Un “gioco che può diventare molto pericoloso” quello di “togliere il sostegno delle istituzioni a chi ogni giorno rischia la sua incolumità per garantire la nostra”. Sei giorni dopo le botte agli studenti in corteo a Pisa, e il richiamo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella sul “fallimento” che queste rappresentano per le forze dell’ordine perché “l’autorevolezza” non si misura sui manganelli, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni conferma il sostegno del governo alla Polizia e mette in guardia dai rischi che potrebbero derivare da un crollo di fiducia nei confronti di chi garantisce la sicurezza. “Quando c’è stato qualche giorno fa il dibattito sulle questioni di ordine pubblico il presidente della Repubblica è intervenuto e qualcuno ha detto questa è la ragione per la quale il governo Meloni vuole togliere poteri al presidente della Repubblica, perché con la riforma il presidente non potrebbe più fare quello che fa: falso. Con il premierato avrebbe tranquillamente potuto dire e fare esattamente quello che ha fatto, è un falso problema è l’unico che la sinistra può usare perché non può dire di essere terrorizzata dalla possibilità che i cittadini scelgano chi governa”, ha aggiunto la premier.

Parole che arrivano nel giorno in cui si intrecciano due episodi non legati tra loro, ma che è invece il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi a mettere in qualche modo in relazione: il trasferimento del dirigente del Reparto Mobile di Firenze Silvia Conti – da cui dipendono amministrativamente i reparti che hanno operato a Pisa – che da domani prenderà servizio alla sezione anticrimine di Pescara e che tra sei mesi andrà in pensione, e l’assalto ad una volante della Polizia davanti alla questura da parte degli antagonisti avvenuto nel pomeriggio a Torino. “Un’inaccettabile atto di violenza” che è, sottolinea infatti il titolare del Viminale, “sintomatico del clima di veleno e sospetto a cui sono sottoposti in questi giorni le forze dell’ordine e la Polizia in particolare”.

Sia la premier che il ministro – che domani farà la sua informativa in Parlamento proprio sui fatti di Pisa – dunque, si schierano apertamente con i poliziotti, perché non si può parlare di loro “solo quando qualcosa non funziona”. Ribadendo, lo ha fatto nei giorni scorsi Piantedosi e lo ha fa oggi Meloni, che “se qualcuno sbaglia, chiaramente si deve intervenire e sanzionare”.
Sanzione che non c’è e non c’è stata per Silvia Conti. Il trasferimento della dirigente del reparto mobile di Firenze, dice il Dipartimento di Pubblica Sicurezza, rientra in un “avvicendamento programmato”, che “non c’entra nulla” con gli scontri di piazza di venerdì. Chi l’ha sentita oggi l’ha trovata “serena” anche se resta la coincidenza quantomeno singolare di un “avvicendamento”, così a ridosso delle manganellate. Ed infatti qualcuno lo ha interpretato proprio come una “rimozione”, come un voler indicare un capro espiatorio. Silvia Conti, però, a quanto riferiscono i colleghi, non ha avuto alcun ruolo operativo nella gestione dell’ordine pubblico a Firenze come a Pisa: il dirigente del Reparto mobile ha una funzione amministrativa, non fa parte della catena di comando che ha deciso in che modalità intervenire sui manifestanti, né tantomeno era in piazza dove si sono registrati i disordini. Al dirigente spetta fornire le squadre anche alla questura di Pisa per l’ordine pubblico; la responsabilità dei cortei è di chi viene comandato a dirigere il servizio.

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