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Sempre più italiani in fuga: espatri aumentati del 20% rispetto al 2024. Mai così tanti negli anni Duemila

La crescita è dovuta esclusivamente all’impennata di espatri di cittadini italiani che si dirigono prevalentemente in Germania, Spagna e Uk
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L’Italia continua a perdere cittadini, che decidono di andare all’estero in cerca di un lavoro soddisfacente e di un welfare migliore, per conquistare la propria indipendenza senza dovere dipendere – come spesso accade nel nostro Paese – dal patrimonio lasciato dalle generazioni precedenti. E sperimentando una buona qualità di vita. I dati dell’Istat confermano una tendenza ormai in atto da anni, ma i numeri certificano un aumento che è il valore più elevato finora osservato negli anni Duemila. Le emigrazioni per l’estero nel 2024 sono aumentate del 20,5% e passano così da 158mila del 2023 a poco meno di 191mila. Un aumento che è dovuto esclusivamente all’impennata di espatri di cittadini italiani (156mila, +36,5% rispetto al 2023) che si dirigono prevalentemente in Germania (12,8%), Spagna (12,1%) e Regno Unito (11,9%), mentre circa il 23% delle emigrazioni dei cittadini stranieri è riconducibile al rientro in patria dei cittadini romeni.

Sempre meno italiani decidono di rientrare – Nel 2024 le immigrazioni dall’estero in Italia sono state invece 435mila, in lieve diminuzione (-1,2%) rispetto al 2023, ma più elevate rispetto ai valori osservati nel decennio 2012-2021 durante il quale non si è mai superata la soglia dei 400mila ingressi annui. La flessione registrata nel 2024 è dovuta alla consistente riduzione dei rimpatri di cittadini italiani, che hanno segnato un calo del 14,3%. Al contrario, le immigrazioni degli stranieri hanno mostrato una lieve crescita (+1,0%), contribuendo a mantenere i flussi complessivi su livelli elevati. Dai primi dati provvisori si osserva che il Bangladesh è il principale Paese di origine dei flussi di immigrazione straniera (7,8% del totale), seguito dall’Albania (7,1%). Ancora significativo il flusso di stranieri provenienti dall’Ucraina (6,5%), in chiara relazione agli ingressi per motivi umanitari dovuti al conflitto tuttora in corso.

Aumentano gli stranieri – I rimpatri dei cittadini italiani, invece, provengono principalmente dalla Germania (15,4%) e dal Regno Unito (11,5%). Il saldo migratorio con l’estero complessivo, pari a +244mila unità, è frutto di due dinamiche opposte: da un lato, l’immigrazione straniera, ampiamente positiva (382mila), controbilanciata da un numero di partenze esiguo (35mila); dall’altro, il flusso con l’estero dei cittadini italiani caratterizzato da un numero di espatri (156mila) che non viene rimpiazzato da altrettanti rimpatri (53mila). Il risultato è un guadagno di popolazione di cittadinanza straniera (+347mila) e una perdita di cittadini italiani (-103mila). In termini relativi, sottolinea l’Istat, il tasso migratorio con l’estero è pari al 4,1 per mille abitanti, più elevato al Nord e al Centro, rispettivamente pari al 4,7 e al 4,5 per mille, più contenuto nel Mezzogiornocome avevano anche mostrato i dati della Fondazione Nord Est – dove si ferma al 3,1 per mille. A differenza di ciò che si osserva per la mobilità interna, che vede il Mezzogiorno quale area sfavorita, nel caso delle emigrazioni verso l’estero è il Nord che evidenzia una maggiore propensione: il suo tasso di emigratorietà è pari al 3,7 per mille abitanti, superando il valore medio nazionale (3,2 per mille), mentre per il Mezzogiorno il tasso si attesta al 2,9 per mille.

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