Moda e Stile

La lezione di Giorgio Armani a Parigi, gioca con l’alta moda e reinventa sé stesso: “Ho preso il toro per le corna, non ci ho dormito alcune notti ma era il momento di farlo”

A Parigi Armani ha presentato "Haute Couture en Jeu", una collezione che riscrive le regole della sua alta moda. Un gioco a doppio senso, dove la Couture si rimette in gioco e si diverte a stupire: il racconto della sfilata

di Ilaria Mauri

Alla soglia dei 90 anni, Giorgio Armani ha voluto “prendere il toro per le corna, rischiare per ricominciare”. Lo ha fatto con la sua ultima collezione di Alta Moda Privé in cui con coraggio ha reinventato sé stesso, giocando con i canoni della sua couture e rinnovando l’immagine tradizionalmente associata ad Armani. Sì, perché quel “toro” da lui metaforicamente citato è fatto anche degli stereotipi associati allo stile Armani e così lui, Re Giorgio, con grandissima forza e lucidità, ha voluto mettere a tacere una volta per tutte le critiche che gli vengono mosse dai suoi detrattori, dimostrando al mondo intero che, se vuole, anche lui può cambiare, può rinnovarsi. E così, mentre nei mesi scorsi circolavano voci e indiscrezioni sul futuro della sua azienda, lui si è messo silenziosamente al lavoro e ha disegnato questa straordinaria collezione: “Sono stato coraggioso, lo ammetto”, ha confidato con sincerità alla stampa italiana, poche ore prima di sfilare al Palais de Tokyo di Parigi. “Ho fatto tutto di testa mia, senza far vedere il lavoro a nessuno se non all’ultimo. Ogni capo è una storia diversa e racconta una donna diversa. Alcuni potrebbero dire che ci sono cose poco armaniane e così è. È una sfida che ho voluto affrontarne. Ho iniziato a lavorarci tre mesi fa e ho tenuto duro stringendo i denti: neanche Leo (Dell’Orco, ndr) che è sempre il primo a vederla sapeva nulla. Ho rischiato e non ci ho dormito alcune notti. Ma era il momento per farlo. Naturalmente cercando di non strafare e di non perdere la mia strada”.

La sfida – assolutamente vinta – di Giorgio Armani è stata quella di mettere in discussione la sua stessa creazione, affidando la sperimentazione alla sua linea più esclusiva, la Privé, dove già in passato ha osato molto. “Le clienti sempre di più cercano pezzi speciali, ecco io ho creato più di novanta pezzi speciali“, ha spiegato lo stilista, non nascondendo che sia anche la sua collezione d’alta moda più costosa di sempre. “La prossima? Chissà. Intanto ho messo delle basi”, ha chiosato. Ogni capo, seppur parte di un insieme di 92 storie, è una creazione unica e sui generis ma in perfetta armonia con quello che lo precede e quello che lo segue. La bellezza del singolo capo viene amplificata dalla visione d’insieme: “Ogni abito è una storia, ma non sono episodi staccati uno dall’altro. C’è tra loro il fil rouge dell’autorialità”, sottolinea il signor Armani. Il vestito diventa così mezzo di espressione narrativa, trasformando la passerella in una sequenza di riletture originali e creative, uniche nella loro coerenza e leggerezza giocosa, questa sottolineata anche dalla scelta della colonna sonora con i valzer di René Aubry.

È un trionfo di ricami e cristalli, colori e bagliori. L’Oriente incontra l’Occidente in un mix organico di stili e culture. Dai bustier ricamati agli abiti in pizzo, dai pantaloni in seta che scendono morbidi alle giacche lunghe, le vestaglie che ricordano kimono: ogni pezzo è curato nei minimi dettagli. “Ho cominciato con una couture semplice, con un abito in velluto godé con solo una piuma nera. Ora scelgo che ogni capo racconti una storia, lontana dalla visione di gruppi di colore. Ho perlustrato tutte le possibilità dell’alta moda e sono arrivato a questi capi più particolari”, ha spiegato ancora Armani ricordando l’inizio della sua avventura nella haute couture, nel 2005. Gonne ampie, abiti a sirena, piccoli corsetti e morbide vestaglie richiamano l’estetica orientale, mentre la tavolozza dei colori spazia da toni acquatici a sfumature pop: coralli rosa pallido, verdi giada, blu sfumati e dorati tenui si intervallano a fucsia, viola pervinca e nero. Abbraccia elementi creativi scenografici ma mai forzati, come i maxi cappelli del gran finale. Il risultato è una collezione che mescola fluidità e liquidità nei tessuti, pizzi spumeggianti, forme scultoree e un gioco di colori vibranti. Armani osa anche con make-up e acconciature, introducendo l’eyeliner blu Pacifico e facendo sfilare le modelle con trecce sottili adornate di perline colorate in stile Avatar. È un incontro tra mondi, un viaggio tra culture che si riflette nei dettagli ricercati e nell’unicità di ogni look. “Volevo attirare l’attenzione, distrarre il mondo da tutte queste brutte cose che accadono”, dice Armani.

Il risultato finale? Una standing ovation unanime dal pubblico di 600 persone, incluse star del calibro di Gwyneth Paltrow, Glenn Close, Olga Kurylenko, Juliette Binoche e l’ex star del calcio Ronaldo. Lui è uscito in passerella con la consueta timidezza, ma senza nascondere l’emozione: è un trionfo. Ma anche la giusta ricompensa per un uomo che anche a 89 anni non esita a mettersi in gioco, dimostrando ancora una volta a tutti che non è un caso se lo chiamano Re Giorgio. Chapeau.

La lezione di Giorgio Armani a Parigi, gioca con l’alta moda e reinventa sé stesso: “Ho preso il toro per le corna, non ci ho dormito alcune notti ma era il momento di farlo”
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