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Dal caso Salva Milano emerge una questione morale, da affrontare prima che diventi giudiziaria

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La gigantesca questione morale che è venuta fuori sul cosiddetto Salva Milano conferma quello che sostengo da sempre: la vera questione nazionale è la questione morale che il più delle volte diviene anche questione giudiziaria. Nella vicenda Milano compaiono vecchi vizi accompagnati da poche virtù. I vecchi vizi sono rappresentati da: politiche urbanistiche che mettono al centro consumo di suolo senza regole, cementificazioni selvagge, aggiri e raggiri di strumenti edilizi e paesaggistici e piani regolatori, in contrasto anche con la nuova formulazione dell’art. 41 della Costituzione, commistioni opache tra pubblico e privato, rapporti di interessi non di carattere pubblico e generale tra politica, istituzioni e poteri forti, commistioni tra controllori e controllati.

Con il collante, perseguito con tenacia e non poca spregiudicatezza, della legalità formale e della carta da bollo in maniera tale da cementificare la regolarità formale delle operazioni da realizzare. Il tutto condito dalla ampia trasversalità politica degli interessi, come si evince dalle indagini della magistratura e dai provvedimenti amministrativi e politici adottati. Si comprende bene perché la politica quasi tutta ha sostenuto la cancellazione del reato di abuso d’ufficio: per garantirsi l’impunità.

Le poche virtù sono rappresentate da bravi e coraggiosi giornalisti che hanno denunciato con precisione, sin dall’origine, la gravità delle azioni in corso, con il sostegno di un pezzo di cittadinanza attiva e di esponenti politici che, all’inizio, si contavano sulle dita di una mano poi, per mero opportunismo politico, una volta che le indagini della magistratura si sono ulteriormente palesate, hanno sposato la linea della trasparenza e della legalità.

La questione morale va affrontata prima che diventi questione giudiziaria anche per rafforzare la tanto declamata separazione dei poteri tra politica e magistratura. Non nascondersi dietro la magistratura. Si sente dire: se la magistratura non è intervenuta vuol dire che non è successo nulla. Non è così, sia perché non sempre la magistratura interviene, sia perché la sua azione si palesa il più delle volte quando il delitto è commesso, sia perché la stanno mettendo in condizioni di non poter più intervenire. Chi ha denunciato pubblicamente quello che stava accadendo sull’urbanistica a Milano lo ha fatto prima che intervenisse la magistratura ed è stato anche attaccato ed additato come bersaglio da colpire.

Mi chiedo, avendo fatto il sindaco oltre che il pubblico ministero: dov’era la gran parte delle forze politiche che operano a Milano quando si sono approvati plurimi e reiterati atti amministrativi, giuridici e istituzionali che non erano affatto costituzionalmente orientati? Le mani sulla città e il sacco della città lo stanno consumando anche a Napoli negli ultimi tempi, dove è in atto soprattutto nel quartiere di Bagnoli, una impressionante questione morale – ancora più grande rispetto a quella di Milano. Anche qui con una forte trasversalità politica, con commistioni pubblico-privato, saldatura tra politica locale e poteri forti. Con l’ignominia di far passare anche, con tanto di bollinatura istituzionale, gli inquinatori che hanno devastato ambiente e salute per benefattori. E anche qui con la saldatura degli accordi portata ad un livello tale che si conduce la grande questione morale sino in Parlamento, il luogo centrale della democrazia e dell’interesse generale.

Così come per Milano, anche per Napoli, per ottenere la massima saldatura dei poteri, si arriva sino al governo e al parlamento, per ottenere leggi che cancellano la questione morale e rendono quasi impossibile l’azione della magistratura. Ecco la tossica bollinatura della legalità formale. Non chiamiamola tangentopoli, perché è peggio: negli ultimi tempi rare sono le dazioni dirette di denaro, anche più facili da individuare; diaboliche sono invece le strategie della cosiddetta criminalità istituzionale, quelle di operare sempre con la legalità formale, con la carta da bollo a posto, con la copertura dei poteri. Tanto fanno tutto loro, non si collude, si è conquistato il potere. Tutto mimetizzato, silenziato, narcotizzato.

Ma capita anche che il sistema non riesca a controllare tutto e, quindi, gli anticorpi della verità e della giustizia si mettono in circolo e possono finanche sconfiggere gli abusi del potere. Gli anticorpi, però, per essere forti hanno sempre più bisogno di vitamina democratica, quella che solo una popolazione consapevole e non indifferente può e deve dare.

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