Ma qual era l’alibi? Fioravanti e Mambro per il 2 agosto sarebbero stati ospiti a Treviso di Cavallini e di Flavia Sbroiavacca (allora compagna di Cavallini che aveva partorito a luglio, ndr) e quel giorno sarebbero andati a Padova. Ma Maria Teresa Brunelli, madre della Sbroiavacca, aveva dichiarato che i due imputati avevano visitato la figlia Flavia, ma subito dopo il parto del 10 luglio ma non avevano più dormito a casa di lei. C’è poi Walter Sordi prima (Terza posizione, poi Nar, diventato collaboratore di giustizia, ndr) che ha raccontato di aver ricevuto dal Cavallini la confidenza che Fioravanti non era affatto a Treviso o a Padova quel giorno. Incongruenti, per i magistrati, su punti di “macroscopica diversità riscontrati nelle versioni dei due imputati: sulla composizione del gruppo (presenza o meno di Ciavardini); sul modo in cui trascorsero la giornata (a Padova o a Treviso); sull’identità della persona da cui appresero dell’attentato (Cavallini o Sbroiavacca); sull’orario in cui la Sbroiavacca con il bambino aveva lasciato la propria abitazione per recarsi dalla madre”. Senza contare che all’inizio Ciavardini aveva dichiarato di essere a Palermo nei primi giorni di agosto del 1980. È così che avviene, per le toghe, il naufragio degli alibi in un mare di menzogne.

Il SOLDALIZIO MAMBRO FIORAVANTI – La coppia Manbro Fioravanti formò “sodalizio terroristico ed esistenziale e fino al forzato scioglimento, non soltanto vissero un ‘curriculum’ assolutamente parallelo, ma concorsero, con ruolo paritario, prima e dopo la strage, nell’ideazione, progettazione ed organizzazione di un’innumerevole serie di crimini di cui la loro carriera eversiva è costellata“. Per i magistrati Fioravanti “è al tempo stesso, fautore della ‘micidiale escalation’, propugnatore di obiettivi ‘militari’, propulsore e animatore del gruppo di vertice di fuoco, operativo, instancabile procacciatore di armi e documenti per l’organizzazione. E nella sua doppiezza, elemento essenziale di raccordo fra la componente tradizionale della banda e quella che dovrebbe essere spontaneistica”. Mambro con Giusva “condivide praticamente ogni esperienza dal marzo ’80 sino al febbraio ’81, cioè sino alla cattura del Fioravanti”.

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Così Fioravanti “confessò” la strage di Bologna. Tutte le prove sulla “piena responsabilità” anche di Mambro e Ciavardini nelle sentenze di condanna

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