Ergastolo confermato anche in appello per Giovanni Padovani, l’ex calciatore e modello 28enne a processo per l’omicidio dell’ex fidanzata 56enne Alessandra Matteuzzi, massacrata di botte e uccisa a Bologna il 23 agosto 2022.

Così ha deciso la Corte d’Assise d’appello di Bologna, presieduta da Domenico Stigliano, accogliendo la richiesta della procura generale – con la sostituta pg Adele Starita e l’avvocato generale Ciro Cascone – che aveva invocato la conferma della sentenza di primo grado emessa lo scorso 12 febbraio. Le motivazioni saranno depositate entro 90 giorni

Matteuzzi – che aveva denunciato l’uomo per stalking – venne uccisa a calci, pugni, martellate e infine colpita con una panchina sotto la sua abitazione nel capoluogo emiliano. Durante il processo era emerso come Padovani – oltre a diverse ricerche preparatorie al femminicidio – obbligasse la donna a registrare video e inviarli ogni 10-15 minuti ovunque si trovasse, oltre alla sua intrusione nei social della 56enne.

In primo grado all’ex calciatore erano state inflitte le aggravanti dello stalking, del vincolo del legame affettivo, dei motivi abietti e della premeditazione. L’uomo, dopo una perizia, era stato dichiarato capace di intendere e volere. Il suo legale, Gabriele Bardoni, aveva chiesto nuovamente la possibilità di accertare l’infermità mentale del suo assistito al momento del delitto, ma la richiesta è stata respinta.

Prima della camera di consiglio, Padovani era intervenuto in aula dicendo: “Non chiedo niente, ho fatto una cosa orribile, anche se non ero al 100% ciò che ho fatto non ha giustificazione. Io mi sono preso le mie responsabilità, ho detto che queste non sono cose normali, chi toglie la vita ad altre persone fa una cosa abominevole”.

Quindi ha aggiunto: “Avendo rilevato che non ho niente – ha detto l’imputato – merito l’ergastolo, sono chiaramente pentito e chiedo scusa alla famiglia di Alessandra, alle sue amicizie e alle istituzioni. Mi ritrovo qui sicuramente con ancora dei problemi psichiatrici, anche se qualcuno dice che non è così. Ho una ossessione per Alessandra, penso a lei tutti i giorni e so che c’è qualcosa che non va, questo mi fa soffrire”. Nulla, ha deciso la Corte, che possa rimettere in gioco la sentenza.

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