Cuba senza pane? Il governo, attraverso il ministero dell’Industria alimentare, ha riconosciuto che, a causa della carenza di farina di frumento, non potrà garantire fino alla fine di marzo il pane offerto alla popolazione tramite il libretto di approvvigionamento. “Nei prossimi giorni la produzione del pane sarà gravemente colpita in ogni territorio, a causa dell’instabilità nell’approvvigionamento delle materie prime”, ha spiegato il direttore commerciale dell’Empresa de Molineria (l’azienda statale produttrice di semole), Zaily Pérez Hernández, citato dal sito ufficiale Cubadebate.

L’isola importa circa l’80% dei prodotti che consuma. E negli ultimi anni ha stretto accordi con Paesi alleati, come la Russia, per garantire l’ingresso della farina di frumento per fare il pane, alimento base della dieta cubana. Mosca però, un anno fa, ha offerto grano gratuitamente a sei paesi africani. E nei giorni corsi il vice ministro dell’Agricoltura dello Zimbabwe ha ispezionato proprio il primo lotto inviato da Mosca. Oltre allo Zimbabwe, Mosca ha promesso grano anche a Mali, Somalia, Repubblica Centrafricana, Eritrea e Burkina Faso. Il vice ministro ha dichiarato che l’arrivo del grano è iniziato “qualche settimana fa” e che le sue quantità sono in procinto di raggiungere le 25.000 tonnellate promesse.

Il Paese caraibico possiede cinque mulini per la lavorazione del grano: tre all’Avana, uno a Santiago de Cuba (est) e un altro a Cienfuegos (sud-est). Al momento quest’ultimo è l’unico in funzione e produce solo 250 tonnellate di farina al giorno. Secondo Cubadebate, Cuba ha bisogno di 20mila tonnellate al mese solo per produrre il pane per il paniere familiare regolamentato.

La crisi con la distribuzione del pane coincide con il ritorno dei blackout dovuti alla penuria di carburante negli ultimi due mesi. L’azienda statale Unión Eléctrica (Une) ha stimato che ieri si siano verificati interruzioni di energia simultanee in quasi il 32% dell’isola nelle ore pomeridiane e serali, orari di maggior consumo. Il tutto nel momento in cui il gioiello caraibico è colpito da una grave recessione economica, accentuata negli ultimi anni, oltre che dalle sanzioni Usa, anche dalla pandemia.

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