Cultura

Giornata della Memoria 2024, “La bambina sotto il tavolo”: una memoria dell’Olocausto e una storia vera di resistenza e solidarietà al femminile

Per gentile concessione dell'editore, pubblichiamo di seguito alcuni estratti in anteprima esclusiva del libro e una lettera aperta di Paul Sears, figlio di Monika Diana Sears, la protagonista di questa storia

di F. Q.

Gli estratti in anteprima esclusiva - 2/3

Non ho mai compreso appieno tutti gli avvenimenti che hanno caratterizzato la mia infanzia. Ho letto la storia. Ho cercato di capire la psicologia dei gruppi, dei torturatori e dei torturati. La mia mente ha assorbito una buona fetta di quello che ho letto, ma c’è una parte di me riservata al dolore. Un inaccessibile angolo di dolore che mi accompagna sempre. Oggi ci sono delle etichette per la gente come me. Siamo i «Sopravvissuti all’Olocausto», e abbiamo una serie ben nota di problemi che sono stati tracciati su grafici e dati in pasto ai computer. Anche tuo padre, caro Edoardo, porta su di sé delle cicatrici altrettanto documentate dagli studiosi in quanto «Figlio di un Sopravvissuto», e a quanto pare questa non è una delle cose migliori che ti possano succedere. Forse tu sarai il primo tra noi a poterti liberare di questo influsso malefico.

[…]

Quando i tedeschi invasero la Polonia, cominciarono a far sparire nel nulla i membri più ricchi e conosciuti delle comunità ebraiche, tra cui mio padre. Il nostro morale era a terra. Cominciarono a spargersi strane voci. Sulla base di una di queste, mia madre decise di lasciare Lodz per Varsavia, portando via con sé cibo, denaro e la sua bambina. Pensò che ci potesse essere la possibilità di trovare un campo di detenzione dove forse… Ma non accadde nulla, e mia madre si ritrovò rinchiusa nel ghetto di Varsavia. Non rivide mai più suo marito, che a quel tempo aveva trentatré anni.

[…]

C’erano un tavolo e due sedie accanto al muro. Zia Krysia coprì il tavolo con un drappo di stoffa marrone, forse un lenzuolo, e io me ne stavo lì sotto in totale silenzio mentre lei andava a lavorare. Avevo un vasino da notte, che lei svuotava verso sera, portandomi del cibo caldo e una piccola bacinella d’acqua, con la quale ci lavavamo assieme. Quando al mattino la zia lasciava la casa, io scivolavo sotto il tavolo e non mi muovevo finché non tornava. Avevo un paio di libri illustrati, due poltrone giocattolo, un piccolo tavolo in legno, pitturato di arancione, e una bambola di stoffa. Alla sera zia Krysia mi dava due caramelle dolci e deliziose che si scioglievano in bocca, avvolte in una carta bianca e gialla con al centro l’immagine di un vitellino marrone. Queste caramelle sono prodotte tuttora. A Londra vado in un negozio polacco che le vende e ne compro un sacchetto, ma ancora adesso ne mangio solo due per volta.

Vivemmo così per alcuni mesi. Si stava bene sotto il tavolo e non avevo paura. In breve il silenzio divenne la norma. Io non sentivo il mondo esterno, e nessuno poteva vedere o sentire me.

Quando la signora Rybicka bussava alla porta e chiedeva di entrare, sapevo di non dovere respirare.

Mi riesce difficile ora immaginarmi nascosta sotto un tavolo per giorni, settimane, mesi di fila, con pochi giocattoli o libri illustrati. Forse dormivo molto. Diventavo molto aggressiva, se si trattava di difendere il mio piccolo regno. Sentivo il rumore di Maciej che correva liberamente nell’appartamento, o il suono delle parole della signora Rybicka quando parlava con sua madre, o quello degli spari nella strada, ma non mi impressionavano affatto. Era come se nulla mi potesse raggiungere quando stavo sotto il tavolo: era come se avessi smesso di esistere.

Gli estratti in anteprima esclusiva - 2/3
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