti, non ha partecipato alla seduta, mentre il ministro delle Autonomie Roberto Calderoli si è rimesso al Consiglio. Calderoli, riferisce il Carroccio, “ha sottolineato di essere favorevole, come la Lega ha sempre ribadito, a una modifica della legge nazionale” che impone alle Regioni di prevedere il limite dei due mandati, “su cui però, al momento, non c’è intesa”. La questione interessa in particolare al governatore veneto Luca Zaia, disponibile a ricandidarsi per la quarta volta (la legge è entrata in vigore quando era già stato eletto e quindi il primo mandato è rimasto escluso).
In Cdm Calderoli ha insistito sulle criticità che l’impugnazione comporta a livello più ampio, rispetto cioè alle Regioni che non hanno recepito la legge nazionale. Sarebbe meglio – è l’argomentazione della Lega – intervenire a monte con una legge nazionale ad hoc. Un auspicio che la premier, nella sua conferenza stampa, non aveva nascosto: “Obiettivamente non mi pare che si possa intervenire con un presidente di regione sì e uno no”, aveva detto, ricordando però che il limite dei due mandati è previsto già nella riforma costituzionale sul premierato, condivisa dagli alleati. Ma la Liga veneta, la sezione regionale del Carroccio, non ci sta: “In Veneto la Lega non si conta ma si pesa, con gli ottimi risultati di Zaia. A costo di andare avanti da soli”, rimarca la senatrice Erika Stefani.
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La Redazione
Roma, 16 gen.(Adnkronos) - "Alla fine di questa giornata sono convinto che avremo tutti le idee più chiare e soprattutto contribuiremo a rendere in questa nazione la convivenza vigile con le calamità naturali più serena, più responsabile, più consapevole. Dopotutto è questo ciò che si chiede alla comunità italiana: toccare meno il corno rosso, toccare meno ferro, fare meno scongiuri e lavorare per attrezzarsi a vivere su una terra fragile, debole, bella, bellissima. E proprio per questo vogliamo dare il nostro contributo a un dibattito che negli ultimi decenni non è stato particolarmente coinvolgente". Lo ha detto il ministro per la protezione civile Nello Musumeci intervenendo al convegno 'Beni culturali e catastrofi naturali: idee per la tutela'.
Roma, 16 gen. (Adnkronos) - "Guardo l'orologio perché io avrei dovuto cominciare a parlare alle 10 e finire alle 10.15 mentre tu, caro ministro Giuli, avresti dovuto cominciare alle 10.15 e finire alle 10.30. Ma siccome i due capi dipartimento ci hanno messo in difficoltà perché hanno parlato 5 minuti ciascuno io sto cercando di riallinearmi agli orari del programma. Perché qua i sabotaggi sono peggio delle ferrovie...". Lo ha detto Nello Musumeci, ironizzando, al convegno 'Beni culturali e catastrofi naturali: idee per la tutela'. Il suo intervento era previsto alle 10 ma i brevi interventi del capo dipartimento Protezione Civile Fabio Ciciliano e di Casa Italia Lukgi Ferrara lo hanno costretto ad anticipare.
Roma, 16 gen. (Adnkronos) - "Il bene culturale è l'elemento identitario che lega un uomo a un territorio. A fronte di tutto questo qual è il nostro compito? E' quello di porci due domande, anzi tre. La prima domanda: è lacunosa la normativa vigente sulla tutela dei beni culturali in Italia? Esiste una diffusa sensibilità su questo tema o, invece, il mondo della cultura, della accademia appare poco interessato e poco sensibile? E la terza domanda: si evidenzia la necessità di bussare alla porta dell'Unione europea per chiedere l'istituzione di un istituto internazionale che per la sua stessa funzione possa cooperare con gli stati membri per creare un organismo atto a intervenire in caso di necessità? E direi anche senza necessità perché la prevenzione non sempre è dettata dalla necessità. Attorno a questi temi oggi dovremmo ricavare qualche punto". Lo ha detto il ministro della Protezione civile, Nello Musumeci intervenendo al convegno 'Beni culturali e catastrofi naturali: idee per la tutela' in corso a Roma.
Roma, 16 gen. (Adnkronos) - "L'italia, tra i paesi europei, è quello più esposto per i rischi naturali ed è anche quello più dotato di beni culturali. Parliamo di opere d'arte, monumenti, documentazione cartacea, di biblioteche, di pinacoteche, di dimore storiche, anche provate, che sono un patrimonio da non sottovalutare". Lo ha detto il ministro per la Protezione Civile e per le Politiche del Mare, Nello Musumeci, intervenendo a Roma al Convegno Beni Culturali e Catastrofi Naturali: idee per la tutela. "Il tema delle catastrofi naturali non è particolarmente approfondito e non ha appassionato particolarmente il mondo accademico dove e rimasto chiuso in alcuni ambienti- denuncia Musumeci - a mio avviso, invece, dovrebbe interessare tutti a cominciare dagli enti territoriali".
"L'ostacolo è di carattere psicologico: convincere dell'utilità di affrontare un tema - dice -perché conoscendo si può affrontare con la competenza minima che si richiede alle istituzioni". "E' un errore pensare solo al terremoto, perché buona parte degli archivi storici si trovano negli scantinati che sono i luoghi dove per prima arriva l'acqua nel caso di inondazione di un fiume", dice ancora. "Questo ci fa capire quanto la materia sia complessa", spiega ancora Musumeci.
