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Il capo gli nega la pausa pranzo e il dipendente si licenzia: “Mi sono ucciso stamattina per te e per la compagnia. Non è legale, me ne vado”

L'utente, rimasto anonimo, ha raccontato di aver chiesto al proprio datore se, dopo una lunga e faticosa mattinata, di poter andare in pausa pranzo ma si è visto negare il permesso

di F. Q.

La pausa pranzo dovrebbe essere un diritto concesso a tutti i lavoratori, ma non sempre è così. Ben Ansins è un imprenditore/influencer molto famoso sui social. Nei suoi contenuti racconta le esperienze di alcuni dipendenti, con l’obiettivo di motivare i giovani a tirare fuori il meglio delle proprie potenzialità. Non è tutto rose e fiori però. Come mostrato in uno degli ultimi contenuti postati, Ben ha ricevuto un messaggio da un dipendente che ha spiegato di essersi licenziato perché il suo datore di lavoro non gli avrebbe concesso la pausa pranzo.

L’utente, rimasto anonimo, ha raccontato di aver chiesto al proprio capo se, dopo una lunga e faticosa mattinata, sarebbe potuto andare a mangiare qualcosa. La risposta ricevuta però, non ha visto soddisfarsi la sua (legittima) richiesta: “No, sai quanto siamo occupati in questo momento”, gli ha risposto il capo. La negazione della dovuta pausa, tuttavia, non è andata giù al dipendente: “Certo che sì, ho lavorato tutta la mattina e sono distrutto. È per questo che ho bisogno di una pausa pranzo“, ha insistito. “Ti dico che devi tornare adesso, su questo non c’è discussione”, ha concluso, in maniera irremovibile, il direttore. A quel punto, il dipendente è stato costretto a prendere una drastica decisione: “Mi sono ucciso stamattina per te e per la compagnia, prendo questo. Mi licenzio, non è legale“.

Il capo gli nega la pausa pranzo e il dipendente si licenzia: “Mi sono ucciso stamattina per te e per la compagnia. Non è legale, me ne vado”
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