Cinema

Lo scontro totale tra attori e studios, lo sciopero continua. Cosa succede adesso?

di Davide Turrini

Gli studios ci bullizzano. E le trattative vengono sospese. È guerra tra il sindacato attori statunitense – SAG-AFTRA – e i principali studios cinematografici hollywoodiani (AMPTP). Lo sciopero in atto da tre mesi, e che per un paio di mesi e mezzo si era affiancato a quello degli sceneggiatori della WGA, non sembra concludersi affatto, anzi. E a ben guardare dalle dichiarazioni della SAG-AFTRA il cartello delle major sembra essere piuttosto fermo rispetto a questioni che fanno venire i brividi anche solo a pensarle attuate. “Si rifiutano di proteggere gli artisti dalla sostituzione con l’intelligenza artificiale, si rifiutano di aumentare i salari per stare al passo con l’inflazione e si rifiutano di condividere una piccola parte delle immense entrate che il nostro lavoro genera per loro”, hanno spiegato i portavoce sindacali.

Già, ai piani alti di Hollywood sembra di essere in un film di fantascienza ultraliberista. Sui tre temi al centro della richiesta di modifiche sostanziali – uso della IA, aumento salariale, bonus sui ricavi extra – la AMPTP non ha mai fatto un passo in avanti da mesi. Insomma, il divario tra i due soggetti in causa è “troppo grande” (fonte AMPTP), mentre SAG-AFTRA parla di vere e proprie “tattiche prepotenti” tenute dai produttori. In una mail inviata alla stampa, la SAG-AFTRA ha accusato gli studios di aver diffuso informazioni fuorvianti nel tentativo di indebolire la lotta dei membri in sciopero.

“L’AMPTP sta utilizzando la stessa strategia (fallita) che ha cercato di riservare alla WGA (il sindacato degli sceneggiatori ndr) diffondendo notizie false nel tentativo di ingannare i nostri membri inducendoli ad abbandonare la solidarietà interna e facendo pressione sui negoziatori. Proprio come per i membri della WGA anche i nostri membri sono più intelligenti e non si fanno ingannare”. Difficile che con un tal clima si possa giungere ad una parvenza di accordo. Come segnala Variety l’ostacolo principale risiede nella proposta sindacale di condividere con gli attori le entrate dello streaming. A questo punto AMPTP ha gridato alla scandalo sostenendo che da condividere ci sarebbero 800 milioni di dollari l’anno, mentre i sindacati hanno sostenuto che la cifra era stata gonfiata di oltre il 60%. Altro punto dolente, anzi dolentissimo: l’uso dell’AI.

“Le aziende si rifiutano di proteggere gli artisti dalla loro sostituzione con l’intelligenza artificiale, si rifiutano di aumentare i salari per stare al passo con l’inflazione e di condividere una piccola parte delle immense entrate extra per le aziende”. È qui che SAG-AFTRA spinge per mantenere alte le entrate derivante dallo streaming per i propri membri e per stare al passo con l’inflazione chiede un aumento salariale dell’11% (ma l’AMPTP offre lo stesso accordo al 5%, con aumenti graduali de 4% e del 3%, accettato poi dalla WGA).

“Il divario è troppo grande, non ci stiamo spostando in una direzione produttiva”, ha spiegato l’AMPTP prima di sospendere a tempo indeterminato i colloqui, ricordando sommariamente le briciole offerte negli ultimi giorni: aumenti per le apparizioni di guest star in film e serie; tetti più alti per i contributi pensionistici e sanitari, nonché l’accettazione di chiedere il consenso per l’uso dell’AI sia per gli attori protagonisti e non. La risposta del sindacato è perentoria: la dichiarazione dell’AMPTP è fuorviante perché gli studios stanno ancora chiedendo il consenso per l’uso dell’AI fin dal primi giorno di lavoro sui set, mentre loro vi si oppongono in maniera totale, chiedendo anche la cancellazione della formazione in materia. La scorsa settimana era avvenuto il primo contatto vero tra un gruppo di leader delle major – Bob Iger della Disney, David Zaslav della Warner Bros Discovery, Donna Langley di NBCUniversal, e Ted Sarandos per Netflix. Nel frattempo la DGA – Director’s Guild of America, il sindacato dei registi, ha spiegato di essere orgogliosa dell’accordo raggiunto con l’AMPTP; mentre la WGA, il sindacato degli sceneggiatori, che pochi giorni fa ha votato con il 99% dei voti a favore la ratifica del nuovo accordo che prevede sblocchi seppur non eclatanti sugli extra per lo streaming, canta vittoria.

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