Paragon, Ranucci e Cancellato auditi al Parlamento Ue. Il conduttore di Report: “Mai un clima così pesante in 35 anni di Rai”

Lo stato di diritto in Italia all’esame del Parlamento europeo. L’audizione in commissione per le Libertà Civili, la Giustizia e gli Affari Interni (LIBE) dell’Eurocamera ha sollevato tutti i dubbi delle istituzioni europee, della politica e delle organizzazioni non governative in tema di libertà civili, diritti umani, giustizia e indipendenza dei media. Invitati anche i ministri dell’Interno e della Giustizia, Matteo Piantedosi e Carlo Nordio, che però hanno preferito disertare la seduta inviando due funzionarie dei rispettivi dicasteri. Presenti, invece, il conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, che ha denunciato numerose pressioni interne alla Rai, e il direttore di Fanpage, Francesco Cancellato, che ha denunciato di essere stato spiato col software-spia israeliano Paragon.
I due reporter hanno parlato, nel corso dell’audizione blindatissima e a porte chiuse, di cui Ilfattoquotidiano.it può riportare i contenuti dopo aver parlato con alcuni dei partecipanti, dei propri casi in apertura di audizione e proprio Ranucci ha descritto un clima opprimente all’interno dei corridoi dell’azienda radiotelevisiva pubblica. Una situazione che, ha precisato, non ha mai vissuto in 35 anni di carriera in Rai. Ha poi ricordato l’elenco delle querele ricevute da diversi esponenti della maggioranza, tra cui Ignazio La Russa e Adolfo Urso. A rispondergli è stato l’europarlamentare di Fratelli d’Italia, Nicola Procaccini: “Se la Rai la mantiene e se le rinnovano il contratto tutte le sue accuse diventano non vere”. Pronta la risposta: “Veramente sono un dipendente Rai e quindi non mi devono rinnovare il contratto. Al massimo mi possono licenziare”. Il conduttore di Report, a precisa domanda, ha inoltre dichiarato che starebbero circolando voci su possibili tagli al suo programma. Cancellato, invece, dice di essere ancora in attesa di una risposta dal Copasir su chi ha autorizzato l’uso di Paragon sui suoi dispositivi.
I temi in discussione, però, erano vari e articolati. Dai diritti Lgbtqi+ a quelli delle persone migranti, fino alla giustizia. A prendere la parola sono stati i rappresentanti delle organizzazioni non governative. La prima è stata Roberta Parigiani, portavoce del Movimento Identità Trans (Mit) che si è lanciata in un attacco al ministro per le Pari Opportunità, Eugenia Maria Roccella, affermando che il suo tavolo tecnico “lavora nell’ombra” con membri scelti solo perché “vicini al mondo cattolico e contro le persone trans”, riferiscono le fonti. Accuse simili sono state mosse da Alessia Crocini, presidente di Famiglie Arcobaleno, alla Garante per l’infanzia Marina Terragni che sarebbe stata nominata senza meriti se non quelli di essere “vicina al governo e avere posizioni transfobiche“.
La replica è arrivata per bocca ancora di Procaccini, che nei giorni scorsi ha attaccato la vicepresidente del Parlamento Ue e presidente del gruppo di monitoraggio sullo stato di diritto, Sophie Wilmès (Renew), accusandola di aver voluto silenziare le voci in difesa dell’operato del governo rifiutando di invitare all’audizione personalità indicate dal partito di Giorgia Meloni, tra cui il direttore del Tempo, Tommaso Cerno, e Paola Ferazzoli, presidente di Giornaliste Italiane. Procaccini ha ricordato che Parigiani e Crocini hanno detto che il governo Meloni non ha messo in atto alcun provvedimento contro la comunità Lgbtqi+. “Ma come pretendete che lo stesso governo oggi faccia cose (a sostegno di precisi movimenti o comunità, ndr) che sono contrarie alle proprie convinzioni e punti di vista?”. E ha poi aggiunto che, ad esempio, l’esecutivo si è schierato contro la maternità surrogata “perché siamo contro la mercificazione” della natalità.
Gli ha risposto l’eurodeputato del Pd, Alessandro Zan, citando i dati: nel 2024, ha ricordato, ci sono state 3.600 aggressioni motivate dall’omotransfobia e dai “discorsi d’odio” anche di rappresentanti di questo esecutivo. Il governo, ha detto riprendendo le affermazioni di Procaccini, non fa leggi contro i diritti ma lavora per alimentare il clima d’odio e intolleranza. Ad esempio, ha aggiunto, la circolare Piantedosi e il ddl varchi criminalizzano i figli delle famiglie arcobaleno: “Le istituzioni sono crudeli – ha concluso – Il governo fa cose crudeli e deplorevoli”. “Non fare leggi non significa non perseguitare”, gli ha fatto eco Crocini. L’eurodeputato del Movimento 5 Stelle, Gaetano Pedullà, parla di “azioni del governo italiano inconciliabili con lo stato di diritto”. In una nota diffusa nel corso della seduta, il pentastellato ha poi accusato i due ministri di “scappare perché sono a corto di argomenti visto il colpevole accanimento del governo Meloni nei confronti dei giudici, dei giornalisti e delle famiglie arcobaleno. La loro assenza denota mancanza di rispetto istituzionale nei confronti del Parlamento europeo e menefreghismo quando si parla di diritti fondamentali dei cittadini. Il giornalista Sigfrido Ranucci ha denunciato la situazione in Rai e la sistematica demonizzazione del lavoro d’inchiesta che conduce nella trasmissione Report, accuse gravi e circostanziate alle quali nessuno ha risposto nel merito. Adesso ci aspettiamo una relazione di condanna dell’Italia per le ripetute violazioni dello stato di diritto così come documentate dall’ultima relazione annuale della Commissione europea”.
Hanno preso poi la parola le funzionarie governative, Alessandra Giansante per la Giustizia e Isabella Confortini per gli Interni. La rappresentante del Viminale ha spiegato la posizione dell’esecutivo sul Protocollo Albania, sostenendo che è stato analizzato con molta attenzione dalle istituzioni Ue e che i suoi contenuti fanno riferimento alla Convenzione sui diritti dell’uomo. La funzionaria ha spiegato che chi andrà in Albania sarà sottoposto alla stessa legislazione sui diritti dei migranti e richiedenti asilo in Italia, con il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale che monitorerà quello che accade in Albania. Lo straniero trattenuto, ha aggiunto, potrà presentare istanze e reclami al garante. L’intervento ha provocato le reazioni di alcuni presenti. Pedullà si è detto “indignato” per la decisione dei ministri di disertare l’incontro e “inviare dei funzionari che leggono notizie non condivisibili e in parte non vere”. Zan si dice “costernato per l’assenza dei ministri, rappresentazione plastica di quanto siano interessati allo stato di salute di democrazia e diritti fondamentali in Italia”.