LE MOTIVAZIONI – Contro Mambro e Fioravanti i giudici di primo grado scrivono che esiste quindi “un compendio probatorio complesso e penetrante, formato da elementi di diversa provenienza e perfettamente riconducibili ad unità”. Una responsabilità perfettamente calata nei progetti stragisti della destra eversiva che vede in Fioravanti un ragazzino che accompagna la sua affermazione sul botto a Sparti “da aria di vanto, esaltazione e spavalderia” accompagnata dalla “reiterata compiaciuta esaltazione del coraggio della Mambro”. Una mole di prove composta, come visto, dalla confessione, dalla telefonata di Ciavardini, dall’omicidio Mangiameli, dagli alibi falsi. Ma non solo: come ricordano i giudici di secondo grado al vaglio ci sono stati una serie di documenti sulla “linea politica”, la “disintegrazione del sistema”, sulla “guerra rivoluzionaria” che calano la mattanza di Bologna perfettamente nella strategia stragista che vedeva come obiettivi di stravolgimento dell’ordine democratico anche le stazioni e i treni. Ci sono poi le intercettazioni nel carcere di Ferrara di alcuni detenuti che udirono “Femia e lannilli, incarcerati in relazione alla strage, commentare gli arresti per l’inchiesta sulla strage medesima con frasi che si compendiano nell’affermazione ‘Ecco cosa succede a fidarsi dei ragazzini’ e ‘Come hanno fatto a prenderci tutti’”. Del resto nelle motivazioni di primo grado come sottolineano i magistrati dell’appello “anche come da parte di elementi di spicco della eversione neofascista romana, che pure prendevano le distanze dalla strage, si riconosceva la provenienza dal loro ambiente del fatto criminoso; si manifestava stupore per il fatto che i provvedimenti di cattura avessero così pesantemente falcidiato l’ambiente stesso; si affermava che non era stato voluto un massacro di tali proporzioni; si faceva dipendere l’enormità dell’accaduto dall’essersi taluno affidato a dei “ragazzini””.

Anche per i giudici dell’appello: “Le conclusioni da trarre sono, a questo punto, ineludibili, perché la forza evocativa e la univocità della gran parte degli indizi – quando siano presi singolarmente – nonché la molteplicità, la eterogeneità delle fonti e la convergenza di tutti – quando siano considerati nel loro assieme- , sono qualità del complesso indiziario che conducono senza incertezze al convincimento della piena responsabilità degli imputati Fioravanti e Mambro per la strage del 2 agosto 1980 alla stazione ferroviaria di Bologna”. Conclusioni confermate dalla Cassazione che in più aggiunge che l’eccidio della stazione ”era pur sempre il risultato di una scelta di vita che aveva conosciuto già il disinteresse verso la vita altrui, e come lo stesso comportamento successivo avesse una sua razionale spiegazione: confessare la partecipazione alla strage significava assumersi la tremenda responsabilità di quanto era accaduto, perdere consensi e solidarietà nello stesso ambiente e, soprattutto, la prospettiva di possibili benefici carcerari”. Di cui i due ex “ragazzini”, ora liberi, hanno infine beneficiato.

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Così Fioravanti “confessò” la strage di Bologna. Tutte le prove sulla “piena responsabilità” anche di Mambro e Ciavardini nelle sentenze di condanna

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