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“Perché ho scelto di avere un cane (e non un bambino)”. Le parole della scrittrice francese Hélène Gateau: “Ho deciso a 40 anni, quando ancora si pone la questione figli”

Il suo libro "Pourquoi j’ai choisi d’avoir un chien (et pas un enfant)" è uscito in Francia il 13 settembre e fa discutere

di Claudia Rossi

Può una famiglia essere costruita ‘attorno’ a un cane? Se lo chiede Hélène Gateau, 42enne scrittrice che ha pubblicato da qualche giorno (lo scorso 13 settembre) in FranciaPourquoi j’ai choisi d’avoir un chien (et pas un enfant)” – Perché ho scelto di avere un cane (e non un bambino) – un libro nel quale racconta la sua storia, anzi la sua scelta.

Gateau ha rilasciato interviste a diverse testate francesi perché il tema fa discutere Oltralpe e anche qui, dove la ministra per le Pari opportunità e la famiglia non più tardi dello scorso giugno ha elargito una mini seduta psicanalitica non richiesta: “Io sono animalista, amo moltissimo cani e gatti, però quando mi capita di portare il cane ai giardinetti sento il richiamo con dei nomi ‘Giovanni, Eugenio, Riccardo’. Questo tentativo è sintomo di un desiderio che evidentemente c’è di affettività e famiglia, ma che viene trasferito sugli animali o sui cagnolini”. Ora, dire che “un bambino non è un cane” è tautologico, quasi magrittiano, ma le parole della ministra non sono forse poco rispettose per chi un bambino, qualche che sia la ragione, non ha potuto averlo? Il caso di Gateau, certo, è diverso: siamo nell’ambito della scelta. La scrittrice prova a rendere ‘normale’ il “desiderio di affettività trasferito sui cagnolini” .

D’altronde pure Papa Francesco lo scorso maggio ne ha detta una che è suonata un poco simile a quella di Roccella: “Oggi la gente non vuole avere figli, nemmeno uno. Tante coppie non vogliono ma hanno due cani, due gatti. Sì, cani e gatti occupano il posto dei figli. Si, fa ridere capisco, ma è la realtà e questo negare la maternità e la paternità ci diminuisce, ci toglie umanità e così la civiltà diventa più vecchia e senza umanità”. Davvero “negare la maternità e la paternità ci diminuisce?“. Si è data troppa importanza agli animali nel contesto familiare? La scelta di Gateau – che è quella di tanti – è condannabile?

A Madame Figaro – il magazine del popolare quotidiano francese – la scrittrice ha spiegato che “i francesi hanno un rapporto particolare con i cani” e tutto risalirebbe “al solito” Luigi XIV che ne era appassionato e non solo per portarseli a caccia. Gateau ha pure messo in mezzo l’utilità che i cagnolini avevano nel Medioevo. Ma la motivazione che, secondo lei, spiega come mai il 60% dei francesi prenda un cane tra i 25 e i 34 anni è “che, per alcuni, diventa il sostituto del bambino“. Lo dice così, Gateau, senza pensare a Roccella (sicuro non saprà chi sia) o essendo convinta di vivere in uno stato laico – come in effetti è – dove nemmeno la massima autorità religiosa può rischiare di ‘attaccare’ chi i figli ha scelto di non averli.

Dice, Gateau, che in Francia le cose sono cambiate: prima le donne senza figli ma con i cani si chiamavano in modo dispregiativo “mémères à chiens“. Ora la concezione dell’avere cani perché non si sono voluti (o potuti) avere figli è cambiata: “Ho adottato Colonel, il mio border terrier, subito dopo la separazione da mio marito… E ha occupato un posto importante in una fase cruciale della mia vita: alla fine di una storia d’amore e in una età cruciale, all’inizio dei quaranta, quando ancora si pone la questione dei figli. Da parte mia non ho mai voluto averne uno, anche da sposata. Ho preferito adottare Colonel. Ho scelto di essere più individualista, di dare priorità al mio modo di vivere, alla mia libertà”. Una rarità, leggere una donna che si autoproclama individualista.

E un’affermazione contestabile, anche – per esempio – laddove le adozioni sono possibili anche al di fuori dei confini di quel fauno che è “la famiglia tradizionale”. Gateau va oltre e gioca forte: “In ballo ci sono gli stessi meccanismi del classico istinto materno. Dal punto di vista ormonale, biochimico, neuronale, quello che sto vivendo è molto vicino all’attaccamento madre-bambino. È tipico dell’essere umano avere questo bisogno di prendersi cura di qualcun altro oltre a sé stesso, la famosa “cura”. Prendersi cura di un animale è uno sbocco per il nostro comportamento educativo. Mi sento come stessi valicando un tabù”.

A questo punto siamo dentro la storia: quanto si spinge ‘oltre’ la scrittrice? La giornalista di Madame Figaro le fa “La domanda”? Sì, eccome. E dunque “si può sostituire un bambino con un cane?“. Risposta: “Ovviamente no. Un cane non è un bambino (e qui siamo alla tautologia, con q.b di Magritte, nda). Prendersi cura dell’animale può essere un modo per creare un legame di attaccamento che appaga l’istinto materno e apporta benessere. Ma resta un animale. Provare sentimenti umani per un cane non è disturbante”. Gateau insiste: “Quando hai un figlio, ti vedi invecchiare più velocemente. Con Colonel non sarà mai così perché sarò io ad accompagnarlo fino alla fine”. Netta, al punto da aver attirato numerose critiche: il libro di Hélène Gateau è stato molto discusso prima di uscire.

Lei esagera? A voi lettori il compito di sentenziare.

“Perché ho scelto di avere un cane (e non un bambino)”. Le parole della scrittrice francese Hélène Gateau: “Ho deciso a 40 anni, quando ancora si pone la questione figli”
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