Cinema

“Una battuta che ci rende orgogliosi? Che Vannacci qualcosa di positivo ha combinato: fa apparire intelligente Salvini”: Ficarra e Picone si raccontano

Uno stralcio dell'intervista ai due attori, protagonisti al cinema de “L’abbaglio”, ultimo film di Roberto Andò dedicato allo sbarco dei Mille. La versione integrale? Sulle pagine del Fatto di oggi

di Alessandro Ferrucci
“Una battuta che ci rende orgogliosi? Che Vannacci qualcosa di positivo ha combinato: fa apparire intelligente Salvini”: Ficarra e Picone si raccontano

Quante interviste in trenta e passa anni di carriera insieme?
(Parte una sobria discussione/confronto) Qualche centinaio. No, migliaia.
Domanda più frequente?
(P) “Dove vi siete conosciuti?”. E non se ne può più.
In un villaggio turistico.
(F) Per questo a un certo punto abbiamo iniziato a inventare: ‘durante un safari fotografico’. ‘Sul deltaplano’. ‘Sull’autobus’.
(P) Una volta è stata clamorosa: era il periodo di Striscia la notizia e una persona ci chiede: ‘Come siete arrivati alla conduzione?’. Salvo, stanco di questa domanda, risponde: ‘Perché Valentino ha avuto una relazione con Michelle Hunziker’. La persona ci guarda: ‘Questo è meglio se non lo scriviamo’.
(F) A quel punto ho aggiunto: ‘I soliti favori sessuali: uno sta con Antonio Ricci e l’altro purtroppo deve andare con la Hunziker’. Silenzio. E poco dopo la stessa persona: ‘Meglio non dirlo’. Insomma, c’è qualcuno che fino a oggi ha creduto di possedere uno scoop.

(Trenta e passa anni. Sempre insieme. Ficarra & Picone sono pilota e meccanico, attore e suggeritore o protagonista e spalla. Sono attaccante e numero dieci. Sono primo ministro e braccio destro, apparenza e sostanza. Sostanza e sostanza. L’uno per l’altro. E oggi, con Toni Servillo, sono gli straordinari protagonisti de “L’abbaglio”, ultimo film di Roberto Andò, dedicato allo sbarco dei Mille. Alle attese. Alle illusioni. Alle disillusioni. Alle occasioni perse. Ai sogni. Agli abbagli)

Cosa ne pensate del politically correct?
(P) Credo ci sia il sacrosanto diritto alla satira e dopo 15 anni di Striscia siamo un esempio su come si debba scherzare su tutto. Ma è pure vero che cambia la quotidianità e alcune cose ti definiscono.
Esempio.
(P) Nella Sicilia degli anni 80, per scherzare tra ragazzi, quando volevi insultare qualcuno lo definivi “pentito” o “sbirro”. Non c’era la cultura dell’antimafia. Oggi, se lo sento, posso cadere nello stesso cliché, però mi definisco. Il politicamente corretto dipende da te.
La parolaccia?
(P) Stessa storia: è sacrosanta, dipende da chi la usa. Benigni che elenca i 100 modi per dire “cazzo” è sublime, poetico. Se ci provassi io, probabilmente, non funzionerei.
Stiamo perdendo la memoria della nostra storia?
(F) Se esistesse la storia tante storie le eviteremmo, non solo tragiche, pure ridicole.
(F) C’era qualcuno che voleva costruire un muro a Reggio Emilia. Ora vuole realizzare un ponte sullo Stretto. C’era qualcuno che non voleva i professori siciliani nella sua Milano. Oggi intende difendere l’Italia.
(P) Oppure ci sono quelli così nostalgici di un’idea da apparire ridicoli; peccato che quell’idea è stata condannata dall’umanità; o ancora che non festeggiano la nostra Carta.
(F) O quelli che non festeggiano il 25 aprile.
(P) Cos’è il 60 per cento delle persone che non va a votare? Un pericolo adolescenziale. E non sono tutti disillusi.
E cosa sono?
(P) In un nostro spettacolo diciamo: ‘Quest’anno ci vai a voltare?’ e l’altro: ‘No, grazie a Dio non mi serve niente’. Molti non vanno perché se ne fregano della società, ma non sanno che le democrazie nel mondo sono pochissime. E vanno difese.
È stata più importante la fortuna di esservi incontrati o la caparbietà di restare insieme? Tra voi c’è una forte affinità civile.
(F) Se non ci fosse questa affinità, ci saremmo già divisi; tra di noi c’è un approccio alla vita molto diverso.
Tipo?
(P) Lui va in vacanza, magari in canoa sulle rapide; io resto a casa sul divano e sono capace di chiedere a qualcuno se mi passa il telecomando.
(F) Per me i viaggi sono fondamentali, il massimo del suo spostamento è dalla camera da letto al salotto. Ma abbiamo parlato tanto e riscontrato un comune approccio alla società e alla funzione del comico.
Qual è?
(F) Attraverso una risata parlare del nostro tempo, accendere una luce. Per questo ammiriamo Chaplin o Troisi; è bello pensare che qualcuno, a Hitler, è riuscito a dargli del deficiente.
(P) Hitler, Il grande dittatore, lo ha visto due volte.
F) O Troisi che ha smontato la retorica del “quando c’era lui i treni arrivavano in orario” con “non potevano farlo capostazione?”.
C’è una battuta che vi rende orgogliosi?
(P) Che Vannacci qualcosa di positivo ha combinato: fa apparire intelligente Salvini.
F) Una società che si occupa di Vannacci è malata.
Marinelli ha trovato devastante interpretare Mussolini.
(P) Posso immaginare.
E voi?
(F) Ci sono ruoli che non avrei le capacità di affrontare.
I premi come il David dove li tenete?
(P) Io in un box.
Non sono esposti?
(P) Chi entra in casa mia non pensa che sono un attore: ho un quadro dipinto da Francesco Paolantoni, poi un ritratto di Chaplin acquistato all’Ikea e poco altro.
Con il benessere a quale debolezza avete ceduto?
(F) Amo viaggiare.
Non è una debolezza. Una macchina potente?
(F) Ho una 500 pagata mille euro 25 anni fa e una Dune Buggy in omaggio a Bud Spencer e Terence Hill. .
(P) Il benessere ti permette di scegliere, di dire “no”. Il benessere dà indipendenza di pensiero, restituisce libertà.
Siete “boomer”, vecchi, come dicono i giovani?
(F) No, non ho i social.
Voi chi siete?
Due comici che ancora si fanno affascinare dalle storie.
(La versione integrale dell’intervista è oggi sulle pagine del Fatto)

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