“In 30 secondi poteva reagire”, annullata l’assoluzione e nuovo processo in appello per il caso dell’hostess

Nuovo processo. La III sezione penale della Cassazione ha annullato la sentenza di assoluzione per l’ex sindacalista accusato di violenza sessuale nei confronti di una hostess, disponendo un nuovo processo davanti alla Corte d’Appello di Milano. I supremi giudici, accogliendo la richiesta del sostituto pg di Cassazione Fulvio Baldi, hanno rinviato gli atti alla Corte d’appello di Milano. A presentare ricorso contro il verdetto di secondo grado dello scorso giugno erano stati la procura generale di Milano e la parte civile. “La giustizia si è fatta attendere ma ne è valsa la pena – ha detto Barbara D’Astolto – Sono contenta non me lo aspettavo. In questo modo è stata fatta giustizia. Ringrazio le persone che mi hanno dato la forza di andare avanti: le testimoni, la mia avvocata Teresa Manenti e l’associazione Differenza Donna”.
L’ex sindacalista era stato assolto, dall’accusa di violenza sessuale nei confronti di una hostess, sia in primo che in secondo grado. Decisioni che avevano fatto molto discutere, scatenando le polemiche, in particolare per le motivazioni: per i giudici della Corte di appello di Milano, infatti, la condotta del sindacalista – scrivevano – “non ha (senz’altro) vanificato ogni possibile reazione della parte offesa, essendosi protratta per una finestra temporale“, “20-30 secondi” che “le avrebbe consentito anche di potersi dileguare”. Per i magistrati quei comportamenti, che i pm contestavano come abusi sessuali, non sono stati tali “da porre la persona offesa in una situazione di assoluta impossibilità di sottrarsi alla condotta”.
I fatti contestati risalgono al marzo del 2018 quando Barbara D’Astolto si era rivolta a Raffaele Meola – sindacalista della Cisl, in servizio a Malpensa all’epoca dei fatti – per una vertenza sindacale. Dopo le due assoluzioni, oggi nel corso dell’udienza davanti ai supremi giudici della terza sezione penale, il pg aveva chiesto un nuovo processo d’appello. La difesa dell’imputato, invece, aveva sollecitato il rigetto dei ricorsi, confermando l’assoluzione