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Eleonora Daniele a Elena Cecchettin: “Conoscevo la tua mamma, scusa la voce rotta”. E la sorella di Giulia racconta: “Quando mio padre mi ha detto che non era tornata, avevo capito”

"Io molte volte in questa settimana mi chiedevo, 'ma com’è possibile che una persona voglia fare una cosa del genere rovinando anche la propria di vita', e non mi davo pace, e mi volevo aggrappare a qualunque cosa mi facesse pensare che magari lei fosse viva", le parole di Elena in diretta su RaiUno

di F. Q.

Sai che io sono nata a Saonara. Ho un po’ la voce rotta perché io conoscevo la tua mamma, conosco tuo zio, conosco tutta la tua famiglia dalla parte dei Camerotto… Come dire, ti sento un po’ famiglia anch’io”. Così Eleonora Daniele a Storie Italiane parlando con Elena Cecchettin, la sorella di Giulia, uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta. La mamma di Elena e Giulia Cecchettin, Monica Camerotto è morta nel 2022 a causa di un tumore. “Io voglio parlare alle altre ragazze dicendo di stare attente, però non è giusto che le altre ragazze debbano essere attente, nel senso che purtroppo nel momento in cui nasciamo come donne su questo pianeta siamo obbligate a imparare cosa vuol dire stare in guardia – ha detto Elena – La sera quando passeggiamo anche con le persone che dovrebbero amarci, però non è questo il tipo di messaggio che voglio dare perché, appunto, noi già lo sappiamo che dobbiamo stare attente. Io vorrei che i ragazzi ci rendessero la vita un po’ più facile e non ci obbligassero a stare attente, che ci aiutassero anche loro nel tenere a bada queste persone, nel richiamarle, i loro amici maschi o loro stessi, fare un po’ di autoanalisi e rendersi conto quando hanno avuto comportamenti sbagliati per imparare per il futuro e non riproporli più, è anche questo il messaggio importante da dare. Non è giusto che tutta la responsabilità di quello che ci succede ricada sulle ragazze come purtroppo spesso viene narrato”. E ancora, Elena ha proseguito: “Io non ho molto da dire ai genitori di Filippo se non che l’educazione non è solo quella impartita in famiglia, ma arriva da tanti punti. Però c’è una responsabilità genitoriale, per cui cercate di educare i vostri figli all’affettività e alla sessualità senza avere paura di parlare, senza vergognarvi di affrontare certi temi. Insegnate ai vostri figli di essere fragili e che amare non significa possedere, e che bisogna lasciare libere le persone, perché alla fine un no può essere un motivo di crescita. Io credo che se Filippo avesse pensato che questa rottura avesse potuto essere un’occasione per lui di uscire un po’, crescere e incontrare qualcuno che era più adatto a lui, tutto questo non sarebbe successo. Quindi parlo ai genitori in generale, aiutate a prevenire queste cose educando i vostri figli, siate presenti, siate anche voi una valvola di sfogo per i vostri figli se hanno bisogno di confidarsi e non abbiate paura di parlare di psicoterapia e di psicologi perché non sono per matti, per persone che non stanno bene. Tutti prima o poi abbiamo bisogno di uno psicologo perché stiamo affrontando magari un periodo più brutto degli altri e non c’è nulla di male nel chiedere aiuto ad un esperto. Fate questo per i vostri figli e farete tanto. Io molte volte in questa settimana mi chiedevo, ‘ma com’è possibile che una persona voglia fare una cosa del genere rovinando anche la propria di vita’, e non mi davo pace, e mi volevo aggrappare a qualunque cosa mi facesse pensare che magari lei fosse viva e lui l’avesse portata con sé, però sotto sotto lo sapevo quale fosse la verità, l’ho saputo dal primo momento. Quando mio padre mi ha chiamato perché Giulia non era tornata a casa ed era con Filippo, avevo già capito tutto. Volevo sbagliarmi, avere di nuovo la speranza, ma io lo sapevo”.

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