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Nordio delude Fi: “Non cambieremo la Severino, dopo l’abuso d’ufficio rischieremmo conseguenze in Europa”

Il ministro ammette che la legge sulla sospensione degli amministratori condannati in primo grado non verrà modificata. Rabbia degli azzurri: "La invitiamo a ripensarci"
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“In questo momento la nostra maggiore preoccupazione è la lotta alla criminalità amministrativa, quindi non possiamo e non intendiamo cambiare” la legge Severino. A dirlo ufficialmente, e per la prima volta, durante il question time alla Camera è il ministro della Giustizia Carlo Nordio, rispondendo a un’interrogazione di Forza Italia che chiedeva se il governo intendesse “adottare iniziative” per modificare il decreto legislativo del 2012, nella parte in cui prevede la sospensione degli amministratori regionali e locali condannati anche solo in primo grado. Un tema da sempre nell’agenda dell’ala più “garantista” della maggioranza, e che a intervalli regolari si riaffaccia nel dibattito politico: pochi giorni fa a tirarlo fuori erano stati proprio i berlusconiani, cavalcando la sentenza francese sull’incandidabilità di Marine Le Pen. L’ipotesi di riscrivere la Severino convince anche la Lega di Matteo Salvini, ma non Fratelli d’Italia e la premier Giorgia Meloni, che sul tema ha sempre mostrato freddezza e nel 2022 non aveva appoggiato il referendum promosso a questo scopo, poi fallito per mancanza di quorum. Lo scorso luglio, peraltro, la Camera aveva approvato un ordine del giorno che impegnava il governo a modificare la legge escludendo la sospensione in caso di condanna non definitiva: a votare a favore il Carroccio, Forza Italia e il Pd, mentre il gruppo di Fratelli d’Italia si era astenuto.

Nordio dunque ora si piega alla linea del partito che lo ha eletto, ammettendo che quell’impegno non sarà rispettato. E nella sua risposta in Aula è percepibile l’imbarazzo: “Ci rendiamo conto che la legge Severino confligge, almeno teoricamente, con il principio di presunzione d’innocenza. D’altro canto questo principio è già affievolito in altre situazioni, basti pensare alla carcerazione preventiva”, esordisce, come a volersi giustificare. E ricorda proprio il voto di due anni fa: “Sappiamo quante siano state le polemiche e le iniziative extra-legislative, anche referendarie, su questo determinato punto, ma hanno avuto il risultato che hanno avuto“, dice. Il passaggio più rilevante del discorso però è un altro: per spiegare la scelta di non intervenire sul tema, il Guardasigilli prefigura che una modifica della Severino potrebbe provocare una reazione delle istituzioni europee, già allarmate dall’abolizione dell’abuso d’ufficio disposta con la legge Nordio. “Quando siamo stati chiamati per spiegare le ragioni dell’abrogazione”, sostiene il ministro, “abbiamo convinto l’Europa che la soppressione del reato non avrebbe comportanto nessun danno grazie alla complessità del nostro arsenale normativo per la lotta contro la corruzione. L’Europa ci è venuta incontro e ci ha dato ragione sul punto. A questo punto, toccare ancora questo argomento io credo che non sarebbe opportuno“, ammette con un filo di voce. Per poi chiudere con un contentino di facciata agli azzurri: “Certamente, lo ripeto ancora una volta, è un vulnus alla presunzione d’innocenza su cui prima o dopo bisognerà riflettere“.

A sottolineare la portata dell’ammissione di Nordio è la deputata M5s Valentina D’Orso, capogruppo in Commissione Giustizia: “Nel corso del question time alla Camera il ministro Nordio ha sostanzialmente confessato che il suo governo con la cancellazione dell’abuso d’ufficio l’ha fatta grossa e che ha poi dovuto sudare sette camicie per placare l’ira dell’Europa, il che peraltro non è vero e presto se ne accorgeranno. Lo ha detto spiegando che, suo malgrado, non può cancellare anche la legge Severino, perchè se facesse anche questo la faccenda diventerebbe troppo sporca. Apprezziamo la sincerità del ministro, molto meno le parole deliranti sulla presunta priorità data dal governo Meloni alla lotta alla corruzione, smentite venti secondi dopo dalla confessione sulla nefandezza compiuta sull’abuso d’ufficio e da tutte le leggi che il suo governo e la maggioranza hanno approvato e proposto”, attacca.

La risposta del ministro è stata accolta con sorpresa e delusione da Forza Italia. Uno smacco percepibile già nella reazione immediata del deputato azzurro Pietro Pittalis, firmatario dell’interrogazione insieme ai colleghi Davide Bellomo, Tommaso Calderone ed Enrico Costa: “Signor ministro, lei sa la stima che io nutro nei suoi confronti, però mi sarei aspettato una risposta di altro tenore“, ha esordito nelle repliche. “Comprendiamo il momento storico in cui la legge Severino venne approvata, una fase di estrema debolezza della politica e di supplenza della magistratura. A distanza di ben 13 anni dalla sua entrata in vigore, se proviamo a tracciare un giudizio consuntivo, scopriamo che nella stragrande maggioranza dei casi i sindaci, amministratori e consiglieri regionali sospesi sono stati assolti nei gradi successivi, e questo in barba al principio di presunzione di innocenza. Le disposizioni contenute nella legge Severino, oltre a porsi in palese contrasto con il principio di garanzia di cui all’articolo 27 della Costituzione, recano quale unica conseguenza un grave e irreparabile danno per la vita delle comunità coinvolte, che rimangono prive dei propri amministratori e dunque senza guida, e un parimenti grave nocumento per le figure dei pubblici amministratori coinvolti, la cui vita politica e personale viene irreversibilmente travolta e segnata. Questo è il problema, non altro. Io le chiedo di ripensare alla sua visione su questo aspetto”, conclude.

Poco dopo i deputati azzurri in Commissione Giustizia firmano un duro comunicato: “Il ministro Nordio, rispondendo al question time, ha detto che la legge Severino non cambierà. Una risposta che contraddice l’impegno assunto dal governo in Parlamento“, denunciano. “Difendere i principi costituzionali, che norme populiste hanno piegato e soffocato, significa garantire il buon andamento della pubblica amministrazione, scongiurando cedimenti alla scorciatoia giudiziaria e tutelando gli innocenti da conseguenze irrimediabili sullo svolgimento del mandato conferito dagli elettori. Lavoreremo affinché a breve sia il Parlamento ad esprimersi sulla proposta di legge che abbiamo presentato”, affermano Pittalis, Bellomo, Calderone e Costa.

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