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Israele bombarda gli sfollati a Gaza: 7 morti. E attacca Beirut: “Colpito deposito di Hezbollah”

Il gruppo che governa la Striscia ha avanzato una nuova proposta per la tregua. Ma fonti rivelano che l’esercito di Tel Aviv si prepara a "incrementare la pressione e stringere il cappio su Hamas"
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All’indomani della proposta di tregua da parte di Hamas in cambio della liberazione di tutti gli ostaggi ancora nella Striscia, continuano i bombardamenti dell’esercito israeliano a Gaza, che ha ripreso i combattimenti lo scorso 18 marzo, violando il cessate il fuoco raggiunto a gennaio. Questa volta i raid si sono abbattuti sui “sulle tende degli sfollati” a Hamad City, nel governatorato di Khan Yunis. A riferirlo è stato il corrispondente dell’agenzia palestinese Wafa, mentre nelle ultime 24 ore sono almeno 40 i palestinesi morti negli attacchi dell’esercito di Tel Aviv.

Gli attacchi proseguono però anche in Libano: nel pomeriggio, l’esercito israeliano ha infatti chiesto l’evacuazione di un edificio ad Hadath, sobborgo meridionale di Beirut. L’Orient le Jour online scrive che pochi minuti dopo aver lanciato un “allarme urgente e importante per i residenti della periferia sud di Beirut”, il portavoce di lingua araba dell’esercito israeliano, Avichay Adraee, ha chiesto di “evacuare immediatamente (l’edificio in rosso sulla mappa)”. Mentre gli abitanti fuggivano dal quartiere preso di mira, droni e aerei israeliani entravano nello spazio aereo libanese. Successivamente Idf ha comunicato di avere “distrutto un importante deposito di armi di Hezbollah“. A fronte del raid, il presidente libanese Joseph Aoun ha chiesto a Stati Uniti e Francia, garanti dell’accordo di cessate il fuoco che ha posto fine alla guerra tra Israele e Hezbollah, di ”costringere” Tel Aviv a “cessare immediatamente” i suoi attacchi, a seguito del raid.

Il fronte diplomatico – Intanto il premier del Qatar Abdulrahman al-Thani ha dichiarato di “aver visto progressi nei colloqui su Gaza giovedì”. A Doha nei giorni scorsi è arrivato il capo del Mossad, David Barnea, che avrebbe incontrato lo stesso al-Thani. Dalla Turchia, invece, il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, nella conferenza stampa con il premier, ha detto che “Hamas è più disposta ad accettare un accordo che vada oltre un cessate il fuoco e mira a trovare una soluzione a lungo termine alla crisi con Israele”. Per Ankara la soluzione resta quella dei due Stati. L’Egitto nel frattempo, nell’ambito dei negoziati per un accordo, ha chiesto ad Hamas, entro l’inizio di maggio, un “dossier completo” sulle condizioni degli ostaggi a Gaza.

La proposta di Hamas – Il 26 aprile il gruppo terroristico che governa la Striscia ha messo sul piatto dei negoziati una nuova proposta: la liberazione di tutti gli ostaggi israeliani ancora nelle sue mani “in un’unica soluzione” in cambio del ritiro dell’Idf e di un cessate il fuoco della durata di 5 anni. Un passo che arriva dopo l’offerta di Tel Aviv, 45 giorni di tregua e 10 ostaggi liberati, motivata dal fatto che Hamas punta alla fine della guerra, e al ritiro di Israele dalla Striscia, e non vuole “accordi parziali” con il governo di Benyamin Netanyahu.

Altri responsabili di Hamas, sempre in forma anonima, hanno sottolineato a diversi media arabi anche la disponibilità a “lasciare il governo della Striscia all’Autorità nazionale palestinese, oppure a un comitato di tecnocrati indipendenti scelti dall’Egitto”. E, pur rifiutando di abbandonare le armi, a “far uscire da Gaza combattenti in cambio della loro incolumità”. Tesi e proposte a cui si è aggiunta la pubblicazione di un video che mostrerebbe i miliziani delle brigate Qassam che scavano sotto le macerie di un tunnel bombardato dall’Idf, per trarre in salvo con successo un ostaggio israeliano. Fonti militari citate dai media hanno però ammonito che l’esercito si prepara a “incrementare la pressione e stringere il cappio su Hamas“.

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