Cinema

Festival di Venezia, Nina dei Lupi è una specie di Marvel movie alpino

di Davide Turrini

Un film post apocalittico con una spruzzata di fantasy all’italiana. Nina dei lupi aprirà la sezione collaterale delle Giornate degli Autori dell’80 Festival di Venezia. Il film diretto da Antonio Pisu e prodotto dalla Genoma film del fratello Paolo Rossi Pisu è tratto dal romanzo omonimo di Alessandro Bertante. A causa di una improvvisa tempesta solare il mondo implode: niente più elettricità, il cibo si esaurisce drasticamente e la gente sbandata e sopravvissuta si isola armata e recalcitrante a stabilire contatti con il prossimo. A Piedimulo, un paese di montagna separato apparentemente dal mondo per una frana che ostruisce il tunnel attraverso il quale vi si accede, vive una piccola comunità autoctona e tra questi l’orfana Nina che cresce col nonno attivando un forte legame con la natura circostante.

L’arrivo improvviso di un losco figuro (Sergio Rubini), che verrà accettato a malavoglia dalla comunità, sarà il cavallo di troia per una banda di predoni sanguinari e senza scrupoli. A quel punto il mistero attorno a Nina – è una strega? ha poteri sovrannaturali? – avrà risposta e tutto non sarà (nuovamente) come prima. Gli sceneggiatori Pierpaolo De Mejo, Annapaola Fabbri, Tiziana Foschi (Premiata Ditta, ricordate? Qui anche attrice), e dello stesso Pisu opta per una robusta e impervia riscrittura del romanzo di Bertante (peraltro coraggiosissimo). Il risultato è una specie di Marvel movie alpino al posto di un oscuro e intrigante testo di partenza. Il film lascia infatti, tra le tante modifiche di scrittura, spazio e importanza all’esplosione delle forze extrasensoriali di Nina più che ad un soffuso senso di trasformazione antropologico da patriarcale a matriarcale del libro. In sala dal 31 agosto.

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