Riuscire a ottenere lo status di opera d’arte per le Birkenstock. È l’obiettivo del famoso marchio di sandali tedesco, per cui un tale riconoscimento legale potrebbe garantire ai prodotti un sigillo di originalità duraturo ed esclusivo. Ad occuparsene è la Corte di Giustizia federale, massima autorità per le questioni civili in Germania, davanti alla quale sono giunte tre cause intentate proprio da Birkenstock contro alcune aziende concorrenti, accusate di aver copiato il design della calzatura.
Se all’inizio erano già considerati comodi e di qualità, con il tempo i sandali dell’azienda con sede a Neustadt sono diventati pezzi di moda. Alla loro ascesa ha contribuito il film Barbie con Margot Robbie, ma anche il legame con il fondatore ed ex amministratore delegato di Apple Steve Jobs, il cui paio di Birkenstock, nel 2022, è stato venduto all’asta a quasi 220mila dollari. Quattro anni fa, inoltre, la catena di beni di lusso LVMH ha acquisito il brand, allungando la sua collezione di firme prestigiose come Dior e Louis Vuitton.
Per Birkenstock, i sandali in pelle e sughero non sono solo un articolo da vendere. Ma un simbolo grazie al quale il marchio è stato lanciato a livello mondiale conquistando i consumatori. La disputa legale include i modelli Arizona (con doppio cinturino), Gizeh (le infradito), Madrid (con un solo cinturino) e Boston Clog (chiuse nella parte anteriore), calzature diventate iconiche e simboli di una tradizione che l’azienda vuole preservare. I giudici dovranno stabilire se le scarpe in questione possano essere considerate “opera d’arte applicata” e non solo beni di consumo. Se la richiesta venisse accolta, le direttive sul copyright impedirebbero che gli articoli siano replicati senza autorizzazione, creando un precedente giuridico nella protezione dei prodotti di design industriale. In Germania, la Porsche 356 e i mobili di Le Corbusier, ad esempio, godono già di uno scudo legale in quanto oggetti di design eccezionali.
Sulla vicenda Birkenstock si era già pronunciato il tribunale di Colonia, affermando che i sandali non fossero originali a sufficienza per essere considerati una “creazione artistica”. E Thomas Koch, giudice della Corte di Giustizia federale tedesca, ha stabilito che la decisione dei colleghi fosse corretta. Secondo lui, per essere definito “arte applicata”, il design di un prodotto dovrebbe soddisfare determinati parametri di singolarità. Attraverso i suoi legali, Birkenstock ha contestato l’interpretazione. Per l’azienda tedesca, il tribunale di Colonia avrebbe adottato un concetto troppo restrittivo di arte, non conformandosi, tra l’altro, alle sentenze precedenti della Corte tedesca e della Corte di Giustizia Europea. I sandali in pelle sughero potranno essere considerati “opere d’arte”? Si attende il verdetto definitivo.