Entravano e uscivano dalla discoteca Ecs Dogana di Catania, senza pagare e chiedendo di bere gratis. E se qualcuno gli dava fastidio, lo minacciavano con la pistola e lo picchiavano a sangue. A guidare la baby gang era un 15enne parente dei Nizza, la famiglia mafiosa catanese braccio armato degli Santapaola-Ercolano. Sotto inchiesta della procura di Catania sono finite undici persone tra i 20 e i 37 anni, accusate di lesioni personali, violenza privata, rapina e detenzione di armi aggravate dal metodo mafioso. Sette gli arrestati, tra cui il quindicenne.

“Incursioni” con “metodo mafioso” – Il gruppetto capeggiato dal baby Nizza, tra febbraio e maggio di quest’anno, è costantemente presente alle serate dell’Ecs Dogana, locale notturno della movida etnea. Le telecamere della discoteca li riprende mentre entrano ed escono. “I modi con cui venivano eseguite le incursioni – scrive la gip -, lo spregiudicato e addirittura ostentato uso di armi in presenza di una moltitudine di persone, senza alcuna remora a presentarsi nel locale nei giorni successivi”, e “l’agire di gruppo per tracotanza, forza intimidatrice e conseguente omertà di molte delle vittime evoca chiaramente un metodo mafioso”. Le riprese mostrano anche le “confidenze” e i “saluti con bacio” della gang con il bodyguard Francesco Salvo, dipendente della società esterna che si occupa di gestire la sicurezza nel locale, già coinvolto con il fratellastro Salvatore Massimiliano Salvo, detto ‘u carruzzeri’, capo del clan mafioso dei Cappello e oggi detenuto al 41bis, in un’indagine di estorsione ai danni proprio del titolare di una discoteca.

Risse e aggressioni – “Spavalderia nell’agire”, “reiterazione delle condotte” e “immotivato ricorso alla violenza e all’uso di armi”, si legge nell’ordinanza in merito alle azioni del gruppetto capeggiato dal baby Nizza, che rievocano scene della serie tv ‘Gomorra’. “Avrebbero tagliato le mani” ai dipendenti del botteghino se non li facevano entrare senza pagare. Altri insulti erano invece rivolti ai barman che non preparavano i cocktail gratis. Sappiamo “qual è la tua macchina”, avrebbero detto al proprietario, che in diverse occasioni chiama le autorità per interrompere le irruzioni. Lo scorso 27 febbraio invece, le telecamere di videosorveglianza, mostrano il 15enne dei Nizza che “estrae una pistola e la punta alla testa” di un giovane nella sala della discoteca. “Ma sei serio a puntarmi una pistola?”, racconterà agli inquirenti di aver detto in quella circostanza la vittima. E mentre prova a indietreggiare, “il branco lo comincia a percuotere selvaggiamente”. Un secondo ragazzo avrebbe cercato di difendere l’amico, ma Maurizio Sottile (tra gli arrestati) estrae una pistola puntandogliela al volto. “Cosa vuoi fare?”, sarebbe stata la minaccia. Dopo l’aggressione, il bodyguard Francesco Salvo, ripreso dalle telecamere, fa uscire i giovani. Mentre la vittima sarà poi portata al pronto soccorso con un trauma cranico.

Gens mafiosa – “La forza di intimidazione che promana dall’evocazione dell’associazione mafiosa cui storicamente appartiene” la famiglia – scrive la gip Carla Aurora Valenti nell’ordinanza di arresto – “appare in modo evidente dall’omertà dei dipendenti, che non hanno mai fatto il nome agli inquirenti” del 15enne parente dei Nizza. Una famiglia a vocazione mafiosa, composta dai fratelli narcotrafficanti Daniele, Fabrizio, Giovanni, Salvatore e Andrea, tutti detenuti. Secondo le ricostruzioni dei collaboratori di giustizia, gli unici uomini d’onore sono Fabrizio, battezzato dal boss (poi pentito) Santo La Causa, e Daniele, che ha scelto il padrino Carmelo Suggi. Inserito nell’elenco dei 100 latitanti più ricercati d’Italia, nel 2017 è stato arrestato Andrea, il più giovane dei fratelli, dopo aver fatto perdere per due anni le sue tracce. Il boss amava circondarsi di un gruppetto di giovani armati e aggressivi, facendo spesso irruzioni in discoteche e feste. Un passo indietro invece, lo ha fatto Fabrizio che nel 2015 ha deciso di pentirsi e collaboratore con la giustizia.

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