Milano-Cortina, il “sabotaggio” della pista da bob: Mountain Wilderness difende le onlus che lottano per il clima

Luigi Casanova, presidente di Mountain Wilderness Italia
21 febbraio 2025, un pesante tubo dell’impianto di refrigerazione della pista di bob viene trovato a poca distanza da dove era stato depositato, un altro tubo è leggermente forato. Si è gridato al sabotaggio (ministri, deputati, senatori al governo, organi di informazione), il sindaco di Cortina addirittura ha chiamato in causa il terrorismo. Non è facile inserirsi in un cantiere tanto sorvegliato, ovunque telecamere attive, non è facile spostare un simile tubo lungo e pesante e porlo di traverso alla strada senza che nessuno veda, senza aver udito rumori. In assenza di qualunque minima prova, in base a supposizioni e senza attendere le indagini del caso, si è cercato di individuare il colpevole in chi si è sempre battuto in maniera trasparente e pacifica contro la realizzazione di una pista insostenibile sotto il profilo ambientale e sociale.
Una sola osservazione da parte di Mountain Wilderness. Ieri è avvenuto un sopralluogo del CIO (Comitato Olimpico Internazionale) nel cantiere. Nonostante quanto affermato dal sindaco di Cortina e da SIMICO (Società Infrastrutture Milano Cortina), i lavori sono in grave ritardo. È probabile si debba chiedere una deroga temporale, anche lunga, al collaudo che il CIO dovrebbe tenere il 15 marzo. Tutto arriva a puntino, specie il dissennato attacco alla cultura ambientalista che da anni sostiene che:
– la pista è inutile, in Italia gli atleti dello sport di scivolamento sono davvero pochi, aumentano solo in vista di un appuntamento olimpico perché richiamati da altre specialità, in particolare l’atletica;
– la vecchia pista Eugenio Monti, dismessa dal 2008, doveva essere ristrutturata ed invece è stata distrutta, tutto è nuovo, dai 46,7 milioni previsti il costo è passato a 124 milioni di euro;
– per fare posto alla pista si è abbattuto un lariceto secolare, fino a quasi mille piante, distruggendo un’area ricreativa di qualità a ridosso di Cortina;
– ad oggi nessun piano di utilizzo della futura pista è stato presentato, nessuno sa ancora chi pagherà le spese di gestione annuali che superano l’incredibile cifra di 1,4 milioni di euro l’anno.
È importante sottolineare che le associazioni ambientaliste ed alpinistiche, assieme ai diffusi comitati spontanei attivi nel territorio del Cadore, hanno agito nel rispetto della legalità, partecipando a manifestazioni non violente e dando voce alla preoccupazione di una comunità che non vuole sacrificare la natura per il profitto. Mai si è fatto ricorso a pratiche illecite o clandestine. La nostra lotta è stata sempre legittima, costruttiva e rispettosa delle normative vigenti, basata sull’informazione e su proteste sempre pubbliche senza mai ricorrere ad atti che esulino dai principi dell’azione nonviolenta.
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