Ibm dà un stretta allo smart working. L’azienda americana ha dato un ultimatum ai manager che ancora lavorano in remoto: tornare in ufficio o lasciare l’azienda. Tutti i manager statunitensi dovranno presentarsi presso un ufficio o presso la sede di un cliente almeno tre giorni alla settimana “indipendentemente dallo stato attuale del luogo di lavoro”. Quindi a prescindere dal fatto che siano residenti o domiciliati in zone lontane dalle sedi dell’azienda. La notizia è contenuta in una nota inviata il 16 gennaio dal vicepresidente senior John Granger e riportata da Bloomberg e, in Italia, dal Sole24ore. Nella nota viene specificato che per “valutare la presenza individuale” verranno utilizzati i dati del badge, condivisi con le risorse umane. L’amministratore delegato Arvind Krishna sostiene da tempo l’importanza del lavoro in presenza: in un’intervista di maggio 2023 rilasciata a Bloomberg, Krishna aveva rivelato che persino le promozioni sono più rare per coloro che non lavorano in sede, e alcuni team all’interno dell’Ibm avevano già istituito requisiti di presenza in ufficio.

Tutti i manager e gli impiegati che lavorano da remoto, ad eccezione di casi specifici (questioni sanitarie o militari), devono uniformarsi alle nuove regole entro l’inizio di agosto 2024, cioè entro 7 mesi. Chi non riuscirà a trasferirsi – o non è in grado di assicurarsi un ruolo approvato come remoto – deve “separarsi da Ibm”, si legge ancora nella nota. “Ibm si concentra sulla fornitura di un ambiente di lavoro che bilanci la flessibilità con le interazioni faccia a faccia che ci rendono più produttivi, innovativi e maggiormente in grado di servire i nostri clienti”, ha riferito un portavoce dell’azienda. “Coerentemente con questo approccio, chiediamo ai dirigenti e ai responsabili del personale negli Stati Uniti di essere in ufficio almeno tre giorni alla settimana”.

Negli ultimi anni il colosso dell’informatica di “Big Blue” ha ridotto le sue operazioni per concentrarsi su software e servizi, ha introdotto nuovi prodotti per capitalizzare l’interesse per l’intelligenza artificiale e ha ceduto le sue attività di infrastrutture gestite, meteo e sanità. Krishna, nell’intervista di maggio, ha inoltre dichiarato che prevede di sospendere le assunzioni poiché circa 7.800 posti di lavoro, sui 400 mila circa che la società Usa impiega nel mondo, potrebbero essere sostituiti dall’Ai. Secondo l’ad tra i posti di lavoro più colpiti saranno le funzioni di back-office e tutte le mansioni non rivolte ai clienti. Proprio quelle mansioni, cioè, che si potrebbero fare indifferentemente a distanza. Il manager ha affermato che nei prossimi cinque anni il 30% di questi ruoli potrebbe essere sostituito dall’automazione. L’azienda ha inoltre chiuso numerosi uffici dall’inizio della pandemia, complicando potenzialmente i piani di ritorno in ufficio per i lavoratori: negli ultimi anni sono state chiuse le strutture a Filadelfia, nel centro dello Stato di New York, a Southbury, nel Connecticut e nell’Iowa.

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