Roma, 16 gen. (Adnkronos) - "L'ambizione che tutti abbiamo è di fare della Protezione Civile un modello non solo emergenziale, lo è già da diversi anni". Lo ha detto il ministro della Protezione civile Nello Musumeci, intervenendo a Roma al convegno 'Beni culturali, catastrofi naturali- Idee per la tutela'. "Ringrazio il Capo Dipartimento Fabio Ciciliano per essersi subito messo a disposizione, come sempre fa quando si tratta di organizzare eventi che diventano occasione di analisi e dibattito, di confronto e approfondimento. E ringraziarlo anche per avere assunto l'impegno di coordinare otto interventi in Italia di riqualificazione sul 'modello Caivano' e al tempo stesso reggere le sorti di un dipartimento tra i più complessi, quale è quello della protezione civile- dice Musumeci- Lo ringrazio e lo esorto ad avere la testa e il cuore divisa al 50 per cento, per il Dipartimento della Protezione civile e al 50 per cento per la riqualificazione modello Caivano".
"Lo dico perché ne conosco le capacità e perché l'ambizione che tutti abbiamo, a partire dal Presidente del Consiglio, è di fare della nostra Protezione civile un modello non solo dal punto di vista emergenziale, lo è già da diversi anni e non è certo merito mio- aggiunge il ministro - Ma è merito di tutta la comunità scientifica e amministrativa del dipartimento, ma la protezione deve tornare, forse non lo è mai stata, deve essere innanzitutto prevenzione. Ne sono fermamente convinto e questo è il tema sul quale il governo si gioca a credibilità".
Roma, 16 gen. (Adnkronos) - "La Protezione Civile deve essere innanzitutto prevenzione. Ne sono fermamente convinto. Questo è il tema sul quale il governo si gioca la sua credibilità e noi abbiamo il dovere di operare su questo obiettivo". Lo ha detto il ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, intervenendo a Roma al convegno su 'Beni culturali e catastrofi naturali, idee per la tutela', alla presenza del Capo dipartimento Protezione civile Fabio Ciciliano e del ministro della Cultura Alessandro Giuli.
(Adnkronos) - "Oggi, in America sta prendendo forma un'oligarchia di estrema ricchezza, potere e influenza che minaccia letteralmente l'intera democrazia, i nostri diritti e le nostre libertà fondamentali, e una giusta possibilità per tutti di andare avanti". E' il monito lanciato dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden nel discorso di addio alla nazione a cinque giorni dall'insediamento di Donald Trump. Parole pronunciate dallo Studio Ovale molto probabilmente riferite al miliardario Elon Musk, al fianco del presidente eletto sin dalla sua vittoria, e al Ceo di Meta Mark Zuckerberg.
Il Presidente ha delineato alcune delle sue preoccupazioni più urgenti, tra cui quella che ha definito una stampa libera “fatiscente”, l'influenza smisurata del complesso militare-industriale, la crescente disinformazione e la necessità di eliminare il denaro nero dalla politica. Ha anche chiesto emendamenti costituzionali per garantire la responsabilità presidenziale, sostenendo che nessun presidente dovrebbe essere immune da procedimenti giudiziari per i crimini commessi durante il suo mandato.
Citando l'avvertimento dell'ex presidente Dwight Eisenhower contro un "complesso militare-industriale" - utilizzato nel discorso d'addio del 1961 per mettere in guardia contro "la potenziale ascesa disastrosa di potere mal riposto" - Biden ha affermato che "sei decenni dopo sono ugualmente preoccupato per la potenziale ascesa di un complesso tecnologico-industriale". Il che, ha sottolineato, "potrebbe rappresentare pericoli reali anche per il nostro Paese".
Citando i social media e criticando la loro non accurata verifica dei fatti, il presidente americano ha dichiarato che ''i social media stanno rinunciando al fact-checking. La verità è soffocata dalle bugie raccontate per il potere e per il profitto". Biden ha anche messo in guardia dai potenziali pericoli dell'intelligenza artificiale, definendola "la tecnologia più importante del nostro tempo".
Secondo Biden, infatti, "niente offre possibilità e rischi più profondi per la nostra economia, la nostra sicurezza e la nostra società". Quindi, senza misure di salvaguardia, l'intelligenza artificiale potrebbe "generare nuove minacce ai nostri diritti, al nostro stile di vita, alla nostra privacy, al nostro modo di lavorare e di proteggere la nostra nazione".
Biden ha quindi augurato successo alla nuova amministrazione Trump. Ma, allo stesso tempo, ha avvertito: la Costituzione deve essere modificata per "chiarire che nessun presidente" è "immune dai crimini che commette mentre è in carica". L'Nbc nota però che un emendamento costituzionale richiederebbe un grande sostegno e un bipartitismo sia a livello federale sia statale, il che lo rende improbabile nel breve termine. "Il potere di un presidente non è illimitato", ha detto Biden. "Non è assoluto e non dovrebbe esserlo", ha aggiunto.
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