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30enne viene sbranata dai suoi rottweiler, sui social scriveva: “Siete tutto il mio mondo”. Il caso riapre il dibattito: “Un cane può essere come un figlio?”

Ma può una famiglia essere costruita ‘attorno’ a un cane o a una coppia di cani? Il caso riapre il dibattito

di Simona Griggio

Erano i suoi bimbi. Davvero. Uno dei due lo chiamava affettuosamente ‘canguro’. E pubblicava di continuo immagini e video sul suo profilo Facebook di questa meravigliosa famiglia a tre. Lei, la ‘mamma’, e i suoi due rottweiler, i ‘cuccioli’. Ma Nikita Piil, 31 anni, australiana, è stata sbranata dai quei cagnoloni che considerava come i suoi bambini. E ora si trova ricoverata in gravi condizioni (ma stabili) al Royal Perth Hospital. I morsi dei suoi rottweiler, Bronx e Harlem, le hanno provocato ferite profonde alle gambe e alle braccia. Ora rischia l’amputazione di un braccio. Perché questa aggressione improvvisa? Si sa soltanto che è avvenuta nel giardino di casa sua poco dopo la pubblicazione dell’ennesimo post in cui la donna, tanto devota e fiduciosa da farsi i selfie abbracciata a loro, decantava la loro lealtà, fedeltà e senso di protezione nei suoi confronti. Ne era così legata al punto da considerarli come dei figli. Cosa è successo esattamente? Stando a una prima ricostruzione l’aggressione è avvenuta nella parte esterna della sua abitazione, a Perth, nel pomeriggio di sabato 16 settembre.

Sono state le urla disperate della donna ad attirare l’attenzione dei vicini, che hanno allertato i soccorsi e cercato subito di intervenire. Ma senza riuscire a fare nulla contro la furia dei due rottweiler. I cani hanno continuato a sbranare Nikita per circa dieci minuti fino all’arrivo della polizia. Poi gli agenti hanno provato a neutralizzare i cani con il taser, ma nemmeno così sono riusciti a bloccarli. Sono stati costretti ad aprire il fuoco.

Per Nikita l’aggressione è stata uno choc anche dal punto di vista emotivo. Già nel 2017 definiva Bronx così: “Un piccolo compagno incredibile, sfacciato, leale, intelligente e protettivo”. “Siete tutto il mio mondo”, scriveva ancora sui social. E pubblicava anche il video di una cucciolata di rottweiler commentando con il cuoricino: “Li voglio tutti”. I due cani erano sicuramente ben tenuti e super curati. Come i bimbi di una madre attenta e affettuosa. Allora che cosa può aver scatenato una reazione così violenta in Bronx e Harlem? Gli esperti ipotizzano che alla base dell’accaduto ci sia stato il tentativo della donna di sedare uno scontro fra i due animali. Che è precipitato in tragedia.

Le persone richiamate dalle urla di Nikita hanno cercato in ogni modo di salvarla da quella brutale aggressione usando mazze, tubi, tutto ciò che trovavano in giro. Ma solo il colpo di pistola della polizia ha fatto sì che uno degli animali lasciasse la presa. Dove sono ora Bronx e Harlem? Un cane è stato abbattuto, l’altro è sotto custodia in attesa che si concludano le indagini. Dai post pieni di cuori e dai video giocosi e pieni di dolcezza che Nikita pubblicava su Facebook la sua sembrava proprio una famiglia felice. Ma può una famiglia essere costruita ‘attorno’ a un cane o a una coppia di cani? La scrittrice francese Hélène Gateau che ha appena pubblicato “Pourquoi j’ai choisi d’avoir un chien (et pas un enfant)” – Perché ho scelto di avere un cane (e non un bambino) – parte proprio da questo interrogativo. La scelta di Gateau sta facendo discutere. E non solo in Francia.

In Italia la ministra per le Pari opportunità e la famiglia, Eugenia Maria Roccella lo scorso giugno ha dichiarato: “Io sono animalista, amo moltissimo cani e gatti, però quando mi capita di portare il cane ai giardinetti sento il richiamo con dei nomi ‘Giovanni, Eugenio, Riccardo’. Questo tentativo è sintomo di un desiderio che evidentemente c’è di affettività e famiglia ma che viene trasferito sugli animali o sui cagnolini”.

Sull’argomento si è espresso anche Papa Francesco lo scorso maggio: “Oggi la gente non vuole avere figli, nemmeno uno. Tante coppie non vogliono ma hanno due cani, due gatti. Sì, cani e gatti occupano il posto dei figli”. Hélène Gateau cerca di fare luce sulla questione. In un’intervista a Madame Figaro, il magazine del popolare quotidiano francese, spiega che i francesi hanno un rapporto davvero particolare con i cani. Dal medioevo fino all’epoca di Luigi XIV, che ne era un grande appassionato. Passando all’oggi riporta un dato: “Il 60 per cento dei francesi prende un cane tra i 25 e i 34 anni, perché?”. La sua risposta è questa: per alcuni il cane diventa il sostituto del bambino”. Ma nelle sue parole l’analisi è più profonda e riguarda soprattutto il femminile: “Prima le donne senza figli ma con i cani si chiamavano in modo dispregiativo ‘mémères à chiens’, racconta. E specifica: “Ora la concezione dell’avere cani perché non si sono voluti (o potuti) avere figli è cambiata”.

La sua scelta è ben argomentata: “Ho adottato Colonel, il mio border terrier, subito dopo la separazione da mio marito. E ha occupato un posto importante in una fase cruciale della mia vita: alla fine di una storia d’amore e in una età cruciale, all’inizio dei quaranta, quando ancora si pone la questione dei figli”. Conclude: “Da parte mia non ho mai voluto averne uno, anche da sposata. Ho preferito adottare Colonel”. Un cane può essere come un figlio? Gateau su questo punto, però, è molto chiara: “Un cane non è un bambino. Prendersi cura dell’animale può essere un modo per creare un legame di attaccamento che appaga l’istinto materno e apporta benessere. Ma resta un animale.”

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