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Britney Spears vuota il sacco, le rivelazioni nella biografia: “L’aborto? Rimasi ore sul pavimento del bagno a urlare e singhiozzare chiedendomi se stessi per morire”

È uscito il memoir della popstar che non fa sconti a nessuno, dagli uomini della sua vita fino a se stessa: “Ero giovane e stupida” scrive nell'autobiografia pubblicata in Italia da Longanesi nella quale affronta anche il tema delle dipendenze e ripercorre il 2007, il suo annus horribilis

di Emanuele Corbo

La famiglia, gli amori, i successi, gli errori, ma soprattutto un costante senso di solitudine e inadeguatezza. Britney Spears non censura nulla della propria esistenza in The Woman in Me, l’atteso memoir pubblicato in tutto il mondo il 24 ottobre (in Italia per Longanesi), e dopo anni in cui la sua bocca è rimasta metaforicamente sigillata per volere altrui decide di raccontare la propria verità. Già dalle prime pagine si intuisce che l’immagine della fidanzatina d’America era tutta una montatura. La popstar che seduceva le platee di tutto il mondo era in realtà una teenager spaventata e traumatizzata da un contesto familiare difficile.

UNA FAMIGLIA DIFFICILE – I problemi degli Spears risalgono a ben prima della nascita della cantante: la nonna paterna morta suicida, il nonno severissimo con i figli, le difficoltà economiche e l’alcolismo del capofamiglia Jamie. Quando viene al mondo, Britney dimostra ben presto una naturale attitudine per il canto e il ballo. L’arte, per lei, è il modo di scappare da una realtà troppo dura da sopportare: “Volevo vivere dentro i miei sogni, dentro il mio fantastico universo fittizio e non pensare alla realtà”, scrive. Il sogno si realizza e a 16 anni è già in testa alle classifiche mondiali, ma l’incantesimo si spezza molto presto, dentro il suo cuore. Dopo i primi successi inizia a fare uso di Prozac, malgrado l’entourage la dipinga come la creatura innocente e immacolata che incarna la ragazza della porta accanto. Nulla di più lontano dalla realtà: “A tredici anni bevevo con mia madre e fumavo con le amiche”, confessa. E la tanto sbandierata verginità? Tutta una farsa messa in piedi dal suo staff: “Persi la verginità con il migliore amico di mio fratello. Ero al primo anno delle superiori, e lui aveva diciassette anni”.

LA STORIA CON JUSTIN TIMBERLAKE – L’amore per Justin Timberlake, invece, è vero, autentico e travolgente come è naturale che sia tra due diciottenni. Eppure, nel 2000, arriva un’inaspettata gravidanza che il cantante non gradisce affatto. Il capitolo dedicato all’aborto è uno dei più strazianti dell’autobiografia, con la Spears convinta dal fidanzato e dalla sua assistente a chiudere la faccenda in casa, senza l’aiuto di un medico: “Presi le pillole” racconta l’artista. “Di lì a poco, fui colta da crampi lancinanti. Andai in bagno e ci rimasi per ore, sdraiata sul pavimento a urlare e singhiozzare […] Avevo bisogno di una qualche anestesia. Avevo bisogno di un dottore. Invece rimasi sdraiata lì, in preda al terrore, chiedendomi se stessi per morire”. Nel 2002 la fine della loro storia, resa ancor più dolorosa da come viene gestita dal punto di vista mediatico: “I media iniziarono a descrivermi come la sgualdrina che aveva spezzato il cuore del ragazzo d’oro d’America, quando la verità era che, mentre io ero praticamente in coma in Louisiana, lui scorrazzava allegramente per tutta Hollywood”. Britney si ritrova da sola e, per sua stessa ammissione, devastata. Vuole prendersi una pausa per rimettersi in sesto e leccarsi le ferite, ma viene costretta a continuare a lavorare con ritmi estenuanti e, covando da sempre la sensazione di essere sbagliata agli occhi della famiglia, si convince di meritare l’infelicità.

