Dagli idonei scavalcati dal concorso Pnrr agli errori nei quesiti: l’eterno caos della selezione docenti in Italia

Per chi è lontano dal mondo della scuola non è nemmeno facile capire quanto sta accadendo, ma sostanzialmente questa dei concorsi Pnrr è la storia di un gran pasticcio iniziato all’epoca del ministero diretto da Patrizio Bianchi e proseguito nell’epoca del leghista Giuseppe Valditara.
Una guerra senza precedenti tra maestri e professori che puntano al posto di lavoro stabile magari dopo decenni di precariato. C’è di tutto in questa narrazione: gente che ha fatto un concorso nel 2020 ed è stata scavalcata da chi l’ha tenuto nel 2023; maestri e professori che per avere il posto di sostegno devono – dopo un concorso – fare corsi abilitanti spostandosi per centinaia di chilometri lasciando vuota la cattedra; ritardi nello svolgimento delle prove e nella costituzione delle commissioni, con il conseguente protrarsi delle immissioni in ruolo a dicembre anziché alla partenza dell’anno scolastico; docenti in maternità che hanno vinto il Pnrr1 e che temono di perdere l’assunzione in ruolo se non conseguono l’abilitazione all’insegnamento entro il 31 agosto 2025. L’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la notizia dell’errore in un quesito del concorso Pnrr2 che costringerà migliaia di candidati a ripresentarsi il prossimo cinque maggio per rifare una domanda in cinque minuti. Trecento secondi che costeranno anche parecchio a chi si dovrà spostare da una parte all’altra dell’Italia.
Di errori il professor Massimo Arcangeli, linguista e docente universitario ne ha segnalati a centinaia. La prima volta attraverso Facebook nel marzo 2022 denunciando decine e decine di quiz somministrati nei test a risposta multipla “erronei, mal posti, fuorvianti, escogitati per indurre in errore o non pertinenti”. Il 21 giugno dello stesso anno Arcangeli con colleghi, scrittori, intellettuali fra i più noti e autorevoli del nostro Paese tra cui Massimo Cacciari, Alessandro, Barbero, Andrea Liberovici, Salvatore Settis, Aldo Nove, Luciano Canfora, Donatella Di Cesare e tanti altri ha lanciato un appello contro il concorso. Più tardi lo stesso Arcangeli, arrivato il Governo Meloni, ha presentato un dossier di settecento pagine ottenendo l’attenzione della sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti ma nulla di più.
“E’ da mesi che al ministero – spiega Arcangeli a ilfattoquotidiano.it – fanno finta di nulla. Almeno con Bianchi c’era stato qualche intervento per sanare alcuni quesiti ma Valditara non ha mai risposto alle mie denunce. Manca la volontà politica di intervenire. Questo è il concorso più scandaloso dell’Italia repubblicana ma noi andremo avanti e siamo pronti a portare le nostre istanze in Europa”. A bussare da tempo alla porta del ministero senza ottenere nulla sono anche i docenti del movimento “IdoneInsieme” che pur avendo superato il concorso 2020 sono stati scavalcati da chi l’ha fatto con il Pnrr nel 2023 e 2024. Un’esclusione che ha scatenato anche i sindacati. La norma prevede, prioritariamente rispetto all’utilizzo delle graduatorie dei concorsi ordinari 2020, lo scorrimento delle graduatorie dei concorsi Pnrr con i candidati risultati idonei per avere raggiunto, o superato, il punteggio minimo previsto per il superamento della prova orale, in misura non superiore al 30% dei posti messi a bando. Tuttavia, il movimento contesta che il bando del concorso Pnrr1 prevedesse l’inserimento esclusivo dei vincitori, rammentando che il Disegno Legge75/2023 disponesse la proroga delle graduatorie del concorso 2020 fino al loro esaurimento. Secondo questi docenti “non si rispetta neanche il principio della priorità cronologica vigente nella pubblica amministrazione”. A stare dallo loro parte è il segretario nazionale della Uil Scuola, Giuseppe d’Aprile: “In questi mesi abbiamo sostenuto in diverse piazze d’Italia i docenti risultati idonei al concorso 2020 che, pur avendo superato tutte le prove e dimostrato la loro competenza, hanno finora vista bloccata la loro assunzione in ruolo”. La Uil ha proposto anche una soluzione: “Prima ancora – spiega D’Aprile – delle nuove procedure concorsuali, Pnrr1 e Pnrr2, avevamo proposto al ministro di assumere tutti gli idonei del 2020 della specifica regione e successivamente redistribuire i posti autorizzati nella stessa e non coperti per mancanza di aspiranti, tra quelle che hanno esaurito il proprio contingente ma che dispongono ancora di cattedre vacanti e di idonei in graduatoria”. La risposta è stata l’indizione di nuove procedure concorsuali, senza aver prima esaurito tutte le graduatorie comprensive degli idonei, pochi dei quali assunti e, invece, numerosi che sono in attesa di una stabilizzazione e che ora si vedranno anche in coda rispetto a docenti che hanno superato i nuovi concorsi ma che non sono rientrati tra i vincitori risultando a loro volta idonei. In sintonia con la Uil è anche la numero uno della Fl Cgil, Gianna Fracassi: “Il precariato nella scuola italiana è stato negli ultimi anni bersaglio di provvedimenti non risolutivi e ingiusti, che hanno prodotto frammentazione e, in molti casi, contrapposizione tra queste categorie di lavoratrici e lavoratori, sempre più privati di diritti e tutele e resi ancora più ricattabili. È il caso dell’ultimo decreto che, nel tentativo di porre rimedio all’incapacità di raggiungere gli obiettivi assunzionali previsti dal Pnrr, integra le graduatorie degli ultimi concorsi trascurando il diritto alla precedenza legittimamente rivendicato dagli idonei dei concorsi 2020, da anni in attesa di una prospettiva di stabilizzazione”.
Anche il sindacato di Maurizio Landini ha chiesto più volte di sospendere l’indizione di nuovi concorsi fino all’esaurimento delle precedenti graduatorie ma hanno deciso di continuare a emanare bandi “pur senza essere in grado di gestire le procedure concorsuali, come dimostrano i ritardi di espletamento e la sovrapposizione temporale delle prove orali del concorso Pnrr1 con quelle scritte del Pnrr2, causando non poche disfunzionalità”.
Più pacata ma comunque critica la segretaria della Cisl Scuola, Ivana Barbacci: “In questi ormai tre anni dall’entrata in vigore del reclutamento Pnrr da noi fermamente contestato dal primo momento anche attraverso lo sciopero, riconosciamo che alcune modifiche migliorative si stanno concretizzando. La prima è stata fatta nel 2023 con il decreto legge che ha trasformato ad esaurimento le graduatorie del concorso 2020 con l’inserimento di tutti gli idonei. Avremmo voluto lo scorrimento da subito e su tutti i posti residui ma gli obiettivi europei delle settanta mila assunzioni hanno previsto la nomina degli idonei solo dopo il raggiungimento di tale numero. Abbiamo ottenuto che invece si procedesse ad assumere gli idonei 2020 già da quest’anno. Il Decreto Legge 45 apre ad una prospettiva di nomina anche per altri idonei che nel frattempo sono arrivati per aver superato il concorso 2023”. Infine, Marcello Pacifico, presidente dell’Anief: “Bisogna risolvere il problema del precariato per impedire la mancata soluzione della reiterazione dei contratti con il doppio canale di reclutamento dalle graduatorie per le supplenze”.
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