IL MATRIMONIO E IL CROLLO – Justin non è l’unico esponente di sesso maschile a uscire male dal memoir della cantante. L’ex marito Kevin Federline si rivela una totale delusione: “Era attratto dalla fama e dal potere” spiega Spears, e nemmeno la nascita dei loro due figli riesce a cementare l’unione. A peggiorare il quadro è la depressione post-partum che la porta a un esaurimento vissuto sotto i riflettori. Britney chiede il divorzio e inizia una lunga battaglia legale per l’affidamento dei bambini. Federline e la stampa scandalistica giocano pesante dandole dell’alcolizzata e della drogata. Oggi lei, pur ammettendo le proprie fragilità, si difende: “Non ho mai avuto problemi con l’alcol. Mi piace bere, ma ho sempre saputo regolarmi. Volete sapere qual è la mia droga preferita? L’unica cosa di cui davvero mi facevo, a parte bere? L’Adderall, l’anfetamina che viene somministrata ai bambini con l’ADHD (disturbo da deficit di attenzione, ndr)”.

LA CONSERVATORSHIP – Il resto è storia fin troppo nota: i numerosi ricoveri in cliniche di riabilitazione e l’inizio della tutela legale, la famigerata conservatorship che vede il padre prendere il controllo della vita della figlia per 13 anni. “’Sappi che adesso sono io che decido. Mettiti seduta su quella sedia, ora ti dirò che cosa succede’. Lo guardai con un crescente senso di orrore. ‘Adesso Britney Spears sono io’, disse”. È il boccone più amaro da mandare giù, ma lo accetta pur di poter tornare a stare con i figli. Il prezzo da pagare, però, è alto sul piano professionale. La sua carriera va avanti anche con successo ma la luce nei suoi occhi si spegne completamente: “Mi costringi a lavorare per te” ricorda Britney parlando del papà. “Lo farò, ma col cavolo che ci metterò il cuore. Diventai un robot”. Gli anni della tutela legale sono segnati da soprusi psicologici e umiliazioni: la cantante non può nemmeno mangiare un gelato senza il consenso di Jamie, e una sera che vuole offrire la cena ai propri ballerini si vede rifiutare la carta perché “non avevo abbastanza soldi sul conto corrente”.

LA RITROVATA LIBERTÀ – Bisogna arrivare al 2021 perché il movimento #FreeBritney faccia aprire gli occhi al mondo su quanto sta accadendo. La cantante riesce finalmente a liberarsi dalle catene in cui la famiglia l’ha imprigionata e, per la prima volta da quando è nata, prende in mano la propria vita. Si rende conto di essere ormai una donna, benché la sua storia fino a quel momento abbia dimostrato il contrario: “Non potevo comportarmi come un’adulta, perché non mi trattavano come tale; quindi regredivo e mi comportavo come una bambina; e anche quando volevo comportarmi da adulta, il mondo in cui vivevo non me lo permetteva”.

Il titolo dell’autobiografia The Woman in Me è, in questo senso, molto esplicativo: “La donna dentro di me fu repressa per molto tempo” scrive la popstar. Oggi Britney, che nel frattempo ha divorziato pure da Sam Asghari, sposato nel 2022, spiega quale sia la sua priorità: “Cerco di divertirmi e di essere paziente con me stessa, di affrontare la vita coi miei ritmi”. E la musica? Questa volta, a differenza di quanto avvenuto nel 2002 dopo la rottura con Justin Timberlake, la popstar sembra intenzionata a voler prima rimettere ordine dentro di sé. Non averlo fatto ai tempi ha innescato una spirale che ha rischiato di rivelarsi letale. Adesso non vuole più commettere lo stesso errore: “È il momento di non essere più quello che vogliono gli altri; il momento di ritrovare me stessa […] Da quando sono libera, ho dovuto costruirmi un’identità completamente diversa, ho dovuto dire: ecco chi ero, una persona passiva e accondiscendente. Una bambina. Ed ecco chi sono ora: una persona forte e sicura di sé. Una donna”.

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